Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
14ª edizione - (2011)

Come ci si perde

Il complesso di quattro casermoni da cui piovono pezzi di balcone e di amianto in un cortile dove i bambini giocano accanto a ragazzi che spacciano e vecchie che puzzano questo è il palcoscenico dove recitano i protagonisti di Acciaio, libro di Silvia Avallone (2010).
Essere due ragazze di tredici anni, belle come il sole in via Stalingrado non è facile; vedi cambiare il tuo corpo così velocemente e non puoi fare altro che usarlo, sfacciatamente, sperando che ti aiuti a non sentire la desolazione che c’è nella periferia dove vivi.
Anna e Francesca si trovano in questa situazione, però ci sono l’una per l’altra, si aiutano, crescono insieme e nasce un amicizia particolare. Per loro sembra essere tutto, sembra essere l’unica cosa bella, poi quest’amicizia diventa qualcos’altro, forse perché i loro giochi da ragazzine sono andati troppo oltre.
Arriva il primo amore per Anna, Francesca si sente abbandonata, c’è gelosia, ci sono inutili incomprensioni e così anche quest’amicizia si rompe. La Avallone scrive dell’adolescenza, un’età dove la minima sciocchezza diventa questione di vita o di morte, un’età dove si è speranzosi, perché le possibili strade da intraprendere sono ancora aperte, solo che è così facile perdersi, con genitori violenti, o assenti, che sfuggono a un destino operaio, dandosi a commerci illegali. Con esempi simili non ci vuole niente a prendere la strada sbagliata e così Anna e Francesca, l’una senza l’altra, si perdono.
I giovani sono la speranza, ma si perdono anche loro perché diventano uomini e donne. A Stalingrado non si crede più in niente, i valori sono sepolti, i ragazzi non vedono vie di fuga combattendo per degli ideali, ma solo costruendosi un mondo irreale.
Lo vediamo in Alessio, fratello maggiore di Anna, egli comanda nel suo gruppo, sembra essere un vincente ma la verità è che per quanto lui voglia fuggire da quella maledetta periferia, non ce la farà perché crescendo diventa come suo padre, è da lui che ha avuto l’esempio; Alessio lo ha sempre disprezzato, suo padre, ma inconsapevolmente, crescendo, diventa esattamente come lui. Per Alessio arriva anche la droga, presa per noia, per abitudine, presa per affrontare un lavoro da operaio, o per sentirsi uomo e affrontare una serata in discoteca: così Alessio si perde.
Francesca crede di non avere bisogno di Anna, la sua migliore amica di un tempo. Cerca di sostituirla con Lisa, ma non è lo stesso. Quando torna a casa Francesca deve affrontare un padre geloso, che controlla tutto quello che fa; è così bella… e da quando esce con certi elementi è arrivato persino a spiarla, così quando Francesca torna a casa, suo padre le fa male, molto male. Questo è l’esempio che ha Francesca, le botte; ma si rende conto della sua bellezza e finisce per lavorare in un nightclub, dove ogni notte si spoglia e balla nuda: così Francesca si perde, concedendosi a un pubblico di operai che sfoga le proprie frustrazioni sul sesso, come fa suo padre picchiandola.
La Avallone scrive della misera periferia di Piombino, scrive di ragazze che come arma hanno solo il proprio corpo, di ragazzi operai che non credono più in niente.
Io non appartengo a quel ceto sociale, ma mi identifico ugualmente nella situazione, perché qui si parla di qualcosa di più grande, si parla del salto generazionale che è difficile per tutti; le difficoltà che incontrano ragazze di periferia come Anna o Francesca, sono diverse da quelle di una ragazza cresciuta in tutt’altro ambiente, ma hanno tutte 15 anni, tutte hanno avuto le prime mestruazioni, tutte vedono scomparire i loro corpi da bambine, rimpiazzati da fianchi e seni; tutte, infine, non sapranno come usare quel corpo che potrebbe imbarazzarle, come potrebbe invece farle sentire potenti.
Acciaio scrive dell’adolescenza attraverso gli occhi di Anna e Francesca, scrive di ragazzi più grandi quasi adulti come Alessio, scrive anche dal punto di vista dei genitori di questi ragazzi, un punto di vista adulto pieno di rimpianti su come sarebbe potuta essere la loro vita senza certe scelte. È pieno anche di amarezza perché ci sono cose che succedono a prescindere dalla propria volontà.
Attraverso i personaggi, Cinzia Avallone racconta le tre tappe fondamentali della vita, le inserisce in un contesto difficile, ed è capace di trasmettere emozioni anche solo nella descrizione di luoghi e scene; per questo motivo il libro Acciaio mi è rimasto particolarmente impresso.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010