Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
17ª edizione - (2014)

Poteva essere anche per lei!

Fuori piove. Il ripetuto tintinnio dell’acqua sul vetro della buia camera, illuminata solo da una flebile luce, l’accompagnava nella lettura di quel libro che le appariva interminabile.
Le gocce scivolavano sul vetro come le parole sotto i suoi occhi, ora attenti ora dispersi nel vuoto.
Non era mai stata una grande fanatica della lettura; vedere i film o ascoltare racconti da altri era evidentemente più semplice, piuttosto che spendere ore e ore a osservare un insieme di parole che avrebbero potuto dirle tutto, o non dirle proprio nulla.
Eppure quel libro, consigliatole dalla madre la sera prima durante la cena, aveva qualcosa che la attraeva in modo inspiegabile. L’intenzione iniziale era quella di ignorare quel consiglio, come ormai da tempo faceva. Eppure il pomeriggio, passando davanti alla biblioteca, qualcosa l’aveva attirata a tal punto da spingerla a entrare. Non sapeva bene cosa, in verità; forse la curiosità di sapere di che parlasse quel racconto, o, molto semplicemente, di sapere se fosse solo una delle tante cazzate che la madre le aveva raccontato.
«Le notti bianche, per favore».
La commessa le aveva dato un libro che lei aveva preso e infilato in borsa.
Ora prese una sigaretta e l’accese. I suoi occhi non si erano però staccati dal libro come pochi istanti prima. Attorno a lei si era creata una nuvola di fumo, ma ciò non la infastidiva. Le pareva di vedere l’uomo mentre incontrava una ragazza, bella secondo lui. Le aveva parlato, l’aveva conosciuta e se n’era innamorato. Un uomo che aveva sempre vissuto in un mondo parallelo si era svegliato grazie a quell’incontro quasi casuale.
Si fermò un istante. La sigaretta si era spenta. La riaccese e iniziò a fissare il muro della sua stanza: vuoto. Pensò. E se anche lei stesse vivendo in un mondo parallelo?
Impossibile. È solo un libro quello… non è vita vera. Eppure invidiava quel ragazzo, quell’incontro inaspettato, quel sentimento che provava. Cercava una risposta a quel suo desiderio, a quel desiderio a cui era incapace di dare un nome; cercava una risposta in quell’oceano di parole.
Buttò a terra il mozzicone e lo spostò sotto il letto con un colpo di tallone.
Gettò il libro sul fondo del letto e si stravaccò sul materasso.
Quando era bambina la mamma le leggeva le storie. La voce calda e familiare le permetteva di dormire sonni tranquilli… nulla le faceva paura. Ogni notte incontrava un principe che la salvava dal drago, incontrava una fata che la trasformava in una bellissima principessa, o una strega che la rapiva. Mai più aveva provato quella sensazione, quella sensazione di sicurezza, quella possibilità di trovare un riparo, un lieto fine in quei sogni, ormai contorti. La lettura, che da bambina aveva il potere di tranquillizzarla, ora era solo una delle tante cause di quelle continue domande, stupide domande che le riempivano la mente e la facevano sentire incompiuta.
Pensava, ma a cosa? La mente era vuota, priva di pensieri.
«Margherita! Margherita!» riconobbe in quel suono la voce di sua madre.
Non rispose.
«Margherita!»
Quanto ancora l’avrebbe chiamata prima di rendersi conto che non le rispondeva di proposito.
La madre entrò in camera. Non la guardò. Cosa voleva di nuovo?
Chiuse gli occhi fingendo di dormire. La madre uscì dalla stanza senza dire una parola lasciandola nuovamente da sola.
Rimase in silenzio… i pensieri che le rimbombavano in testa erano più rumorosi di mille parole. Sentì il bisogno di riaprire il libro. Subito tornò a leggere di quell’incontro che aveva permesso al ragazzo di vedere le cose da un altro punto di vista, di riaprire gli occhi e rimettersi in gioco. Capì che poteva essere così anche per lei, che doveva essere così anche per lei!
Ma certo, poteva sentire ancora quella stessa sensazione di quando la madre le raccontava le storie da piccola. Poteva ancora riprovare quella sensazione di bellezza, questa volta non nelle favole ma nella sua vita.
Spalancò la porta e… «Mamma!».


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010