Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
17ª edizione - (2014)

Ospite inatteso (da un giallo di Agatha Christie)

Una sottile cortina di foschia avvolgeva la campagna, un manto di fuliggine scomposta che penetrava negli orti e nei campi, prosciugando ogni fertile bellezza; si udiva il lamento discontinuo di un corno da nebbia che riecheggiava per tutta la via.
Un’automobile bianca superò una villa a due piani, per poi piantarsi nel fossato ai margini della strada. Ne uscì un uomo sulla trentina, dai capelli brizzolati e la barba finemente rasata; questi, dopo aver tentato invano di sistemare la ruota anteriore, caricò un pugno contro la scocca della vettura e imprecò. Gli isolati si trovavano a un chilometro di distanza l’uno dall’altro, per cui l’uomo cercò soccorso presso l’abitazione più vicina.
Si inoltrò verso la villa e bussò due volte. Silenzio. Notò con stupore che la porta era socchiusa, quindi la scostò cautamente con il piede e varcò la soglia.
«È permesso…?» chiese poi, tenendosi sul chi vive.
Nella penombra si stagliò subito una figura nitida, immobile: un uomo chino sulla scrivania con un foro alla tempia. Il nuovo arrivato ebbe un momento di esitazione e fece per tornare indietro; subito dopo, l’immagine di una donna con una lanterna dalla parte opposta lo fece trasalire.
«Scusi, non volevo spaventarla» esordì lui, colto di sorpresa. Poi si affrettò ad aggiungere: «La mia macchina è guasta, cercavo qualcuno che potesse darmi una mano».
Ancora silenzio. La donna si avvicinò all’ospite inatteso senza proferire parola.
«Quel signore…» proseguì lui con l’indice «Chi è stato?».
La donna trattenne il respiro e dalle pieghe della vestaglia rivelò una pistola. «Ho già chiamato la Polizia» fu la risposta glaciale.
«Per Dio! Metta giù quell’arnese!». Dopo aver compreso le buone intenzioni della donna, le tolse gentilmente la pistola dalle mani e domandò: «Posso sapere chi è quel signore?».
«Si chiama… si chiamava Richard Warwick. Io sono la moglie, Laura Warwick».
L’uomo le girò attorno con aria concitata, poi si fermò. «Ma perché ha ucciso suo marito?».
«Ho visto la sua pistola sulla scrivania e non ho più ragionato. Era un uomo spregevole e arido» rispose lei seccamente, buttando la testa indietro in segno di sfida.
L’uomo si grattò il mento. «Un bel problema… si sieda, per favore» soggiunse poi, avvicinandole una poltrona e prendendone una per sé. «Mi creda, può raccontarmi tutto».
L’altra si irrigidì di colpo, sull’orlo di una crisi. «Mi rifiuto di rispondere alle domande di uno sconosciuto. Esca da questa casa, per favore!».
L’altro si prese una lunga pausa di riflessione. «Vede, sto solo cercando di aiutarla. A ogni modo, il mio nome è Michael Starkwedder, vivo nella Virginia Occidentale ma sono capitato qui per lavoro. C’era una tale foschia fuori, che ha mandato la mia macchina fuori strada. Diavolo di una nebbia! Speravo di trovare un telefono o un posto letto per la notte. E invece…» sospese il fiato, volgendo lo sguardo verso il cadavere. «Ma, mi chiedevo… Non poteva chiedere semplicemente il divorzio?».
Laura fece uno scatto rabbioso verso il suo interlocutore, ma crollò esausta sulla poltrona. «L’ho fatto anche per questi» ammise stancamente, facendo un gesto significativo con la mano.
«Soldi?!» domandò Michael, a voce troppo alta. «Voglio dire, soldi?».
Laura ammutolì, mentre l’altro la incalzava: «Crede forse che un assassino possa ereditare dalla propria vittima? La legge è molto severa a riguardo».
«Il punto è che…». Si strinse la cintura della vestaglia, le sue nocche erano improvvisamente sbiancate. «Per l’amor del cielo! Cosa succederà se mi consegno alla giustizia?».
«Non lo farà! Voglio dire, lei è troppo giovane per finire dietro alle sbarre» ribatté Michael. Poi iniziò a parlare con deliberata lentezza. «Vede… una soluzione ci sarebbe…».
Laura scosse la testa e si rassegnò. «Ma via! Sono stata una sciocca. Ormai ho perso ogni salvezza».
L’uomo riprese a camminare in tondo e corrugò la fronte. «Credo sia troppo presto per dirlo. È disposta a mentire, se necessario?».
«Cosa ha in mente di fare?» ribatté Laura, sgranando gli occhi.
«Io e lei stiamo per diventare complici» disse lui per tutta risposta, tendendole una mano.
La donna lo ignorò completamente. «Lei è davvero disposto a compromettersi in questo modo?!».
«Oh, in fondo non ho nulla da perdere. Ho più a cuore questa faccenda che non quel catorcio là fuori!» dichiarò, occhieggiando dalla finestra.
