Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
17ª edizione - (2014)

Legame

Stanza di una piccola casa in un sito archeologico, l’unica luce presente è emanata da quattro deboli lampadine. È stato rinvenuto un affresco di epoca romana.
È sera tardi e il luogo è quasi deserto, in lontananza si sentono alcune voci e passi.
Il giovane studioso di affreschi Richard entra nella stanza.
Richard: – Chissà dove ho lasciato il mio taccuino…
Fa qualche passo intorno alla stanza illuminando qua e là con la sua torcia.
R: – Ero sicuro di averlo lasciato qui… Ah… Sono così stanco! E tu affresco sai dov’è il mio taccuino?!
Affresco: – No…
R: – AAAAH!
Richard si nasconde dietro un tavolo con numerose carte poggiate sopra e spegne la sua torcia.
A: – Non spegnere la luce ti prego, i miei occhi hanno sopportato questo buio fin troppo.
R: – Tu parli?! Oh mio Dio… La stanchezza gioca brutti scherzi!!
Richard si avvicina all’affresco e lo esamina.
A: – Non so esattamente cosa stia succedendo, non so perché tu mi senti parlare… Non so nemmeno cosa e chi sono. So solo che c’è un legame tra noi due…
R: – Tu non sai cosa sei? Sei un affresco!
A: – Cos’è un affresco?
R: – Beh un affresco è una rappresentazione, una scena, un ritratto dipinto sul muro.
A: – Allora sono qualcosa! E cosa rappresento?! Cosa vedi?!
Richard rimane in silenzio per qualche istante, poi riaccende la torcia, si toglie il maglione lo stende a terra e si siede difronte all’affresco.
R: – Allora, tu sei un giovane ragazzo.
A: – E dove sono?!
R: – Sei un giovane ragazzo seduto in un prato…. Direi… Un giardino privato.
A: – Ed è bello?! Raccontami.
R: – È bellissimo, sulla destra sono visibili dei fiori rossi: delle rose. Il prato è di un verde intenso, toglie il fiato vederlo così ben intatto dopo tutto questo tempo. In lontananza si scorge un pozzo d’acqua dov’è poggiato un equipaggiamento da guerra: una lancia, un elmo e uno scudo.
A: – E poi che altro vedi?
R: – Beh… Poi c’è il cielo con il sole luminoso e le nuvole…
A: – E io?! Come sono?
Richard esita.
R: – (tra sé) “Sono pazzo…” Tu hai i capelli biondi e lunghi, con molti ricci e una ciocca ti cade sul viso, che è giovane e sereno con degli occhi neri e profondi.
A: – Non posso muovermi, ma sento qualcosa di pesante tra le mani…
R: – Hai una cetra per suonare, è tutta oro! Scommetto che tu eri un cantore…
Affresco ha uno sguardo confuso, poi guarda intensamente Richard.
A: – Cosa sono i cantori?
R: – Sono coloro che raccontano storie accompagnandosi con la loro musica, nel tuo caso la cetra.
A: – Però, io non conosco alcuna storia. Non so chi sono. Tu lo sai, forse lo tieni scritto in quello strano aggeggio che tu chiami taccuino.
R: – Certo ho azzardato alcune ipotesi, ho scritto qualche appunto, qualche mia idea sulla tua identità… Ma hai duemila anni!! Non posso esserne certo…
Richard ha un’illuminazione e scatta al tavolo con i fogli poggiati sopra, cerca tra questi e ne prende uno.
R: – Aah, ecco qua! Secondo alcune ipotesi tu sei un giovane ragazzo appartenente a una nobile stirpe, si può capire perché sei in un giardino privato, ben curato e inoltre nel giardino c’è un pozzo: solo le famiglie ricche potevano permettersene uno. In più credo che tu sia in riposo da qualche guerra, si nota dalle armi poggiate al pozzo, le quali sicuramente hai tolto, lavato e lasciato asciugare al sole. Esse hanno una manifattura molto elaborata, lo scudo ha dei complessi decori in bronzo, ciò fa pensare ancora al, probabile, prestigio della tua famiglia.
A: – Io vorrei saperne di più… So che sul tuo taccuino hai scritto molto di più!
R: – Certamente! Ho fatto delle ricerche molto accurate e riportate su esso, ma così su due piedi non me le ricordo…
Voce Esterna: – Rich, abbiamo trovato il tuo taccuino!
R: – Arrivo subito! Potrò dirti molto di più!
Richard esce di scena. Affresco rimane solo.
