Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
17ª edizione - (2014)

Non riesco a capire me stesso, ma tu mi capisci

Mi sono perso, non riesco a capire dove mi trovo, tutto intorno a me è silenzio e oscurità.
Forse dovrei avere paura o forse dovrei semplicemente calmarmi, non riesco a capire.
L’unica certezza che ho, è che non sono solo, sono io e la mia anima solitaria o forse sarebbe più giusto dire che sono dentro la mia anima e per quanto possa essere affascinante, intorno a me regna il buio, ma non quel solito buio come quando spegni la luce della tua stanza quando vai a dormire, per far sì che tutto ciò che si trova intorno a te abbia un senso e che in quel momento sia la quiete, no, questo è un buio triste, cattivo, pauroso, ma soprattutto la cosa che tutti gli uomini non vorrebbero mai sentire, il silenzio.
Ti fa sentire abbandonato, ti fa sentire solo, ti fa credere di non avere uno scopo che tu con questo mondo non centri niente.
Ma ecco, è quando ti svegli, e realizzi che era un tutto un sogno, una proiezione nella tua testa, che ti senti ancora più male, perché realizzi che ciò che hai visto, ciò che hai sognato, non l’hai capito veramente e di conseguenza non capisci te stesso.
Mi alzo, sembra una giornata qualunque, una di quelle giornate da sedicenni spensierati e soli che provano a rendere le giornate più eccitanti cambiando magari i biscotti a colazione, oppure provando a fare il loro primo tiro di sigaretta, solo per sentirsi di più di ciò che sono solitamente e per cercare di appartenere a un gruppo.
Beh io non sono questo, si forse sono un sedicenne spensierato e solo, e più ci penso e più mi accorgo di esserlo, ma non ho mai provato a cambiare biscotti per la colazione, mi piacciono quelli che ho, non ho mia provato a fare un tiro di sigaretta e questo non perché sono asmatico, semplicemente non voglio, ma il problema più grande è che desidero far parte di qualcosa, qualcosa di più grande di me.
Sono cresciuto o forse dovrei dire che vengo cresciuto da mia madre e dai miei nonni, ho una sorella splendida e più grande di me, non mi mancherebbe niente a parte un padre.
Il papà, la maggior parte dei ragazzi vengono accompagnati a scuola, allo stadio, a nuoto, ma io come molti altri no.
Mio padre è una di quelle persone che ti abbandona quando tu non sei ancora nato, e non si fa più vedere e sentire, tu quindi vieni al mondo e vieni cresciuto e nutrito semplicemente dell’amore dei tuoi cari e si fa in modo che non ti manchi nulla.
La cosa strana è che non mi sento abbandonato, non mi sento scaricato, dentro di me vive un conflitto, un conflitto che nasce dalla prima media, un conflitto tra due fazioni, e sono stanco di tenerlo dentro di me, di dovermi portare questo tormento ovunque vada.
Da una parte c’è l’indifferenza nei confronti di mio padre e cioè, che non mi importa di ciò che mi ha fatto, l’unica cosa che so è che da questo mondo chi andrà via con la coscienza sporca sarà lui e non io.
Dall’altra parte però, continuo a pensare “e se fosse andato via per colpa mia?”, non riesco ad accettarlo, tutto il male che ha fatto alla mia famiglia ricadrebbe su di me, come posso accettare un’idea, un pensiero del genere?. Eppure esiste.
Gandhi però una volta ha detto: «L’unico tiranno che accetto in questo mondo è la voce silenziosa dentro di me».
Come posso però accettare un’ideale del genere, ma come non posso ignorare la stessa persona che l’ha detto.
In questo momento non riesco a pensare, non riesco a pensare a un futuro, a un presente e nemmeno a un passato.
Mi trovo al punto di partenza, il punto zero, fisicamente sono consapevole di trovarmi nella mia classe, ma mentalmente sono di nuovo nell’oscurità nel mio incubo.
E per quanto ci provi non riesco a uscire, provo a urlare, ma nessuno mi sente, provo a correre, ma non capisco la direzione, provo ad ascoltare, ma nessuno mi parla, il silenzio.
Vorrei poter dire cos’è un sogno, parlando delle mie esperienze, e devo dire che il sogno è qualcosa unico e raro e di inspiegabile.
L’unica cosa che mi viene in mente per definire un sogno, l’unica teoria per me è questa: «Il sogno è un salto nell’infinito».
