Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
17ª edizione - (2014)

I libri sono la mia vita

È solo da qualche mese che ho scoperto l’esistenza di Hunger Games, famosa saga di Suzanne Collins.
Stavo guardando la televisione, o meglio quella parte di pubblicità nella quale trasmettono i trailer dei film in uscita al cinema. Fu quel giorno che vidi per la prima volta il trailer di Hunger Games, la ragazza di fuoco.
In realtà la prima volta notai solo il titolo La ragazza di fuoco, solamente perché mi ricordò il titolo di un libro che adoro e da cui spero tanto venga tratto un film: La ragazza drago di Licia Troisi.
Fu, in effetti, la seconda volta che lo vidi, che guardai accuratamente tutto lo spezzone e me ne innamorai a prima vista. Avevo deciso di andarlo a vedere al cinema.
Rimandavo sempre l’uscita e alla fine lo tolsero dal programma del cinema vicino casa mia.
Ero intenzionata a guardarlo ugualmente ma per fortuna prima ne parlai con una mia amica.
Mi trovavo sul sito “EFP fan fiction” dove da quasi un anno ho iniziato a scrivere racconti scaturiti dalla mia mente e leggerne altri di altre persone. Fu così che conobbi una ragazza della mia età. Un giorno mi chiese, casualmente, se avevo letto Hunger Games e io le raccontai del trailer.
Fu lei a dirmi che il film appena uscito era il secondo della saga e che in ogni caso era meglio prima leggere il libro, perché fantastico.
Io ero già un’accanita lettrice, quindi mi feci convincere subito e poco dopo andai a comprarlo.
Non ricordo esattamente quando e perché ho iniziato ad appassionarmi ai libri ma, se non ricordo male, successe qualche anno fa quando mia madre portò a casa un libro fantasy: Fairy Oak di Elisabetta Gnone.

