Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
14ª edizione - (2011)

Pił che musica

- He was a boy, she was a girl can I make it anymore obvious? He was a punk, she did ballet what more can I say? Lui era un ragazzo, lei una ragazza, cosa c’è di più ovvio? Lui era un punk , lei faceva danza, cos’altro posso dire?
Viola passeggiava per il corridoio della sua scuola durante l’intervallo. Era in compagnia della sua migliore amica, Elena. Tutti le definivano una coppia inseparabile e avevano ragione. All’intervallo camminavano per i corridoi raccontandosi segreti, avventure e disavventure. Viola da qualche giorno aveva notato un ragazzo, di un anno più grande, che a volte vedeva arrivare a scuola in skateboard con le cuffie dell’ipod nelle orecchie. Con Elena faceva in modo di passare davanti alla sua classe per poterlo vedere. Anche quella mattina erano passate per il corridoio della IV, ma Viola non era riuscita a scorgere il suo principe azzurro tra la folla. Le due amiche camminavano vicine, Elena non smetteva più di raccontare una vicenda particolarmente spassosa avvenuta in classe, ma Viola non ci badava: la sua giornata era cominciata male per colpa di una verifica a sorpresa e probabilmente sarebbe continuata nella noiosa routine di tutti i giorni. Pensava invece al suo gatto Achille a casa tranquillo, senza il pensiero dei compiti in classe e delle interrogazioni. Pensava alla musica, come le succedeva spesso, e a una canzone che rispecchiasse quel momento. Le venne in mente Michael Buble: - Let me go home, I’m just too far from where you are, I wanna come home: lasciami andare a casa, sono troppo lontano da dove sei tu, voglio venire a casa, oh, Achille, non vedo l’ora di tornare a casa da te!
Elena continuava a parlare, la sua voce acuta e limpida risuonava nel corridoio deserto. Viola si fermò, Elena aveva cominciato a saltare e muoversi in modo convulso, come se avesse preso una scossa. Doveva essere l’imitazione di Paolo, un loro compagno di classe, durante l’interrogazione di filosofia, ma il risultato era tanto esilarante quanto imbarazzante. Come se fossero stati richiamati da quel caos, due occhi azzurri si affacciarono da una porta laterale. Viola non poteva crederci: il ragazzo che da giorni aveva attirato la sua attenzione era ora davanti a lei, ed Elena continuava a saltellare ignara della disgrazia. - I’m thinking what the hell, penso: che diavolo!
Il volto di Viola era contrito, non sapeva se ridere o scoppiare a piangere.
- Do you ever feel out of place? Do you ever wanna run away? Do you lock yourself in your room? With the radio on turned up so loud that no one hears your screaming. Ti sei mai sentito fuori posto? Hai mai voluto scappare via? E rinchiuderti nella tua camera? Con il volume dello stereo così alto che nessuno possa sentire le tue urla.
Ma il ragazzo si avvicinò con un sorriso: - Per caso una di voi è Viola? - chiese.
Elena, che si era ripresa dalla furia teatrale, sorrideva a sua volta, ma gli occhi scrutavano l’amica, come per cercare una risposta al fatto che quel giovane sconosciuto avesse interrotto la loro chiacchierata. Viola aveva assunto un colorito simile al porpora e, cercando di mantenere un aspetto noncurante, rispose prontamente: - Sì, sono io… - ma la voce le uscì roca. Voleva scappare.
Il ragazzo non si mosse di un passo, spostava lo sguardo da Viola a Elena, e poi ancora a Viola. Cavò la mano destra dalla tasca della felpa e si presentò: - Sono Matteo, piacere.
Elena rispose prontamente presentandosi con la sua voce squillante e il migliore sorriso, ma Viola esitò prima di stringere la mano di Matteo. Quest’ultimo però non ci fece caso e, guardando negli occhi Viola, spiegò il motivo per cui la stava cercando: - La “prof” di biologia mi ha appena detto che dovremo lavorare insieme alla ricerca…
Viola non capiva di cosa stesse parlando, e il giovanotto vedendo gli sguardi smarriti delle ragazze aggiunse: - I vostri professori vi hanno parlato del progetto educativo tra le classi terze e quarte, giusto?
Viola si riscosse, ora ricordava la professoressa di biologia che qualche giorno prima, mentre la classe era già pronta a uscire, sbraitava qualcosa riguardo al progetto educativo “Lavoriamo Insieme” e a una ricerca per favorire le amicizie e le conoscenze esterne alla propria classe. Nessuno ci aveva badato, dopotutto era l’ultima ora del sabato mattina e tutti volevano tornare a casa per godersi il week end. Ma solo adesso capiva ciò che stava succedendo: era stata abbinata a Matteo, e insieme avrebbero dovuto svolgere una ricerca. Intanto il ragazzo guardava Viola e la sua mente era occupata solamente dalle parole di una canzone: - You’re way too beautiful girl, that’s why it’ll never work. Sei una così bella ragazza, è per questo che non funzionerà mai.
