Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
13ª edizione - (2010)

Matrioska

Quella lettera era arrivata tredici anni prima, quando Chiara non aveva che pochi mesi. Sua madre era rimasta un poco perplessa, vedendo il francobollo russo; poi si era ricordata che l'ultima cartolina che il padre le aveva mandato proveniva da San Pietroburgo, dove, aveva scritto, stava cercando una nuova vita, e a proposito di nuova vita tante felicitazioni per la nascita della sua nipotina, che lo riempiva di gioia. Ed ecco ora questo pacco, accompagnato da una busta. Era indirizzata proprio alla nipote: strano, aveva pensato Maria, Chiara è appena nata, sarà un'altra delle stranezze di mio padre. E aveva aperto la busta, credendo di trovarvi un biglietto illustrato per la bambina, o qualcosa del genere. Invece no: nella busta se ne trovava una più piccola, con attaccato un post-it recante le parole: Per Maria o Paolo: nel caso tu non l'abbia notato, la busta, come il pacco, è indirizzata a tua figlia. Sei quindi pregato di conservarla intatta finché non sarà in grado di leggerla lei stessa. Giovanni.
Maria era rimasta piuttosto perplessa, ma con Paolo aveva deciso di non aprire il pacco né la busta più piccola. Aveva tanto da perdonare a suo padre, ma questo gesto d'amore per Chiara non sembrava nulla di eccessivamente folle né pericoloso. Quando, circa un mese dopo, era pervenuta la notizia della sua morte, in Russia, per una malattia, la conservazione del misterioso pacco come suo padre stesso aveva richiesto era suonata agli occhi di Maria come l'attuazione delle ultime volontà di un condannato.
A sei anni, alla scuola elementare, Chiara aveva imparato a leggere, ed una sera la mamma aveva tirato fuori dalla cantina quel vecchio pacco e quella busta, e glieli aveva messi davanti. – Leggi – le aveva detto, - è un regalo del nonno.
Ma il nonno non era morto?
Sì. Mandò questo pacco poco prima di morire, sei anni fa. Scrisse di dartelo quando fossi stata in grado di leggere la lettera che c'è allegata.
Aprilo, io vado di là, non sei obbligata a farmi vedere cosa c`è dentro. – E se n'era andata in cucina, lasciando Chiara davanti a quel misterioso piccolo pacco.
Quella sera, sulla mensola sopra il letto della bambina, era comparsa una matrioska, una di quelle bambole russe che si possono aprire, e che una volta aperte rivelano un'altra bambola uguale, più piccola, che si può aprire, e che una volta aperta rivela un'altra bambola uguale, più piccola, che si può aprire, e così via fino alla più piccola, uguale alle altre ma indivisibile.
Nessuno aveva mai aperto nemmeno la prima delle bambole della matrioska. Maria e Paolo non se ne curavano, e Chiara non osava. Aveva passato quei sette anni rodendosi, divisa tra il desiderio di violare il segreto e la consapevolezza del rammarico o perlomeno del dispetto che il nonno ne avrebbe avuto.
Ma ora, finalmente, era tempo.

Carissima Chiara,
mia dolce nipote,
quando leggerai queste righe io non ci sarò più da molto tempo. Il dottore dice che potrò vivere ancora poco, un mese al massimo, e non vedo motivo perché non debba essere così.
La mia vita è stata lunga e molto piena, Chiara. Ho conosciuto tante persone e visto Paesi lontani, come questo, dove mi trovo ora, la Russia. Sai dov'è la Russia, Chiara? È alla fine dell'Europa, anzi, è a metà tra l'Europa e l'Asia, il continente più grande del pianeta. Forse in camera tua c'è un mappamondo; allora potrai trovare la Russia facilmente: è una nazione molto grande, prendendo la nostra Italia e andando verso sinistra.
La mia vita, dicevo, è stata molto ricca, ma ora che la sto per concludere mi rendo conto dei grandi errori che ho commesso. Sono stato egoista, per sete di scoperta ho abbandonato tua nonna Luisa, con la tua mamma ancora tra le braccia. "Maria è un nome troppo puro per i miei gusti" ho dichiarato, e via. Solo adesso mi rendo conto del grande dolore che ho dato ad entrambe, e la cosa più ingiusta è che non mi resta il tempo di rimediare. Per questo ti scrivo: sii la mia redenzione, sii il mio riscatto, Chiara, tu, il cui nome dona tante speranze, riabilita il tuo povero nonno anche se lui non ci sarà più, ricordalo con affetto anche se non l'hai mai conosciuto, e potrai essere sempre felice di aver compiuto una buona azione, come dare da mangiare a un mendicante o togliere dalla strada una tartaruga ferita.
Forse i tuoi genitori, o qualche esperto chiamato dalla scuola, ti hanno già parlato del sesso, rispondendo finalmente alla fatidica domanda, terrore di mamma e papà: come nascono i bambini? Se così non è, lo faranno presto. Dai retta a me, Chiara, bambina mia, non scindere la tua vita sessuale dal ruolo che avrai e dovrai avere in una famiglia. Trovati un marito fedele e sii fedele a tua volta, metti al mondo dei bambini ed educali secondo i principî di giustizia e di bontà che sicuramente i tuoi genitori ti avranno insegnato. Solo così morirai felice, conscia di aver compiuto il tuo dovere, senza rimorsi.
La matrioska che ti mando non è un giocattolo qualunque. Aprila secondo le mie istruzioni, o tutta la speranza che ripongo in te scrivendo questa lettera sarà stata gettata gratuitamente in pasto alle voraci bocche dell'oblio. Ora sta' attenta, bambina mia: è importante.
Apri la prima bambola il giorno delle tue prime mestruazioni: forse ancora non sai che cosa siano, ma quando sarà il momento lo saprai. In quel giorno sarà sancito il tuo ingresso nel mondo dei grandi: sarai una donna, capace, quando vorrai, di generare.
La seconda aprila il giorno in cui perderai la verginità: avrai conosciuto lo strano meccanismo che fa nascere le persone e le può muovere come pedine una volta adulte.
Sposati, Chiara, di un matrimonio solido e duraturo, se potrai; la terza bambola aprila dopo la tua prima notte di nozze. È poco probabile che il primo rapporto con tuo marito sia anche il primo della tua vita, ma se così sarà… Ebbene, avrai l'occasione per aprire due bambole in una volta.
È importante che tu faccia figli, per trasmettere loro l'amore che, sono sicuro, porti in te. Quando nascerà il tuo primo bimbo apri la quarta bambola.
Buona vita coniugale, Chiara: conducila con amore e con dolcezza. Arriverà un giorno in cui ti accorgerai che non puoi più procreare: i tuoi figli saranno già grandi, e un'altra tappa della tua vita sarà stata raggiunta. Allora apri l'ultima bambola della matrioska, ed insieme alla più piccola, quella che non ne contiene altre, troverai niente di meno che il più grande segreto della mia vita, che non ho mai rivelato a nessuno, nemmeno a tua nonna. Lo affido a te, perché tu sei colei nella quale io ho riposto la mia fiducia.
Ti abbraccio forte attraverso i chilometri e gli anni.
Tuo nonno Giovanni.
P.S. Una volta nella tua vita leggi il Don Giovanni, o vai a vederlo a teatro. Quello sono io: abbiamo anche lo stesso nome. Non dare retta a chi ti dice che Don Giovanni dando la mano alla statua raggiunge la conoscenza: sarà pure così, ma nel raggiungerla muore.

