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15ª edizione - (2012)

La psicologia nel giallo: Agatha Christie

Agatha Mary Clarissa Miller, Lady Mallowan, nota come Agatha Christie (Torquay, 15 settembre 1890 - Wallingford, 12 gennaio 1976), è stata una scrittrice britannica. Giallista di fama mondiale, curò sempre i suoi romanzi con grande abilità, creando un’atmosfera intrigante attraverso personaggi e ambienti di facile riconoscibilità: descrizioni accurate, senso della suspense e della sintesi, ambientazioni realistiche dettagliate, personaggi mai privi di spessore o di caratterizzazione. - da «Wikipedia», l’enciclopedia libera.
Sarà a causa del mio quasi innato interesse per la psicologia, ma ho da sempre apprezzato racconti, film e, soprattutto, romanzi, nei quali compaiano personaggi dotati di buon spessore o caratterizzazione: ritengo che sia educativo, oltre che interessante e divertente, osservare l’evoluzione psicologica di un particolare carattere, specie se descritto con l’abilità che è propria della Christie. Infatti, leggendo qualunque suo scritto, racconto o romanzo che sia, mi sono lasciata catturare sia dalla trama (apparentemente intricata, ma in realtà sempre ben costruita, come dev’essere in un giallo che si rispetti) sia dalla precisione con la quale pian piano si delineano le personalità di tutti i personaggi coinvolti, investigatore compreso. E non solo: spesso compaiono delle micro-digressioni sulla psicologia umana in generale, che spezzano giusto per un istante il ritmo narrativo, ma non ne danneggiano affatto l’andamento (anzi, a volte mi convinco che questo espediente non sia altro che un sottile mezzo per distogliere l’attenzione del lettore dagli sviluppi della storia, e poi sorprenderlo con nuovi colpi di scena). Ne riporterò alcuni esempi, traendone degli spunti di riflessione, ma prima vorrei individuare le caratteristiche più importanti delle due principali creazioni della Christie, il detective Poirot e la mite Miss Marple.
Hercule Poirot è un detective privato, ex ispettore della polizia belga. È alto poco più di un metro e sessanta, grassoccio, piuttosto anziano, ma non gli è mai stata attribuita un’età precisa. Le sue qualità positive sono molte, ma le più evidenti sono: calma, riflessione, precisione e perspicacia. Come investigatore ha un fiuto straordinario e riesce a risolvere i casi più intricati. Ha un sistema di indagine che rispecchia la sua personalità: ordine, metodo ecelluline grigie”. Non è un sentimentale, ma un logico, odia l'inspiegabile e finisce sempre per spiegarlo.
Miss Marple è una donna anziana, non sposata, che ama autodefinirsi una “osservatrice della natura umana”. È pacifica, curiosa, osservatrice, furba, astuta e ama i pettegolezzi. Grazie a tale attitudine, riesce a risolvere i casi di omicidio più intricati che la vedono coinvolta. Il villaggio in cui vive, St. Mary Mead, e i suoi abitanti sono sia il teatro di alcuni casi, sia il modello di comunità umana cui la Marple si rifà per trarre le conclusioni di ciò che osserva.
Come si può chiaramente notare, sotto moltissimi punti di vista i due investigatori non potrebbero essere più diversi: Poirot, un ometto sempre cortese, ma freddo e poco espansivo, geniale perché non si lascia sopraffare dai particolari, ma bada all’essenziale; Miss Marple, apparentemente un’ingenua vecchiettina, la quale sfrutta l’aspetto innocuo per ottenere tutte le informazioni di cui ha bisogno, che poi organizza servendosi della sua approfondita conoscenza della natura umana, come è solita definirla lei, e risolvendo brillantemente anche il caso più ostico. In realtà, però, anche Poirot è un profondo conoscitore dell’animo umano, qualità che pare avere acquisito nel corso dei lunghi anni in cui ha esercitato il mestiere di detective privato (a differenza di Miss Marple, che deve la stessa abilità alla sua passione per i pettegolezzi).
Insomma, la vera qualità richiesta a un bravo investigatore, a detta della Christie, è quella di comprendere le persone, prima di scoprire il colpevole del misfatto (anche se alla fine l’obiettivo ultimo rimane quello).
A differenza di Poirot, che si limita a giustificare la risoluzione di un caso tramite l’uso della sola razionalità, la Marple sorprende una volta di più il lettore affermando che la natura umana è quella che è: cioè ciascuno di noi, per modo di essere e di comportarsi, assomiglia a qualcun altro, e così via. Sarebbe stato affascinante se la vecchietta avesse compiuto una divagazione all’interno di uno dei romanzi per definire esattamente queste categorie psicologiche che costituiscono la natura umana, ma, ahimè, non ci ha pensato, o forse (molto più probabilmente), era troppo presa dai vari casi di omicidio per potersene occupare.
Tornando a Poirot, è interessante osservare come, nel riferire i pensieri del detective, la Christie sappia calarsi perfettamente nella parte di un uomo, e si diverta a osservare le donne da un punto di vista, per così dire, esterno (poi il lettore, nel leggere le ironiche ma concise descrizioni che il belga fa delle donne in generale, può trovarsi più o meno d’accordo, ma non è questo aspetto che mi interessa approfondire). Riporto qui due passi che mi hanno colpita, sono tratti da L’assassinio di Roger Ackroyd, romanzo del 1926, e sono entrambi pronunciati da Poirot:
Les femmes sono meravigliose. Inventano e miracolosamente azzeccano. Le donne colgono inconsciamente migliaia di piccoli dettagli, senza rendersene conto. Il loro inconscio mette insieme i pezzi e definiscono intuizione il risultato.
Un uomo lo si può spremere finché si vuole, ma con una donna si deve andar cauti. Non bisogna esagerare, perché la donna ha sempre un grande desiderio di dire la verità. Quanti mariti hanno ingannato la moglie, e hanno portato il loro segreto nella tomba! Quante mogli invece hanno tradito il marito, e hanno rovinato la loro vita sbattendo in faccia al marito la verità! È perché sono state spinte sino allo stremo limite della disperazione. In un momento di abbandono, di cui più tardi si pentiranno amaramente, bien entendu, dimenticano qualsiasi prudenza, e gridano forte quella verità che sull’istante dà loro sollievo, una grande soddisfazione.
Considerando come fuori discussione il tono ironico delle due sentenze, tono che peraltro caratterizza quasi tutta la narrazione, mi sembra che dai due passi emergano due diversi ritratti della donna: nel primo è acuta, pur senza accorgersene, poiché è l’inconscio che la guida; nel secondo, invece, appare come una creatura dotata di buone intenzioni, ma sostanzialmente ingenua, un po’ infantile nell’incapacità di mantenere a lungo un segreto. È solo l’opinione attribuita dall’autrice a Poirot o la Christie aveva davvero un’idea simile della mente femminile? Personalmente, propenderei per una bonaria parodia di un certo tipo di figura femminile, piuttosto che per una vera critica nei confronti della donna in generale.
Comunque sia, a mio avviso, la capacità dei personaggi della Christie di entrare nell’animo umano è decisamente preferibile all’esclusivo uso della deduzione logica, come nel caso di Sherlock Holmes (creato da Conan Doyle), poiché, nel secondo caso, pur essendo geniale il personaggio e ben strutturata la trama, al termine della lettura al lettore rimane certo la consapevolezza di aver apprezzato la suspense e i vari colpi di scena, ma non ne ricava alcuno spunto di riflessione o arricchimento dal punto di vista culturale, come invece accade per quanto riguarda la narrazione di Agatha Christie.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010