Luce sul solo volto di Affresco.
A: – Questo strano uomo mi ha permesso di avere degli occhi anche dietro le spalle, ora so dove sono e cosa mi circonda. E grazie a lui potrò saperne di più sulla mia storia, su chi sono… Ma forse si sbaglia… Come faccio a esserne certo? Io non so perché parlo, non so cosa stia succedendo. L’unica cosa che so è che lui è allacciato a me per qualche motivo. Io ho dei ricordi, piccoli ricordi legati alle parti che mi compongono… Vedo un uomo bruno, sudato e con dei forti muscoli che con le sue mani da orso stacca da un albero della corteccia resinosa e la dà a dei bambini che la frantumano in schegge, esse diventano polvere e grazie a un altro uomo che la spalma sul muro di questa stanza ora posso avere questi miei occhi neri e profondi. Vedo una conchiglia, una murice che viene uccisa e insieme alla vita esala quel liquido tanto ricercato e bello; una donna lo filtra e insieme alla figlia lo mescola bene con altre piccole murici frantumate in pezzettini, da qui deriva il rosso con cui son state dipinte le rose che mi tengon compagnia. Sento l’odore del mare e il rumore della sabbia quando viene sfregata tra le mani, insieme al fior di nitro e al rame di Cipro, da dei ragazzi che cercano di portare a casa qualche soldo passando intere giornate a creare il ceruleo e a depositarlo nelle botteghe di tutta la città. Questa fragranza e questo suono sono tutti nel cielo che mi sovrasta. Sento sulla pelle il calore che deriva dal sole giallo, ma nel sole c’è l’odore del ferro diventato ocra dopo tanti e tanti anni. Ferro frantumato finché non diventa pigmento, pigmento capace di scaldarmi…
Richard entra improvvisamente nella stanza con un grande sorriso e riprende il suo posto davanti all’affresco.
R: – Ahahah! Mio caro amico, alcuni miei colleghi hanno trovato numerosi documenti concernenti un matrimonio: un matrimonio tra una fanciulla e un fanciullo che… Era appena tornato dalla guerra! Sei tu! Dovevi sposarti nel mese di maggio, questo ci permette di capire la presenza delle rose fiorite. Stavi andando in guerra come volontario e, quando non era ancora terminata, sei tornato indietro e hai potuto farlo grazie alla tua nobile discendenza: tuo padre ha scritto al capo militare che il tuo matrimonio avrebbe favorito le vostre finanze e una volta fiorite avrebbe potuto mandare un contingente aiuto in danari all’esercito. Purtroppo questo è tutto quello che so… Ma devo dire la verità, di tutto quello che ho scoperto la cosa più sorprendente è il fatto che io possa parlarti. Io non so se sia frutto della mia immaginazione oppure sia la realtà, ma di una cosa sono certo: da giorni sono immerso nel mio lavoro con passione e dedizione, il mio lavoro sei tu! Ti ho trovato, scoperto dalle polveri che ti ricoprivano e passo dopo passo, mano a mano che un frammento della parete veniva alla luce, io rimanevo sempre più estasiato e più soddisfatto. Volevo scoprire chi eri, qual era la tua storia e volevo far sì che chiunque ti vedesse. Chiunque si concentrasse sui tuoi colori, i tuoi disegni, ma anche sul tuo odore, quello di umidità e di antichità, e sul suono di questa stanza, l’eco!
Richard è eccitato e si sente l’eco di ciò che dice ad alta voce.
R: – Vorrei che tutti capissero quello che provo. E quello che provo sei tu!
A: – Ecco la risposta…
R: – Quale risposta?
A: – Del perché tu mi senti parlare. Io non ho vita, ma ho una storia che non conoscevo e ora grazie a te so chi sono. E grazie a te ho potuto ricordare chi mi ha dipinto, come son stati fatti i miei colori. Io ho dato qualcosa a te. Ma tu hai dato molto a me! Ho capito che ora sarò d’aiuto a chiunque mi guarderà: a qualcuno farò nascere un sorriso, perché ho il volto sereno, ad un altra potrò farla commuovere, perché le mie rose le ricordano quel giorno in cui le ha odorate, dopo averle ricevute dal suo amore, e a un altro ancora farò scaturire rabbia, per le armi che gli ricordano la violenza… A tutti (pausa) farò provare un’emozione!
Richard sorride. Parte una musica (a scelta della regia) , si sentono ancora le parole dei due personaggi che continuano a scoprirsi e Richard che sfoglia il suo taccuino.
BUIO.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010