Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
2ª edizione - (1999)

Sul leggere e scrivere i saggi

Da molto tempo l'uomo sulla destra sta leggendo e quello sulla sinistra scrivendo.
 Conviene che non si sappiano mai i loro nomi: la storia sarà così più misteriosa e tranquilla
. (Borges)
 Un saggio è ciò che gli unisce. Ma cos'è un saggio? Un lungo libro su cui occhi avidi di conoscere seguono nere lettere o un foglio bianco a cui menti desiderose di parlare all'umanità affidano la loro scienza?
 Conoscere è ciò che accomuna questi due esseri umani, ma cosa? La storia, la cultura, ma soprattutto se stessi perché solo così potranno ogni momento della vita parlare del loro ESSERE.
 Curiosità è il nome di quella forza che ha tolto dagli scaffali un oggetto elegantemente rilegato, che ha fatto sfogliare le sue pagine.
 Molti sono morti per un volume antichissimo custodito nella stanza murata di un'abbazia. (U. Eco)
 Il desiderio di conoscere, di vivere qualcosa di diverso o il voler divenire più dotti o il placare la curiosità di conoscere il mondo o gli animali, come un anello, hanno avvolto l'uomo. (Anello di re Salomone)
 A volte è stata l'esperienza dei Lager a costringere la mano a scrivere; essa, non avendo dovuto combattere contro la pigrizia, ha raccontato con naturalezza le atrocità subite, sfogando l'animo che la guidava, liberandolo o forse, a volte, anche vendicandolo. (Se questo è un uomo)
 La bellezza mozzafiato delle grandi montagne dell'Himalaya, l'immensità di terre che dominano dall'alto, la singolarità della popolazione dell'India
e tutto ciò che crea come un incantesimo nella mente, la penna tremante ha potuto incidere in modo indelebile.
 La domanda permette di costruire un ponte tra i due estremi della stanza, infatti l'uomo sulla destra cerca di sapere se anche lui avrebbe compiuto le stesse scelte, se sarebbe stato tanto forte in quelle condizioni, se non avrebbe perso l'animo, ma avrebbe diretto con molta razionalità una baracca attendendo la libertà, oppure cerca di capire se tale sarebbe stato il suo perdono verso chi dopo averlo abbandonato e dopo avergli sottratto il figlio si è dedicato alla vita ecclesiastica.
 Le labbra e l'indice dell'uomo che legge ripetono e seguono le tracce di un amore non corrisposto sentendo che le sensazioni che la vita gli ha riservato sono anche quelle dello sconosciuto che freneticamente scrive, scrive e scrive; così la solitudine scema un poco ed il mondo non è solo più crudeltà, non è più solo bontà.
 La stanza non è più vuota perché quello straniero muto e chino su una penna che ininterrottamente scrive ha sofferto come lui e ha gridato quella sua sofferenza a chiunque avesse voluto ascoltarlo.
 Quei lager, quelle gamelle, quelle zappe gelate sono anche le mie
dicono gli occhi che piano piano saltano da una riga all'altra per sfogare quello che per molto tempo è rimasto imprigionato nel cuore.
 Ecco che allora il dolore ridestato in quelle immagini così vive nelle descrizioni, non è più così pungente grazie alla consapevolezza di essere parte non di una bestia, ma di un uomo che sa ancora "sentire" che risponde ancora al richiamo della scrittura.
 Berchet diceva che tutti gli uomini, da Adamo giù fino al calzolaio che ci fa i begli stivali, hanno nel fondo dell'anima una tendenza alla poesia. Questa tendenza, che in pochissimi è attiva, negli altri non è che passiva; non è che una corda che risponde con simpatiche oscillazioni al tocco della prima.
 È vero, infatti, questa storia è quella di ogni uomo che è anche scrittore e che, quando legge, ritrova quella parte di sé che non è in grado di esprimere.
 Quotidianamente egli ne percepisce la mancanza ed allora apre un saggio, si tranquillizza, perché pagina dopo pagina ritrova se stesso, il sé SCRITTORE.
 La risposta, poi, che l'essere umano dà alla domanda che ogni pagina suscita in lui permane scritta nella suo coscienza.
 Ma tutto ciò sarebbe potuto accadere se quegli uomini non fossero vissuti?
 La mia esperienza sarebbe stata vana se nei libri che quotidianamente leggo lo scrittore non avesse parlato della sua storia, dei pericoli, della "peste" che può ancora oggi svegliare i suoi topi per mandarli a morire in una città felice.
 Io mi sarei sentita inutile, come scrittrice, se ora non sapessi che tu sei lì che cerchi di comprendere ciò che scrivo e che forse proprio in questo istante provi la mia stessa emozione pensando come da sempre il mondo comunichi con il saggio.
 Ora, se ancora non lo sapevi, sei conscio di perché quei due sconosciuti, l'uno all'altro ed anche a noi stessi, in un luogo qualsiasi della terra hanno costituito il fatto capitale della storia.
 Hanno dimenticato i muri, il tempo e la distanza.

Opere citate:
Il nome della rosa (U. Eco)
L'anello di re Salomone (K.Lorenz)
Sette anni in Tibet (H. Harrer)
Se questo è un uomo (P. Levi)
Vita brevis (J. Gaarder)
Lettera semiseria di Grisostomo (Berchet)
La peste (A. Camus)


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010