Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
15ª edizione - (2012)

Cass, la puttana

Ditemi di parlare di donne e parlerò di cose scontate. Purtroppo quello che scriverò lo avete già letto da qualche parte o lo avete pensato facendo un giro in bici, sotto un ponte, o fumando l’ultima sigaretta della giornata. Che dire delle donne in generale?
Ora come ora proprio niente. Non sono solo loro a essere assolutamente monotone, è l’intera società. Società che dice alle bambine di quattro anni: Se vuoi avere successo devi truccarti, farti bella. Se non sei bella almeno svendila, non stare lì a pensare troppo, tanto sei una pattumiera. Non conta molto lo schifo che ti rimugina nel cervello. I tuoi pensieri. Tutta robaccia.
Ah!, dimenticavo. Accendi un computer il prima possibile, carica delle foto, photoshoppale e ricaricale di nuovo, stavolta su facebook. Tutti devono sapere quanto sei bella, altrimenti non sei niente. Non ti dimenticare di usare tot effetti particolari nelle foto.
Nella vita reale, poi, non pensare di testa tua. Dì pure frasi fatte e soprattutto: SVESTITI!
I maschi non ne possono più di sentirti parlare. Di sentirti pensare. Vogliono sapere cosa c’è sotto la tue mutandine blue, gialle, rosa e rosse.
E da lì tanta noia e stereotipi, anche maschili. È chiaro che in un mondo così, ci si stufa presto.
Siamo fatti con lo stampino, donne e uomini.
Un personaggio letterario che mi ha affascinato? Cass, puttana protagonista di uno dei tanti racconti di Storie di ordinaria follia scritto da Charles Bukowski.
Ok, era una puttana e qui sembra contraddica ciò che ho scritto prima. Ma lo faceva solo perché era costretta. Il suo fascino era altro.
Questa prostituta era la più bella di cinque sorelle e di tutta la città in cui abitava. Quando incontra Bukowski in uno squallido bar, cosa fa? Si infila uno spillo tra le narici.
È pazza senza dubbio, come pazzo è Bukowski e il suo libro.
Cass continua per pagine e pagine a sfigurarsi, perché non può sopportare l’idea che gli uomini la guardino solo per quello che c’è fuori. Manco le lasciano aprir bocca, che ecco una mano infilarsi tra le sue cosce.
Ed eccoci al punto clou del mio racconto-filmino-mentale-bozza-ecc.-ecc.
Cass si suicida. Non è in effetti un epilogo strano: si può pensare e in effetti non lo è.
Ma perché si suicida? Imbruttendosi ha solo peggiorato la sua situazione. Gli uomini se prima la consideravano un oggetto da gustare, ora la guardano più come un qualcosa da disprezzare. Ripugnante. Cass ha capito che non si possono cambiare le carte in tavola. Ha capito che ormai abbiamo iniziato un processo impossibile da fermare.
Come impossibile da continuare è questo scritto.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010