«E se la Polizia ci cogliesse sul fatto?» chiese la donna, divorata dai dubbi.
Michael scoprì i denti. «C’è scarsissima visibilità per le strade. Non saranno qui prima di due ore».
Laura sembrava dire qualcosa, ma l’altro la anticipò: «Avrei bisogno di un paio di informazioni. Da chi era abitata la casa, oltre che da lei e suo marito?».
«Da… dalla madre di Richard» biascicò, guardando da un’altra parte.
«Qualcosa non va, Laura?» domandò lui, estraendo del whisky dalla tasca e porgendolo alla donna.
Laura rifiutò. «Oh, Benny è quella che comunemente si chiama una matta da legare. Capisce? Per questo non potevo lasciare Richard! Ma è una donna sensibile e dal cuore grande. Lei dorme al piano di sopra e, a ben vedere, ha un sonno pesante!».
«Allora è meglio non svegliarla» convenne lui, riscaldandosi con qualche sorsata.
L’uomo spazzò via della polvere immaginaria dal completo di tweed. «Nel frattempo, dobbiamo allestire la scena del crimine, recitare una parte come a teatro. Non è fantastico?» la fissò eccitato. Poi rifletté: «Ma ci serve anche un capro espiatorio. Un assassino. Ecco, suo marito aveva nemici?».
Laura portò una mano alla fronte avvertendo una certa pressione. Si sforzò di ragionare. «Be’, in effetti aveva dei nemici. Mi scusi, ma mi fa tristezza parlare di lui al passato» lanciò un’occhiata repentina al cadavere. «In ogni caso, erano in tanti a odiarlo».
«Un po’ vaga come risposta» le fece cortesemente notare. «Potrebbe essere più precisa?».
«Ora che ci penso, era stato minacciato di morte da un certo MacCrae… o forse MacDouglass».
«Interessante» replicò Michael con aria elettrizzata. Si sporse lentamente verso di lei: «E ricorda anche il motivo? Magari era stato pure minacciato a ragione…».
Laura balzò in piedi. «Vede, è una storia lunga. Richard è sempre stato un bevitore accanito, ma quel giorno si era addirittura messo alla guida. In quel momento un bambino attraversava la strada: può benissimo immaginare. Per l’appunto, il figlio di… ma certo, MacGregor! Una storia terribile, a ogni modo» concluse, sprofondando di nuovo nella poltrona. «Lui promise che avrebbe fatto vendetta, perché neanche il processo era riuscito a ripagarlo. Ma abitava in Canada, se non erro».
Michael prese tempo. «In ogni caso un assassino probabile». Poi prese la pistola e la avvicinò alla donna: «Supponiamo che MacGregor sia entrato in questa casa e abbia sparato a Richard. Facciamo una piccola ricostruzione» disse, mettendo l’arma nelle mani di Laura. «Lei è MacGregor e io sono suo marito. Avanti, mi spari».
Laura si slanciò in avanti e iniziò a tremare. «Dico, ma è impazzito?».
«Andiamo, è scarica! Io tento di difendermi ma lei mi dà il colpo di grazia».
La donna impugnò l’arma in modo decisamente goffo.
«Non così! MacGregor era risoluto, non avrebbe mai tenuto così delicatamente una pistola».
Laura strinse la presa e provò a mirare.
«Su, mi faccia vedere!» fu la provocazione di Michael.
Dopo l’ultima esitazione di Laura, l’uomo scoprì un sorriso argentino.
«Ci avrei giurato. Lei non ha mai fatto fuoco in vita sua. Non ha nemmeno tolto la sicura!» rifletté, osservando da vicino la pistola. Il suo tono si incupì: «Perché ha mentito, signora Warwick?».
Improvvisamente si udì un rumore di passi provenienti dal piano di sopra, un fruscio che proseguiva lungo la scala di servizio. Laura nascose la pistola e sospirò.
«Benny, è tardi. Torna a letto, per favore» disse, avvicinandosi a lei.
«Oh, non ci penso proprio! Con tutte queste voci…» esordì, respingendo Laura con il bastone.
La giovane donna si arrese. «Se vuoi restare, ti presento il signor Starkwedder.»
Questi porse una mano e l’anziana contraccambiò. «Però!» disse lei, facendo un’espressione compiaciuta. «Laura cara, avresti potuto sposare questo bel giovanotto piuttosto che quel gufo di tuo marito!» concluse con una punta di veleno, buttando gli occhi sulla scrivania di Richard per vedere la sua reazione. Il suo viso si trascolorò.
«Richard!» deglutì. «È morto!» esclamò, scoppiando in una risata sguaiata. «Adesso non potrà più mandarmi al manicomio!»
Laura era un fascio di nervi. «Benny, ti prego! Non dire certe assurdità! Sai che lui ti voleva bene».
Michael, che nel frattempo aveva assunto un’aria vagamente assorta, parve arrivare a una conclusione: «Ormai non mi sorprende che tutti volessero uccidere suo marito. Prima Laura, poi MacGregor… Persino la madre!».