Si era già accorto di lei, ma non aveva mai avuto l’opportunità di parlarle. Viola intanto gli domandò se avesse qualche idea sulla ricerca; quale fosse l’argomento, entro che data bisognasse consegnare il lavoro e se dovessero iniziare subito.
Matteo non ci aveva pensato, le parole di lei lo riportarono alla realtà. Effettivamente avrebbero fatto bene a cominciare il lavoro, o almeno a chiarirsi le idee. Avevano solo un mese per preparare una ricerca su una specie animale a loro scelta. Si confrontarono sui giorni in cui erano disponibili per lavorare insieme e, tra allenamenti di calcio, prove di danza, lezioni di chitarra, canto e compiti, decisero di vedersi il pomeriggio stesso. Si diedero appuntamento nell’atrio all’uscita da scuola e si salutarono.
Matteo era euforico. Avrebbe conosciuto quella bellissima ragazza e avrebbe avuto un pretesto per stare con lei nonostante sembrasse molto timida.
- Sono un ragazzo fortunato perché mi hanno regalato un sogno, sono fortunato perché non c’è niente che ho bisogno!
Viola era ancora leggermente sconvolta dall’incontro con il ragazzo dei suoi sogni, camminava incerta diretta alla sua classe.
- I’ve just seen a face, I can’t forget the time or place where we just meet, he’s just the boy for me and I want all the world to see we’ve met. Ho appena visto un viso, non posso dimenticare il momento o il luogo in cui ci siamo incontrati, è proprio il ragazzo per me e voglio che tutto il mondo veda che ci siamo incontrati!
Viola era così contenta da poter sopportare anche le due ore di matematica e latino che la separavano dalla fine delle lezioni. Anche quando Giacomo, il bullo della classe, cercò di infastidirla prendendola in giro lei rispose cantando con un sorriso non curante: - Don’t stop me now, I’m having such a good time I’m having a ball. Don’t stop me now, if you wanna have a good time just give me a call. Don’t stop me now ‘cause I’m having a good time, don’t stop me now, yes I’m having a good time. I don’t wanna stop at all. Non fermarmi ora, mi sto divertendo così tanto, mi sto divertendo un mondo. Non fermarmi ora se vuoi divertirti devi solo chiamarmi, non fermarmi ora perché mi sto divertendo, non fermarmi ora, si mi sto divertendo e non mi voglio assolutamente fermare.
Il povero Giacomo, leggermente perplesso, venne così messo a tacere. Ma anche Matteo era felicissimo. Mentre separavano i banchi per la verifica di fisica rassicurava tutti dicendo: - Don’t worry about a thing, ‘cause every little things gonna be all right, non preoccupatevi, perché tutto andrà bene! - nonostante fosse il primo a non sapere niente dell’argomento.
All’uscita da scuola Elena e Viola si salutarono e quest’ultima pensò, guardando l’amica allontanarsi tra la folla: - You are the best friend that I ever had, I’ve been with you such a long time. You’re my sunshine and I want you to know that my feeling are true. I really love you. Tu sei la migliore amica che io abbia mai avuto, sto con te da tanto. Tu sei il mio raggio di sole, e voglio che tu sappia che i miei sentimenti sono veri. Ti voglio davvero bene!
Sapeva che quella stessa sera si sarebbero sentite per telefono e lei le avrebbe raccontato com’era andata con il giovane “principe” Matteo.
Quest’ultimo non si fece aspettare e insieme decisero di prendere un panino e di andare a mangiare al parco, dove avrebbero potuto parlare senza disturbare nessuno.
Mentre mangiavano insieme seduti su una panchina e parlavano di ogni cosa fuorché della ricerca, il telefono di Matteo cominciò a squillare. Il ragazzo guardò il display e vedendo il nome di sua madre trasalì: aveva dimenticato di avvisare che sarebbe rientrato più tardi. Si alzò di scatto e scusandosi con Viola si allontanò di qualche passo per evitare che la ragazza sentisse i rimproveri.
Viola rimase sola tra anziani a passeggio, atleti e cani iperattivi. Chi poteva essere così importante da allontanare Matteo? - I’m sitting down here but hey you can’t see me, kinda invisible you don’t sense my stay. Not really hiding, not like a shadow but sure I wanna join you one day. Sono seduta qui, ma hey tu non riesci a vedermi, come se fossi invisibile non noti la mia presenza. Non sono proprio nascosta, nemmeno come un’ombra, avevo solamente pensato che sarei stata con te per un giorno. Ma forse eri già impegnato… Chi rimarrà da solo a cercar consolazione potrà trovarla se vorrà dentro una canzone…
