Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
18ª edizione - (2015)

Due

Era il suo profumo il problema, lo lasciava sul cuscino, negli armadi e nei suoi capelli.
Erano le parole dette piano sotto strati di coperte, quelle che non bastavano
mai perché lei si addormentava sempre troppo presto senza accorgersi che lui le stava
scostando quella ciocca scura che le cadeva sul viso.
Quei giorni di marzo sulla spiaggia trascorsi inseguendo gabbiani
quando i raggi tagliavano l’aria fredda brillando argentati sulla superficie del mare,
quelli distesi su un telo troppo piccolo mentre le nuvole passavano leggere sopra loro
mentre lei raccontava di quel futuro che andava a delinearsi in case bianche vicine al molo e
in luce che filtrava da finestre di una cucina profumata di fiori e
di disegni appesi al frigo.

Il problema era che per quanto si sforzassero di rendere quel presente un gioco
i loro occhi brillavano e non tacevano insieme a due cuori che non smettevano di battere.
Stavano attraversando senza paura il loro primo inverno, mentre la neve cadeva in
quella grigia e fredda città e lui la teneva stretta tra le sue braccia,
mentre i pomeriggi passavano seguiti da mattine di «ci vediamo dopo, ti aspetto a casa».
Il problema erano le domeniche passate avvolti in lenzuola bianche quando le
campane giravano il cielo e lei si rifugiava in quel nido di carezze e sorrisi.
Era quando lui tornava a casa la sera con quel cappotto nero e con quel profumo
di mondo che si trascinava dietro,
gli correva incontro e apriva la porta scomparendo in quelle mani sicure che
le prendevano il viso anticipando un bacio.
Che non riusciva a stancarsi e che era innamorata di lui, del suono della sua voce
e dei suoi tatuaggi, dell’espressione che aveva appena sveglio e della sua felpa
troppo grande , si era innamorata forse come non avrebbe
più potuto degli sbalzi d’umore e dei sogni che le regalava, delle rose e di tutte quelle notti.
Probabilmente era questa la definizione dell’amore che tanti si affannavano
a cercare, era lui, senza niente di più o di meno.
Il problema erano quei pensieri di culle rosa e lacrime di gioia, quei futuri che
promettevano tramonti e brine leggere riordinando formine e secchielli
di una giornata al mare.
Sentiva che avrebbe potuto impazzire di tutto quel sentimento che si presentava
Come una novità a cui nessuna di queste parole avrebbe reso giustizia.
Lo amava e si faceva amare ogni secondo di quella loro vita,
quando sulla terrazza della sua stanza vedevano passare gli aerei puntando le mani
verso il cielo e quando spettava loro partire entrando in quei luoghi carichi di storie,
facendosi largo tra la folla aggrappandosi l’uno all’altra nel tentativo di cercare di
scrivere insieme quel futuro che li stava aspettando.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010