Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
17ª edizione - (2014)

Lost in a Bookshelf
di Chiara Castelli
Terzo premio

Me ne stavo in quella libreria da qualche giorno, ormai. La gente mi passava davanti, e sembrava che nessuno si accorgesse di me. Ogni tanto capitava, sì, capitava che qualcuno girasse la testa dalla mia parte. Qualcuno talvolta passava le mani sul mio dorso, leggeva il mio titolo. Ma poi, come se nulla fosse, se ne tornavano tutti sui propri passi.
Sai, al tempo non facevo molto caso a tutto questo. Non avevo mai saputo cosa volesse dire vivere un altro tipo di vita. Sì, sai, una di quelle vite in cui tutti sanno chi sei, e ti cercano, e cose del genere. Altri, tra quelli che si trovavano lì nel mio stesso posto, avevano quel tipo di vita. I bestseller, per esempio. Quei tipi tutti fronzoli con le copertine colorate e una grafica impeccabile.
Ma non io. Io ero semplicemente uno di quei volumi che stanno sullo sfondo e di cui nessuno si cura.
Non ero la sola, almeno. Ci tenevamo compagnia a vicenda, noi soli. Stavamo nel nostro reparto, sotto la scritta “classici”, senza che nessuno ci disturbasse mai. Ci raccontavamo storie e leggende e miti, ma erano sempre gli stessi, ogni santo giorno, e così le giornate finivano per essere lunghe e ripetitive.
Si narravano storie di libri fortunati, che si trovavano in un posto meraviglioso, in cui le persone potevano leggerli, e rileggerli, e riportarli indietro perché anche altri li leggessero.
Di libri che erano stati scritti a mano, con una penna, con una piuma e dell’inchiostro.
Giravano anche tante storie su noi, soli. Dicevano che un tempo eravamo stati i più amati, che non eravamo sempre stati ignorati. Dicevano che eravamo dappertutto: nelle grandi ville degli aristocratici, nei palazzi, nei luoghi più prestigiosi. Io non ci avevo mai creduto. O, almeno, non mi era mai interessato più di tanto. Gli altri classici avranno anche potuto essere amati, un tempo, ma io non lo ero comunque.
Le giornate passavano, una uguale all’altra. Non potevo andarmene da nessuna parte, perché nessuno mi voleva con sé. Nessuno se ne poteva andare, se non arrivava qualcuno a prenderlo. E allora io aspettavo, e aspettavo. Ma nessuno veniva mai, per noi soli.
In quel giorni pensavo che non sarei mai stata abbastanza brava, mai abbastanza bella, mai abbastanza forte, mai abbastanza interessante, mai abbastanza intelligente. Che non avrei mai saputo cosa fosse l’amore, cosa volesse dire essere stimati, per davvero. E allora smettevo di ascoltare le storie, e mi richiudevo dentro i miei pensieri e il mio pessimismo. A che sarebbe servito mettersi in gioco, se tanto sapevo già di fallire? Troppe domande retoriche, troppe domande, troppe retoriche. Troppo di tutto.
Poi, quel giorno, capii di essermi sbagliata.
Dicono che l’amore sia cieco. Io penso che quelli che lo dicono non ti abbiano mai visto. Oh, se l’amore ti avesse visto avrebbe pregato per non diventare mai cieco. Tu eri la cosa più bella che esistesse, più del cielo e delle nuvole. Non avevo mai avuto una grande esperienza, in fatto di persone, ma lo sapevo, lo sapevo fin da quel momento, che saresti stato quello giusto. Che mi avresti scelto.
Osservavo le tue movenze, tra gli scaffali della libreria. Osservavo la tua andatura un po’ impacciata, il modo con cui ti mettevi a posto gli occhiali, con cui ti passavi i polpastrelli sulla barba se non riuscivi a trovare il volume giusto. Osservavo come aggrottavi le sopracciglia mentre ti allungavi per raggiungere i libri negli scaffali più alti, come ti rosicchiavi le unghie se non ci riuscivi.
Arrivasti in una giornata piovosa, con le lenti appannate e i capelli umidi. Lavoravi lì? Eri solo un cliente? Non mi era chiaro, allora. E io stavo sempre lì, nascosta tra gli scaffali, mentre immaginavo cosa si provasse a percepire il tuo sguardo sulle mie pagine.
Te n’eri accorto? Ho sempre creduto di no. Era facile non accorgersi della mia presenza, in fondo.
Ero sempre lì, silenziosa e immobile. Mimetizzata tra centinaia di altri libri. Mi feci prendere dallo sconforto: e se non mi avessi mai notata? Come avresti fatto, allora, a scegliermi? E se fossi rimasta intrappolata lì, per sempre? Oh, no, non poteva succedere. Iniziai a sudare freddo e mi guardai intorno. Com’era possibile che nessuno se ne accorgesse? Com’era possibile che se ne stessero tutti così tranquilli, a raccontarsi storie e leggende e miti, come al solito? Avrei voluto urlare per attirare la tua attenzione. Ma non potevo fare niente, se non continuare a osservarti, da lontano, mentre prendevi un altro libro e ne leggevi la quarta di copertina.
Avevi lo sguardo di chi ama scavare nel profondo delle cose, di chi non si accontenta di credere a quello che sente.
Saresti stato in grado di apprezzare le mie pagine, le mie parole, la mia storia? Non sapevo come la gente potesse reagire, leggendomi. Nessuno si era mai curato di farlo.
E poi, proprio mentre continuavi a voltarti a desta e a sinistra, incrociai le tue iridi chiare.
Lo avevi fatto, lo avevi fatto! Ti eri accorto della mia presenza!
Il mio cuore di carta iniziò a palpitare furiosamente, mentre avanzavi nella mia direzione. E poi facesti un passo, e poi un altro, e un altro ancora. Eri vicino, così vicino!
Vidi la tua mano alzarsi, in aria. E chiusi gli occhi nell’attesa di sentire il tuo tocco. Aspettavo, con le pagine tremanti. Forza! Cosa stavi aspettando?
Però non ti sentii.
Quanto riaprii gli occhi, dopo qualche attimo di attesa, non c’eri più. Guardai bene, intorno a me, ma non ti vidi. Eri scomparso. Scomparso per sempre. E allora mi accorsi di un buco, sullo scaffale, alla mia sinistra.
Dopo quel giorno continuai la mia vita monotona, tra storie e leggende e miti. Tra i racconti di un passato che non avevo vissuto, e che ormai se n’era andato.
Non ho ancora scoperto cosa voglia dire vivere al di fuori di questo buco di libreria, però in me la speranza non è mai morta. Adesso so che è possibile trovare qualcuno che abbia voglia di sfogliare le mie pagine, di scoprire la mia storia.
Magari tu non ti ricordi di me. Ma io continuo ancora oggi ad aspettarti, qui, persa tra gli scaffali della libreria.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010