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15ª edizione - (2012)

La donna e la danza

La donna e la danza sono un binomio da sempre intimamente legato . La femminilità espressa attraverso la danza da Isadora, soggetto di questa narrazione, è un esempio di tale legame e dell’armonia che si sviluppa quando la combinazione si realizza pienamente.
È il XIX secolo, Isadora ha iniziato a ballare negli Stati Uniti, dove vive, incoraggiata dalla nonna, da sempre appassionata di musica classica e con la quale essa è solita trascorrere interi pomeriggi ascoltando brani di famosi compositori dell’epoca.
A quei tempi il balletto era l’unico tipo di danza consentito; basato su rigide regole e schemi, impiegava costumi elaborati che non favorivano la piena libertà del movimento necessaria a trasmetterne la femminilità e la sensualità del messaggio.
Nonostante fossero trascorsi degli anni ormai dalla sua prima lezione di danza, ora che Isadora era diventata molto brava e aveva spesso l’occasione di esibirsi su palcoscenici importanti, il rigido ambiente della danza classica le stava stretto.
I costumi, le coreografie imposte e il controllo di ogni movimento erano vissuti da Isadora come un limite alla libertà e all’espressione artistica di ogni ballerino, che, costretto in un’eccessiva scenografia, non riusciva a esprimere pienamente ciò che avrebbe voluto.
Ella negli anni matura l’idea di infrangere queste regole e rivoluzionare in modo drastico quella che oramai per lei era diventata una sorta di prigione, ovvero il balletto classico. Vuole che ai danzatori sia lasciata la libertà di esprimere attraverso l’uso del proprio corpo, unico strumento necessario e sufficiente, ciò che la musica suggerisce loro.
Alla fine del secolo, convinta di poter cambiare il mondo della danza, immutato da tempo, Isadora decide di esibirsi per la prima volta negli Stati Uniti abolendo nelle sue esibizioni le scarpette a punta e utilizzando abiti semplici e leggeri atti a facilitare la libertà e l’espressività dei movimenti. Le sue esibizioni purtroppo non sono apprezzate e lei, pensando di aver perso ogni possibilità di perseguire il suo intento e raggiungere il suo obiettivo, decide di abbandonare la danza, la sua passione di sempre.
Trascorse due anni durante i quali non entrò più in contatto in nessun modo col mondo della danza; nel frattempo la nonna, la persona a cui era maggiormente affezionata e che per prima la avvicinò alla danza si ammalò gravemente e dopo poco morì, senza prima mancare di convincere l’amata nipote a non abbandonare il suo sogno. La esortò a non ascoltare chi cercava di scoraggiarla e soprattutto la spronò a cercare in tutti i modi di raggiungere il suo obiettivo, a cui tanto teneva e che, una volta raggiunto, le avrebbe dato grandi soddisfazioni.
Isadora soffrì molto della mancanza della nonna, ma proprio in sua memoria decise di riprendere a ballare; partì così nel 1900 per Londra, dove si esibì riscuotendo un notevole successo e suscitando l’ammirazione di molti artisti e intellettuali emergenti dell’epoca.
Questa fu la prima di una lunga serie di esibizioni in Europa che la portarono al successo. Isadora desiderava gettare le basi della danza del futuro basandosi sul sentimento e sulla passione favoriti dalla forza della musica; questa sua nuova, libera e rivoluzionaria visione della danza la premiò portandola ad avere successo nei più famosi teatri d’ Europa, inclusa la Russia, dove si trasferì e fondò la sua scuola.
Il suo sogno si era realizzato, fu la prima che infranse i canoni del balletto diffondendo nel mondo una nuova danza più espressiva e naturale, che lei definiva libera.
Grazie alla sua tenacia divenne una delle più significative icone della danza moderna, raggiungendo il suo sogno formulato quando era una giovane ballerina.
Purtroppo, raggiunto l’apice della sua carriera, un tragico giorno di settembre del 1927 morì strangolata dalla sua lunga sciarpa, rimasta impigliata nelle ruote dell’automobile.
Aveva appena salutato gli amici presenti dicendo: Addio amici vado verso la gloria.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010