Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
15ª edizione - (2012)

Anne Frank

Caro diario,
devi sapere che poco tempo fa ho visto il film di Anne Frank, sapessi quanto è commovente…; è incredibile come una ragazza di tredici anni possa vivere rinchiusa in un piccolo alloggio, insieme ad altre sette persone per più di due anni, senza poter far rumore e uscire all’aria aperta. Tutto questo per fuggire alla persecuzione dei nazisti, per cercare di sopravvivere in quello che fu un vero e proprio periodo di odio e guerra.
Nella soffitta del loro nascondiglio segreto c’era una finestra, l’unica da cui potersi affacciare e guardare il cielo e credere di essere liberi; dove vedeva la vita che passava sotto i suoi occhi e temeva che forse lei non avrebbe più potuto farne parte. Ma ciò nonostante s’immaginava là fuori, in una vita migliore; tra i fiori profumati e colorati, tra gli alberi, tra la natura; felice, come nelle favole e come se inconsciamente non sapesse ciò che realmente stava accadendo. È incredibile la forza di questa ragazza, che nonostante tutto e nonostante tutti, riusciva ancora a sognare e a sperare in un mondo migliore; sai anch’io credo che la speranza sia sempre l’ultima a morire, ma forse non in questi casi, quando l’ignoranza di certe persone porta a compiere errori disumani, errori e soprattutto orrori come quelli della Shoah; che non si possono cancellare, perché troppo grandi, troppo veri e troppo terribili; che non devono verificarsi mai più. Anne aveva molto tempo per pensare a tutto ciò che accadeva intorno a lei, come a esempio ai cambiamenti che avvenivano al suo corpo, come capita a qualunque ragazza di quell’età; era ormai cresciuta, era diventata donna, ma… con quale destino? Quale futuro mi chiedo io; perché lei pensava comunque che presto tutto ciò sarebbe finito, che qualcuno li avrebbe aiutati a vivere. Mi domando come poteva parlare ancora di un domani felice, io non ce l’avrei mai fatta, ma è anche vero che lei realmente non sapeva quella che presto sarebbe stata la loro vera fine. Spesso mi capita (come capitava anche ad Anne) di sognare a occhi aperti, di avere una vita tutta rose e fiori, ma questo lo definirei scappare dalla realtà, da una vita infelice, amara e dura, in cui si pensa che ci sarà ancora un motivo per cui valga la pena di vivere. Ma poi, quando torno con la fantasia nel mio vero mondo rimango delusa e più triste di prima.
Sai, se c’è una cosa per cui io e Anne siamo diverse è il fatto che lei è molto più vicina al padre che alla madre. Quando vedevo le scene in cui trattava male sua mamma soffrivo, ho capito come sta male un genitore quando un figlio lo tratta come non vorrebbe che venisse trattato, sarebbe giusto comportarsi con tutti e due i genitori in ugual modo, ma io purtroppo non posso dire questo. Mentre guardavo il film mi chiedevo come Anne riuscisse a provare ancora dei sentimenti, per Peter in particolar modo (il ragazzo che viveva con loro nel nascondiglio). Non credo che sia facile in circostanze come queste, ma è anche vero che l’amore (soprattutto quello vero) non si può soffocare, indipendentemente dai fattori esterni. Anne (con il suo corpo, i suoi sentimenti, i suoi pensieri) stava sbocciando nel pieno della sua giovinezza, come una primula in primavera.
Ho provato e provo tuttora della rabbia infinita, se penso che tragedie come queste possano ancora avvenire e se rifletto a come è vissuta lei durante tutto questo periodo, dopotutto potrei essere stata io al suo posto se solo fossi nata qualche anno prima. Nonostante tutto Anne credeva ancora nell’intima bontà dell’uomo, ma come faceva mi chiedo io, a pensare che tutti gli uomini erano e quindi sono buoni, dopo tutto ciò che hanno commesso. Mi vergogno a essere una persona che fa parte di quella categoria di uomini e donne a cui corrispondono anche i tedeschi di all’ora; se dovessi scegliere, preferirei essere un’ebrea e quindi successore di buona gente, innocente; piuttosto che essere successore di gente che nel passato è stata ipocrita, ignorante, disonesta e soprattutto crudele.
Come in tutte le storie anche in questa c’è una fine, tremenda direi, ma pur sempre vera; quando entrò la polizia nel loro alloggio segreto, mi si strinse il cuore e mi venne da piangere ancora di più. Pur quanto Anne abbia sperato e provato a credere in una vita migliore, non ce l’ha fatta, è morta anche lei, come anche altre sei milioni di persone.
Vedi, amico mio, ho detto persone non animali; vite umane con dei loro pensieri e dei loro sentimenti, ai quali è stata strappata ogni forma di libertà, di solidarietà, di una vita e quindi la voglia di quello che mancava…
Con dolore, tristezza e odio ti saluto.
Alla prossima, la tua
Samantha


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010