Ma chi sono io per dire questo, io che in questo momento sono bloccato in un incubo, nel mio punto zero.
Vorrei potervi dire di più, ma non riesco, l’angoscia, la solitudine e la mancanza prevalgono su di me con una forza pari all’universo.
Ecco, finalmente torno nella realtà, torno al mondo concreto, che per credere devi vedere con i tuoi occhi, ma mai prima d’ora ho avuto paura di sognare, in quanto il sogno sia un diritto di tutti e non di alcuni.
Adesso sono fuori da scuola e mi appresto ad ascoltare il mio cantante preferito, in quanto lui e solo lui riesce, attraverso la voce, a spiegare concetti sull’amore, sull’umanità e sull’affrontare ogni giorno uno per volta e che ogni volta il giorno è sempre un buon giorno.
Questo cantante è Bob Marley, in quanto a sedicenne, ogni mia azione la giustifico con una delle sue frasi emozionanti e spericolate allo stesso tempo, ma una più di tutte mi piace ed è questa: «Si sbaglia sempre. Si sbaglia per rabbia, per amore, per gelosia. Si sbaglia per imparare. Imparare a non ripetere mai certi sbagli. Si sbaglia per poter chiedere scusa, per poter ammettere di aver sbagliato. Si sbaglia per crescere e per maturare. Si sbaglia perché non si è perfetti, si è umani».
Non la trovate emozionante? Io la definisco una catena fatta non per incatenare e rendere schiavi, ma una catena per unire, unire persone, unire emozioni, sentimenti, rispetto, principi e pensieri.
Io non mi ritengo un grande lettore, ma riguardo alla scrittura, non riesco a dire di no.
Fin dai primi tempi l’uomo ha avuto sempre bisogno di scrivere per esprimere, attraverso varie tecniche, ciò che provava.
Per me la scrittura è solo una connessione, una connessione che fa comunicare, non la nostra mente, ma la nostra anima.
La scrittura serve per dar voce all’anima e per far sì che tu venga capito non per ciò che sei esternamente, ma per ciò che sei dentro, nel profondo.
Come dicevo prima tutti noi nasciamo con uno scopo, ma non sappiamo qual è, può essere anche la cosa più banale di tutte, ma è sempre uno scopo ed è attraverso questo e ciò che possiamo offrire sia all’esterno e ancor di più all’interno che ci distinguiamo l’uno dall’altro.
Io non so nulla del mio futuro, che cosa diventerò, che cosa farò ecc., ma una cosa che vorrei tanto si sappia, è che non voglio essere dimenticato, ma neanche ricordato.
Ormai sono a casa, e non so perché scoppio a piangere di un pianto vissuto raramente.
Non so perché, per quale motivo mi sia messo a piangere, so solo che sto piangendo, forse perché il mondo non riesce a regalarmi le emozioni, i sentimenti, le soddisfazioni e altre cose che un ragazzo si meriterebbe.
Vorrei essere più forte, vorrei essere più sereno, vorrei essere più felice, vorrei essere più soddisfatto di quello che faccio, ma non riesco, all’improvviso è come se su di me cadesse una stella malefica ricca di male, odio e solitudine.
Mi trovo in cucina e sto guardando il fuoco dei fornelli elevarsi su di me, è come guardare tanti piccoli demoni ballare e muoversi intorno a me.
Questa sensazione in quanto la provo io solo in quel momento, non so perché mi fa sentire solo e non accettato.
Vorrei non sentirmi solo, vorrei che qualcuno mi stringesse la mano e mi pronunciasse all’orecchio con tono simile a quello di un angelo, che va tutto bene, vorrei saper piangere di dolore, ma anche dalla gioia, vorrei potermi esprimere meglio attraverso la scrittura, ma la mia anima è turbata dal tempo, vorrei essere abbastanza lontano da poter guardare le cose in piccolo, ma abbastanza da poterle pensare in grande, vorrei dimenticare, ma non voglio neanche ricordare.
Ci sia il punto zero, la fine, non chiedetemi se è un finale comico o se è un finale drammatico, non lo so, l’unica cosa che so e che spero con tutto il mio cuore di incontrarti li, nel mio punto zero, nel mio incubo, nella mia anima in modo tale da poter condividere insieme a qualcuno l’oscurità, il silenzio e la solitudine.
«Posso misurare il moto dei corpi, non l’umana follia» (Isaac Newton)


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010