Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
16ª edizione - (2013)

Veronica e Michele

Veronica si guardò attorno: il cielo era scuro, l’aria fredda, alcune persone bevevano champagne, altre esultavano.
Tutto il mondo era pronto ad accogliere un nuovo anno, il 3030.
Veronica si trovava a Milano, in piazza del Duomo, non l’aveva mai vista prima. Secondo alcuni studiosi, un tempo, il Duomo era una cattedrale magnifica, invidiata da tutto il Mondo. Ora di quella splendida struttura erano rimaste solo alcune macerie; niente era sopravvissuto alla Terza Guerra Mondiale.
Veronica viveva con sua madre, Carla, in una fazione chiamata T35 dove vigevano delle regole molto rigide: la sveglia era alle sette in punto, dopo mezz’ora tutti gli abitanti erano sottoposti ad alcuni controlli dai funzionari del governo, poi gli adulti dovevano recarsi al lavoro nelle fabbriche e gli adolescenti ai corsi di preparazione.
Le persone non potevano sposarsi o innamorarsi, il governo sceglieva determinati individui e, anche se sconosciuti, li obbligava ad avere dei figli. I pochi che avevano tentato di infrangere la legge erano scomparsi misteriosamente.
La casa di Veronica era un blocco di cemento grigio apparentemente uguale a tutte le altre case. In realtà aveva una stanza segreta piena di libri, foto, musica e informazioni del passato. Questa era stata costruita da Alice, la nonna di Veronica, prima dello scoppio della guerra. La ragazza aveva potuto imparare molto sul passato: gli uomini viaggiavano con delle macchine, oggetti stravaganti con quattro ruote, non conoscevano le navicelle, vivevano nelle città e, soprattutto, erano liberi!
Veronica aveva solo diciassette anni, era ancora salva dalla selezione del governo e dai lavori forzati. La vita era terribilmente monotona per lei e, gli unici momenti di felicità ed eccitazione, li provava quando leggeva i diari della nonna.
Un giorno, durante un corso di preparazione, avvenne qualcosa di straordinario. Entrò in classe un ragazzo nuovo. Era diverso da tutti gli altri: non portava l’uniforme, i capelli non erano rasati ma lunghi e spettinati e, sulle braccia, si potevano intravedere alcuni tatuaggi. Un fuorilegge in piena regola!
Un maestro entrò con lui: «Vi presento il n° 635. È un fuggitivo; l’abbiamo trovato ieri nella foresta del sud, tra poco diventerà uno di voi».
Tutti si guardarono stupiti e il professore continuò: «n° 635 siediti accanto al n° 470».
Quel numero richiamò Veronica, era lei il n° 470! Il ragazzo le si avvicinò.
«Ciao, piacere, sono Michele».
La ragazza non lo guardò nemmeno, le persone non potevano parlare tra di loro! All’uscita dal corso, mentre tutti ordinatamente tornavano a casa, Michele le si avvicinò ancora.
«E tu sei?».
Veronica sobbalzò; non poteva crederci, l’avrebbe messa nei guai. Lo guardò e rapidamente rispose: «N° 470».
Michele la seguì fino a casa facendole moltissime domande e, dato che lei non gli rispondeva, disse: «Nemmeno mi conosci e ti sto già antipatico?».
Veronica si guardò intorno per assicurarsi di essere lontano dalle spie del governo, stava per rispondergli quando Carla arrivò e, senza dire nulla, portò Michele in casa.
Appena la porta d’ingresso si chiuse alle loro spalle Veronica sbottò: «Mamma, sei diventata pazza? È pericoloso e nemmeno conosci questo ragazzo!».
Carla sorrise maliziosamente e rivolgendosi a Michele disse: «Piacere, Carla. Scommetto che non sai dove andare! Si dà il caso che abbiamo una stanza in più; puoi restare da noi per questa notte!».
Il ragazzo sorrise e la ringraziò gentilmente mentre Veronica, stupita, cercava di far ragionare la madre.
La permanenza temporanea di Michele diventò permanente e, suo malgrado, Veronica iniziò a conoscerlo. Il ragazzo era diventato un vero e proprio cittadino della fazione T35: aveva cambiato look, si era sottoposto ai vaccini ma, tuttavia, non aveva cambiato i suoi pensieri ribelli. La madre gli aveva rivelato l’esistenza della camera segreta e i due ragazzi passavano molto tempo insieme a leggere e ad ascoltare musica.
Un giorno, mentre leggevano Il diario perduto di Jane Austin, scoccò la scintilla, si innamorarono. Era un amore impossibile, i due ragazzi non conoscevano nemmeno l’emozione che stavano provando. Non pensando a tutte le conseguenze di quel giovane amore lo vissero come la storia di un romanzo rosa. Purtroppo non sapevano che i vaccini, ai quali erano sottoposti tutti i cittadini delle fazioni, iniettavano nel corpo dei microchip in grado di percepire tutte le emozioni considerate illegali e di riferirle ai funzionari del governo.
Dopo pochi giorni Veronica e Michele scomparvero nel nulla e Carla, afflitta dal dolore, decise di scrivere un libro con la loro storia. Copie pirata di quel racconto fecero il giro del mondo e tutte le persone, amareggiate dalla storia dei due giovani, decisero di ribellarsi al governo.
Il 16 febbraio 3032 il Parlamento venne distrutto e tutti i cittadini furono finalmente e nuovamente liberi.

La storia è conclusa, ragazzi. Dato che è il 16 febbraio, come professoressa di Storia, mi sembrava d’obbligo raccontarla. Mi raccomando, non dimentichiamo mai la Storia perché se oggi, nel 4090, siamo liberi e viviamo bene è grazie a queste persone e alla loro rivolta.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010