***

Quel ragazzo – Marco… sì, si chiamava Marco – era stato felice vedendo Chiara sorridere, la sera in cui per la prima volta avevano fatto l'amore. Immaginava quanti pensieri dovessero accumularsi nella testa di quella ragazzina appena sverginata, o forse al contrario una straordinaria beatitudine la lasciava immersa in un torpore apatico; comunque fosse, era contento di essere lui la causa di quello sconvolgimento. L'aveva baciata, le aveva sussurrato parole dolci, tutto ciò che dovrebbe fare un bravo fidanzato. Non sapeva che, appena dopo averlo salutato e aver richiuso la porta dietro di lui, Chiara sarebbe corsa alla mensola sopra al letto per aprire finalmente un po' di più la matrioska.

***

Eugenio era intelligente e colto. Le parlava di libri e di musica, la portava a teatro e al padiglione di arte contemporanea. Era anche bello, a suo modo, di certo affascinante; in una parola, era perfetto.
L'entusiasmo di Chiara era stato quasi incontenibile quando lui le aveva chiesto di sposarlo. L'aveva fatto con tutti i crismi, inginocchiandosi e porgendole un anello: sapeva che era così che lei lo voleva. Chiara non aveva potuto non gettarsi tra le sue braccia; si erano sposati di lì ad un mese.
Il giorno dopo le nozze, di nascosto, conscia del fatto che il nonno desiderava che il loro segreto non venisse mai rivelato a terzi, Chiara si era avvicinata alla sua matrioska e aveva compiuto il proprio dovere.
Dopo qualche mese aveva cominciato a chiedere a suo marito, con crescente insistenza, di darle un figlio. Eugenio dapprima era rimasto spaventato all'idea, aveva chiamato in causa la loro età ancora giovane e la bella vita che conducevano da soli, proposto cani, gatti e pesci rossi; ma a poco a poco si era abituato all'immagine di sé quale padre, e l'aveva trovata interessante, allettante e poi, finalmente, imprescindibile.
Dopo nove mesi di struggente aspettativa, Lorenzo era nato.

***

Finalmente.
Era un po' di tempo che i segnali si erano fatti vivi: scalmane improvvise, ciclo irregolare, flusso stentato. Molte sue amiche si lamentavano della menopausa in arrivo per i disagi fisici che procurava, e per la sensazione, dicevano, di aver perduto la loro femminilità. Chiara, all'apparenza, si comportava come loro, ne scimmiottava le parole, per non destare sospetti; dentro, gioiva.
Il giorno in cui il ginecologo le confermò che sì, signora, purtroppo è arrivato il momento, Chiara quasi dimenticò di salutarlo, tanta era la fretta con cui corse a casa, mal celando una soddisfazione ed una brama che la società non aveva ragione di accordarle. Tutto si allontanò, Chiara non vide nulla, né sentì squillare la figlia all'altro capo di un cavo telefonico, mentre si gettava con l'avidità di secoli di fame sulla fatidica e sudata mensola sopra il letto.

***

Eleonora e Lorenzo trovarono trafelati la mamma distesa sul tappeto. Balbettava parole sconnesse e respirava a fatica, o forse era morta; in una mano stringeva la più piccola delle bambole di una matrioska sparse là intorno, e nient'altro.


»Torna all'elenco dei testi
»Torna all'elenco delle edizioni

Copyright © 1999 - Comitato per Sofia - Tutti i diritti riservati.
Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010