Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
19ª edizione - (2016)

Peter Pan

A scuola lo conoscevano tutti come «Peter Pan».-Quando entrava dal portone teneva sempre la testa bassa, deciso a non alzare mai lo sguardo.-Per questo nessuno sapeva di che colore fossero i suoi occhi.-Eppure quel ragazzino non fissava il pavimento colorato del corridoio che stava lentamente percorrendo, ma le pagine di un libro.-Ogni giorno una lettura diversa, una storia da vivere. E lui stava lì, mordendosi il labbro inferiore dalla concentrazione.-I suoi occhi correvano da una riga all’altra, affamati di parole e, spesso, rimaneva fermo in un punto a rileggere più volte una frase, incantato dal suono melodioso che essa produceva: poteva assaporare ogni singola lettera provando una serenità indescrivibile. Si sentiva al sicuro quando percepiva il calore che quella pagina gli trasmetteva e, ogni volta che apriva un libro, si sentiva rinascere.-Era alimentato dall’insaziabile desiderio di scoprire ciò che non conosceva.-Lo chiamavano Peter Pan perché, anche durante le lezioni, esplorava con l’immaginazione ogni singolo mondo incontrato nei racconti, la sua Isola che non c’è personale ed esclusiva.-Voleva restare bambino in eterno solo per avere più tempo, perché sapeva che da adulto non ne avrebbe avuto molto per fare ciò che amava di più. Era a conoscenza che un giorno il mondo sarebbe cambiato ai suoi occhi. Tutto ciò che ora amava immensamente si sarebbe dissolto nell’aria in poco tempo, come una piccola nuvoletta di fumo.-Desiderava gustare la libertà e l’ingenuità tipica dei piccoli.-I suoi genitori lavoravano parecchio e appena tornavano a casa da lui, si rilassavano sul divano, troppo stanchi per occuparsi di qualcosa, tantomeno per leggere un libro. Questa situazione lo spaventava tremendamente. Come avrebbe potuto sopravvivere senza un posto in cui rifugiarsi o nascondersi?-Si sarebbe sentito vuoto, nudo senza la sua corazza a proteggerlo perché attraverso le storie si sentiva invincibile.-Poteva trasformarsi in tutto ciò che desiderava: un cavaliere valoroso, un supereroe, un cacciatore impavido… nessuno poteva sconfiggerlo; nasceva qualcosa di nuovo in lui, una sorta di potere che si diffondeva nel suo esile corpo e che disintegrava tutte le sue insicurezze.-Ma che cosa sarebbe successo se fosse cresciuto troppo? E se avesse preferito i cellulari alle pagine profumate da sfogliare?-Proprio per questo temeva i grandi; molti di loro infatti si appropriavano delle vite altrui e le appendevano al sottile filo del fato. Sembravano indifferenti a ogni tipo di sentimento, inclini a soddisfare il loro continuo bisogno di dominare ogni cosa; di certo non si accontentavano del magico potere donato dai libri.-Questa era la causa dei drammatici fatti che accadevano nel mondo di cui sentiva parlare in televisione. Tutto ciò lo rattristava. Provava sfiducia verso gli adulti e così l’unico modo di evadere era volare via verso l’Isola che non c’è.-Eppure percepiva una sorta di responsabilità su ciò che sarebbe accaduto in futuro. Aveva capito che i giovani avrebbero potuto cambiare lo stato delle cose e ogni loro azione avrebbe avuto una conseguenza.-Erano i giovani a mostrare gentilezza, compassione e perdono. Erano loro che provavano umanità.-Un giorno però, tornando a casa da una faticosa giornata scolastica, il ragazzino si stupì nel vedere i suoi genitori leggere un libro e discutere animatamente sul significato profondo di esso.-Peter Pan sentì del calore farsi strada nel suo petto ed espandersi in tutto il corpo, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu sorridere. Sorrise perché capì che non tutti gli adulti erano irrecuperabili.-Capì che anche loro possedevano la capacità di immaginare e di entrare nelle storie per viverle intensamente fino all’ultima pagina.-Capì che c’era ancora speranza per il futuro, perché, anche se non tutti lo ammettono, ciascuno ha la propria Isola che non c’è da poter esplorare dove rifugiarsi, ma anche dove accettare di crescere e dove affrontare prove da superare e sognare desideri da realizzare.-Non è mai troppo tardi per fidarsi del prossimo e lui lo aveva capito: finalmente aveva compreso che era indispensabile crescere per far sì che l’umanità potesse migliorare.-Per questo non si fece chiamare mai più Peter Pan.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010