Viola decise di seguire il consiglio di Jovanotti e ascoltare un po’ di musica. Pochi minuti dopo, però, Matteo tornò leggermente scarmigliato e sotto lo sguardo critico di Viola si sentì in dovere di spiegarle la situazione. - Era mia madre - cominciò - avevo dimenticato di avvertirla che non sarei tornato a casa a mangiare. Era un po’ alterata, ma per ora si è limitata ad “abbaiarmi” di prendere mio fratello all’uscita da scuola! - concluse poi con un sorriso. Viola si rischiarò. Allora non era un’altra ragazza. Be’, sì, lo era, ma era sua madre e ciò aggiustava tutto. Sorrise a sua volta e continuarono a parlare. Tra loro c’era una grande intesa e anche quando rimanevano in silenzio non erano mai imbarazzati. I minuti scorrevano rapidi e silenziosi e, discutendo di animali e di ricerche, non si accorsero che il cielo cominciava a coprirsi di nuvoloni scuri e minacciosi. La pioggia cominciò a cadere. Matteo prese per mano Viola e iniziarono a correre sotto i grossi goccioloni che scendevano dal cielo infuriato. Trovarono riparo in un bar pieno di superstiti allo scroscio d’acqua. L’atmosfera era tesa e silenziosa, tutti aspettavano con impazienza che spiovesse. Viola e Matteo si addentrarono nel piccolo locale e udirono in quel momento le note di una canzone:The smile on your face lets me know that you need me, there’s a truth in your eyes saying you’ll never leave me, the touch of your hand says you’ll catch me wherever I fall. You say it best when you say nothing at all. Il sorriso sul tuo viso mi fa capire che hai bisogno di me, c’è una sincerità nei tuoi occhi che dice che tu non mi lascerai mai, il tocco della tua mano dice che mi alzerai ovunque io cadrò. Tu dici le cose migliori quando non le dici del tutto.
Matteo guardava Viola rapito e lei ricambiava lo sguardo come se lo vedesse per la prima volta. Lui le si avvicinò e la trasse a sé in un abbraccio.
- Non potevano scegliere una canzone migliore - le sussurrò in un orecchio. Rimasero uniti per qualche minuto, Viola sentiva la pioggia cadere sempre più piano e il cuore di Matteo batterle rapido e regolare sulla spalla destra. Passarono ancora alcuni minuti e smise di piovere. I primi temerari uscirono guardinghi dal bar, il peggio era passato. Viola oltrepassò la soglia del locale e avanzò tra i primi raggi di sole incerti.
Si girò verso Matteo e disse: - Posso confidarti un segreto? - Il ragazzo era impaziente di sentire quale fosse e promise che non avrebbe raccontato a nessuno ciò che stava per udire.
- In ogni momento della giornata - continuò Viola - penso a una canzone che si adatti alla situazione che sto vivendo, che rispecchi i miei sentimenti e che mi conquisti con le sue note coinvolgenti e le sue parole profonde. Come se la mia vita avesse una colonna sonora.
Matteo non poteva credere alla sue orecchie: era ciò che faceva lui!
Le sorrise e seguendo il suo cuore cominciò a cantare: - Close your eyes and I’ll kiss you, tomorrow I’ll miss you, remember I’ll always be true. Chiudi gli occhi e ti bacerò, domani mi mancherai, ricorda che ti sarò sempre fedele.
Due figure non ben distinte rimasero vicine nella radura del parco, tra i fiori e il ronzio delle api, sotto i più bei raggi di sole: quelli che danno vita a un arcobaleno!
- The power of love is a curious thing, make one man weep, make another man sing, change an hawk in a little white dove, more than a feeling that’s the power of love. Il potere dell’amore è una cosa curiosa, fa piangere un uomo e ne fa cantare un altro, cambia un falco in una piccola e bianca colomba, molto più di una sensazione questo è il potere dell’amore.

Ovunque intorno a noi ci sono situazioni che ci ispirano sentimenti intensi, ma non sempre troviamo le parole per descriverli. Una canzone può comunicare molto più di quello che pensiamo, non è l’insieme di note e parole messe a caso, ma è un vero e proprio tesoro e qualche volta riesce a rendere un attimo perfetto.
- Che bello è quando c’è tanta gente e la musica, la musica ci fa star bene, è una libidine, è una rivoluzione quando ci si può parlare con una canzone!

Testi di: Avril Lavigne, Michael Buble, Simple Plan, Sean Kingston, Jovanotti, The Beatles, The Queen, Bob Marley, Lene Marlin, Ronan Keating, Huey Lewis

 


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010