Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
16ª edizione - (2013)

Lettere dimenticate

Cara Emma,
come promesso ti scrivo una lettera, come ai bei vecchi tempi, quando era l’unico modo, stando lontani, per riuscire a mantenersi in contatto.
Mi fa proprio impressione essere qua seduta al tavolo con la penna in mano e la lampada accesa, non capita più spesso di scrivere seduti, ormai con i cellulari possiamo essere dappertutto e in qualunque posizione, tanto basta cliccare dei tasti per scrivere.
È più difficile scrivere a mano, forse è la paura degli errori, il fastidio di vedere la parola cancellata e la calligrafia che non è perfetta. In fondo l’imperfezione però è tanto bella, è interessante, è semplice e leggera, perché la odiamo tanto? La colpa è dei font, che ripropongono una scrittura tanto perfetta in tutti i suoi particolari. Ecco, i particolari, sfuggono su uno schermo, spariscono, si annullano, e con il loro annullamento cessa anche il pensiero, la meditazione che si mette dietro a una parola scritta; mi sorprendo di me stessa, sto qua a scriverti ogni minimo particolare e sentimento che provo, sto scrivendo usando tutti i miei sensi, o quasi tutti… la vista, l’olfatto e il tatto. Caspita, mi ero ripromessa di scriverti solamente due righe in velocità, ma questo foglio ha un odore di buono, di pulito addosso, mi inebria questo odore, è fantastico e poi c’è lo spessore della carta che posso sentire mentre sposto la mano per scriverti queste parole… E poi, la vista di quella lettera o parola che hai scritto con calligrafia perfetta, e subito accanto un’altra schifosamente imperfetta, ma stanno tanto bene una accanto all’altra. Sto usando troppe parole! Succede raramente ormai di scrivere messaggi lunghi, bisogna accorciare tutto, troppi caratteri uguale a più soldi spesi, via sms siamo diventati avari di parole, pure le parole con solamente due lettere le accorciamo a una o le annulliamo definitivamente. Ecco, queste ultime due parole non le vedremo mai in un sms. Mi sto accorgendo quanto poco mi piacciano i messaggi, ci tolgono un sacco di gioia nell’atto di scrivere, di dedicare bei pensieri e ricordi a persone. Allo stesso tempo, però, sono comodissimi, arrivano all’istante. Le poste, invece, sono poco efficienti in questi tempi, o forse è l’abitudine del messaggio istantaneo che ce le fa apparire tanto lente? Non so, forse è proprio quello, non abbiamo più pazienza, l’abitudine di ricevere un messaggio nell’intervallo di pochi minuti, addirittura secondi, ci rende impazienti davanti al pensiero di poter aspettare una o due settimane per riceverne uno, anzi ci fa impazzire letteralmente. Eppure i nostri antenati hanno vissuto benissimo senza messaggi. Pensare che Galileo, grande viaggiatore, quando giungeva a destinazione trovava già lettere e parte dei bagagli arrivati, mi viene quasi da pensare che le stesse poste si siano rallentate dai tempi passati.
Beh, in questo momento sto rimpiangendo di non averti scritto un’e mail, sto annegando nelle mie stesse parole, escono dalla penna senza fermarsi, la stanza ne è piena, se riuscissi ad aggrapparmi alla lampada forse… ma ecco un’altra valanga di emozioni si trasforma in lettere trascinandomi verso il fondo… No, basta, non voglio farti leggere tutto questo… È colpa dello schermo, sì, adesso ne sono sicura, stanca gli occhi, li impigrisce, non ispira assolutamente a scrivere, stufa, piuttosto che scrivere clicchi copia incolla… invia. Siamo tirchi di parole. Siamo poco personali. Siamo impazienti. Siamo occupati. Ma ci basta scrivere una lettera per capirne la bellezza, per capire che viviamo in un mondo inverosimile, irreale, viviamo con idee e sentimenti inverosimili, ecco, un’altra parola che non troveremo mai in un messaggio, una parola che si dimentica, che si cancella lettera per lettera , troppo lunga, troppo impegnativa, su uno schermo non la leggerei nemmeno, la salterei automaticamente, gli occhi sono allergici ai testi lunghi sugli schermi. Non vogliamo vedere, non vogliamo sentire, non vogliamo leggere.
Cara Emma, bisogna starci attenti, perché arriverà il giorno in cui il foglio bianco ci farà paura, aspettare ci farà impazzire e saremo incapaci di scrivere i nostri sentimenti.
Ci sarà un giorno, Emma, in cui ci vestiremo di scritte e andremo al funerale delle lettere.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010