«E dire che negli anni avevo pure progettato la fuga» continuò Benny imperterrita. «Signor Starkwedder, conosce il gioco dei se?» L’uomo scosse la testa. «Ogni tanto mi capitava di chiedermi: “E se scappassi con Laura, che cosa succederebbe?”. Una volta mi sono immaginata che Richard ci avrebbe inseguite con un fucile e minacciate di morte, se me ne fossi andata con Laura…» ammise, impugnando il bastone e prendendo la mira.
«E poi?» domandò Michael, più divertito che intimorito dal gesto.
«Può benissimo immaginare! Le urla, i ricatti. Poi uno sparo echeggiò tutt’intorno, mentre io e Laura ci allontanavamo all’orizzonte» concluse, agitando il bastone in ogni direzione.
Michael sorrise e studiò bene le parole. «Be’, uccidere ha un certo fascino… non trova anche lei?».
Laura trasse fuori la pistola e la puntò contro l’ospite. «Questo è troppo! Benny è innocente!».
Invece, la vecchia incassò bene il colpo. «Devo ammettere che è un reato molto intrigante» dichiarò lei, strizzando l’occhio all’interlocutore.
«Quindi avrebbe sparato a suo figlio, se ne avesse avuta l’occasione…» la stuzzicò l’uomo.
«Oh, se avessi trovato la pistola di Richard a portata di mano, probabilmente lo avrei freddato!».
Michael fece uno sforzo visibile per trattenere la calma. «Ma le cose stanno proprio così! Lei lo ha colto di sorpresa e poi ha premuto il grilletto. O forse sbaglio?».
Laura intervenne nell’estremo tentativo di fermare Michael e si aggrappò alla sua giacca, facendo cadere la pistola e il fiaschetto di whisky dell’uomo. Benny lasciò il bastone per prendere la fiasca, mentre Michael afferrava l’arma del delitto.
L’uomo soffiò sopra la canna della rivoltella. «E così, ora tutto torna… È strano pensare che talvolta chi dona la vita si senta anche in diritto di toglierla. Ma ne valeva davvero la pena?».
La vecchia tracannò tutto il liquore e si strinse nel pianto. «Io non volevo! Ma lui mi avrebbe messo il capestro al collo. Per Richard sono sempre stata un peso, non una madre!».
Laura si avvicinò alla suocera e le accarezzò il volto: «No, Benny, rimarrai comunque una donna audace e in gamba. E dire che avrei voluto finire io in galera al posto tuo! Ma il signor Starkwedder ha smantellato la mia copertura…».
L’uomo prese il coraggio a due mani e si preparò a un lungo discorso. Portò la giovane donna attorno a un tavolino e declamò: «Laura, io sono venuto qui per aiutarla. E ho deciso di andare a fondo nella questione, quindi non me ne andrò senza che abbia rimesso ogni cosa al posto giusto». Laura lo ringraziò, mentre lui proseguiva: «La Polizia arriverà a momenti, per cui le darò due versioni, due soluzioni possibili al problema e la pregherei di essere il più fedele possibile a quella che lei giudica adatta. Entrambi conosciamo i fatti: qualcuno stanotte ha sparato a Richard Warwick. Con questo gioiello.» aggiunse, girando e rigirando la pistola. «È chiaro che chiunque odiava quell’ingrato. Un figlio che detestava la madre perché invalida e per questo la voleva morta. Ma Benny non sopportava l’idea di finire in un ospedale psichiatrico, così lo ha preceduto e dopo l’ennesimo litigio lo ha assassinato. Si è sacrificata per lei, Laura! Adesso Benny sconterà il resto dei suoi anni in galera, mentre lei vivrà senza un marito spregevole ed egoista alle calcagna… un gesto notevole e ben studiato, devo dire. Ora, però, vorrei darle una seconda spiegazione, senza che tuttavia lei dimentichi la prima. Supponiamo che io abbia indotto sua suocera a confessare una falsità bell’e buona, che lei sia stata suggestionata dalle mie illazioni e da tutto quell’alcool. Supponiamo invece che MacGregor sia passato da queste parti, che abbia maturato una vendetta tale da portarlo dall’altra parte del mondo, pur di consumare un pregustato delitto. Già, perché i figli sono la vita di un genitore e persino Benny, pur nel suo astio, lo sapeva bene. Supponiamo che si sia sempre tenuto informato sugli spostamenti di Richard e che oggi abbia voluto muovere all’attacco. È entrato in casa di soppiatto, dopo una colluttazione gli ha sfilato la pistola di mano e ha sparato. E se avesse avuto un imprevisto? Supponiamo, ad esempio, che nel viaggio di ritorno la sua macchina abbia smesso di funzionare, che sia rimasto a piedi e che sia tornato di nuovo nella villa…».
Laura lo guardò con tanto d’occhi.
L’ospite inatteso scrollò le spalle e dichiarò in tono solenne: «Il mio compito finisce qui».
L’uomo corse via sulla strada, mentre il corno da nebbia iniziò di nuovo il suo lamento discontinuo.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010