Non ne sono sicura anche perché è passato molto tempo e, come ho studiato, la memoria è ingannatrice e possono esserci moltissimi falsi ricordi che ci attanagliano.
Qualsiasi cosa successe veramente mi innamorai di quel libro e lessi tutta la saga, seguita da un’altra fantasy. Ero fermamente convinta che nessun libro potesse battere Fairy Oak, ma mi sbagliavo.
Un giorno mia madre mi disse di avermi preso un libro perché a buon prezzo: La ragazza drago.
All’inizio lo lessi perché ero pervasa da una smania irrefrenabile di leggere. Ormai sfogliare le pagine passando ore a leggere righe e righe di libri fantastici era diventata un’ossessione.
Lo lessi in poco tempo e scoprii che ce ne erano altri quattro della stessa saga. Li comprai uno dopo l’altro e me ne innamorai. Non era come Fairy Oak o altri libri che avevo letto. Erano libri completamenti differenti, non tanto dal punto di vista del racconto in sé ma dal punto di vista delle emozioni che provai leggendolo e in seguito.
Mi lessi capitoli e capitoli uno dopo l’altro, perdendo ore di sonno e saltando pranzo o cena per non smettere di leggere. Anche quando non avevo il libro in mano pensavo alla sua storia che mi aveva completamente travolta, di giorno e di notte.
Anche il modo della scrittrice era semplicemente fantastico. Aveva, e ha, una scrittura semplice e continua, senza giri di parola.
La storia in sé era fantastica anche perché racconta di una ragazza comune che conosce altre persone apparentemente normali e descrivi luoghi che esistono veramente, in modo da poter viaggiare anche con la fantasia. E dopo leggere, viaggiare è la cosa che adoro fare di più al mondo. Finora ho letto questa saga ben cinque volte, quasi imparando a memoria ogni parola.
Qualche tempo dopo mia sorella mi regalò un libro della stessa scrittrice. A dire il vero non mi attirava proprio per niente, ma alla fine cedetti e iniziai una nuova, grande avventura.
Capii che quella scrittrice era bravissima e che aveva fatto moltissimi capolavori. Tutt’oggi sono fermamente convinta di leggere tutti i libri che ha scritto.
In seguito ho letto molti altri libri fantastici, ma solo Licia Troisi mi ha appassionato tanto.
È anche a lei che devo la mia improvvisa voglia di scrivere. Mi ha ispirato sia nelle storie che nel modo di scrivere, riuscendo a perfezionare il mio lessico sempre più.
Devo ammettere però che la prima volta che ho pianto per un libro non si trattava di una sua opera, ma di uno scrittore spagnolo: Carlos Ruiz Zafon. Ho letto tutti i suoi libri e, per merito di uno di loro, Marina, è diventato il mio scrittore preferito.
Ora come ora non so cosa farei senza un libro. Sono diventati la mia vita. Una parte di me da cui non mi posso separare. Probabilmente la mia vita senza libri diminuirebbe di concretezza e perderebbe molto senso.
Grazie a loro ho imparato moltissime cose che probabilmente non avrei mai saputo.
Ho imparato a provare emozioni profonde anche per qualcuno che non esisteva e mi hanno aiutato a essere più razionale e a conoscere il mondo anche sotto altri punti di vista, con occhi differenti.
Leggere mi ha reso una persona più matura e responsabile alla semplice età di 14 anni.
So perfettamente che ci sono moltissime altre persone che condividono la mia passione per i libri e ne sono felice. Sono felice per loro, perché leggendo, secondo me, si vive meglio. Sono felice perché non sono l’unica ad aver scoperto sentimenti nuovi e ad aver provato emozioni indescrivibili che mi hanno fatto sognare.
Un libro mi ha fatto apprezzare la solitudine. Non quella dell’anima ma quella del corpo. Stare soli in una stanza, in una casa non mi rende triste o infelice, al contrario mi sento a mio agio, spesso più che in compagnia.
Questo perché con la semplice compagnia dei miei libri riesco a essere veramente me stessa.
Lo dico con sincerità, la vera gioia, la vera felicità, l’ho provata solo con la lettura di un libro.
Ritornando all’inizio, dopo aver comprato Hunger Games, lo lessi in tre giorni e desiderai ardentemente il secondo.
Lo comprai due giorni dopo. Sapevo che per il terzo avrei dovuto aspettare e che mi sarei lacerata nell’angoscia se avessi finito La ragazza di fuoco prima di avere il seguito, ma la passione e la voglia di conoscere il finale della storia prevalsero e così finii il libro in due giorni.
Dovetti aspettare una settimana o più prima di avere il seguito e non ci fu un solo giorno in cui non pensai al libro. Come sempre, ne ero diventata ossessionata.
Quando finii anche il terzo sentii che una parte di me se n’era andata. Mi sentii vuota. Come ogni volta del resto.
Ogni volta che finisco un libro che mi ha catturato nella sua ragnatela magnetica mi sento triste per qualche giorno. È una cosa involontaria che si prolunga fino all’arrivo di un nuovo libro.
Anche se mi sento male provando quei sentimenti mi sento anche felice perché significa che mi sono innamorata del libro e che mi porterò nel cuore la sua storia per il resto della mia vita. Che le azioni, i pensieri, le cose non fatte, accadute in qualche centinaia di pagine non mi abbandoneranno mai. Resteranno sempre con me condizionando la vita reale e le mie scelte.
Hunger Games è stato uno dei pochi libri che mi ha creato realmente assuefazione e sarò grata per sempre alla mia amica che mi consigliò il libro.
Molti ragazzi credono che leggere sia una perdita di tempo e maledettamente noioso, per questo sono contentissima quando conosco qualcuno che condivide la mia stessa passione per i libri.
Purtroppo quei ragazzi si sbagliano, ma io non posso e non voglio giudicarli.
Molte persone hanno come idolo un attore, uno sportivo o un cantante, ma per me i veri idoli sono gli scrittori.
Tutti.
Non perché sono belli o famosi ma perché sono stati capaci di condividere una parte di loro stessi con gente del tutto estranea. Sanno far arrivare al cuore di migliaia di persone sentimenti e gioie mai provate prima, anche dolori in realtà. Sanno mettersi in relazione con il mondo, con gli altri ma soprattutto con se stessi.
Ammiro tutti gli scrittori perché hanno saputo dare sfogo alla loro fantasia condividendola col mondo intero. Sono stati capaci di affrontare le proprie paure e le proprie insicurezze racchiudendole in pagine e pagina di pura magia.
Secondo me sono persone fantastiche che meritano il meglio del meglio.
E io mi sento orgogliosa di averle conosciute.
Sì, perché leggendo i libri di persone come me, magari solo un po’ più grandi, ho imparato a conoscere loro stessi.
Una persone impiega tutto se stesso nella stesura di un libro mettendoci l’anima, per cui chiunque sia il lettore leggerà una parte, magari nascosta, dell’anima dello scrittore.
È proprio per questo che mi sto sperimentando nella scrittura. Perché voglio diventare una persona sempre migliore capace di trasmettere le proprie emozioni e di far appassionare migliaia di persone a una storia fantastica piena di magia.
A questo punto della mia vita sono arrivata alla conclusione che i libri sono un portale che può condurre una persona ovunque essa voglia. I libri ci saranno sempre e, comunque, non cesseranno mai di esistere e non smetteranno mai di rendere la vita migliore a chi li leggerà.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010