Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
11ª edizione - (2008)

Un'esperienza di lettura da "Il mantello" di Dino Buzzati

Giovanni è appena entrato in casa, sono ormai trascorsi due anni da quando è partito come soldato, e ora finalmente ritorna, più bello, più forte di prima. Ma si percepisce qualcosa di sinistro nel clima di allegria. Giovanni ha un segreto, lo si sente, ma per il momento non capisco quale. Manda sorrisi forzati alla madre e risposte false, di cortesia.
 La mamma lo sta guardando, e io con lei. Benché non l'abbia davanti riesco a immaginarlo, grande, serio e ora, ora è pallido, un pallido stanco, strano.
 Penso: “Forse è sfinito, magari scioccato, o forse nasconde gelosamente quel segreto”.
 Il mantello che lo avvolge mi crea sospetto e mi impedisce di percepire fino in fondo l'essere di Giovanni, perché forse ciò che nasconde è proprio sotto il mantello.
 Anche la mamma se n'è accorta: “Ma togli il mantello, creatura” gli dice. La sua tensione è evidente e lui prova pena per lei: dopo tutti quegli anni passati pregando per il figlio, ora lui torna cambiato e triste.
 La situazione tra Giovanni e la mamma ormai è diventata pesante. Tra i due ci sono solo parole di convenzione, di distacco, un distacco insolito tra una madre e un figlio. Le loro parole sono vuote e i loro discorsi silenzio. Sì, le frasi risuonano, si riescono a udire, ma non se ne percepisce il significato.
 Forse ora la mamma ha capito che Giovanni non sta bene. Ma lui ora parla. Le dice di essere venuto lì con un amico, che sta aspettando. “È fin troppo paziente” dice.
 Ecco una nuova figura misteriosa che aspetta. “Ma perché?” mi chiedo.
 Alla mamma sembra scortese non far accomodare questa persona, ma preferisce non imbarazzare ulteriormente Giovanni.
 E intanto il tempo passa.
 Il suo dolore ormai non si può più nascondere; come un naufrago stremato dalla fatica, che lotta per non affogare, così anche lei sta combattendo una dura battaglia: cerca di mostrarsi felice, disinvolta, ma si percepisce il suo sgomento, e anche Giovanni lo sente. Per alleviare l'imbarazzo, la mamma porta Giovanni a vedere il nuovo letto. Il mantello la preoccupa ma non dice niente. “Sei contento, Giovanni? Sei contento?” “Oh, sì, è proprio bello” risponde Giovanni, ma è distante.
 Ormai la mamma è disperata; lo supplica di confidarsi, di dirle cos'ha, ma lui ora deve andare. Sì, il tempo è scaduto, e l'uomo fuori sta aspettando, e non può aspettare più. Ora, colto dalla curiosità, il fratellino Pietro solleva il suo mantello. Ecco cosa nascondeva, sangue!
 Giovanni oramai non ha più tempo. Si precipita in cortile e subito balza a cavallo. Con l'uomo che aspettava si allontana galoppando, galoppando…
 Questo è il mistero di Giovanni. Il mantello nascondeva la sua morte, ma non i sentimenti, e quell'uomo ne era il padrone, era colui che gli aveva permesso di salutare per l'ultima volta la mamma e i fratelli, colui che avido contava il tempo che restava a Giovanni di vivere.
 Come un'immagine sfuocata Giovanni sta uscendo da me, portato via dalla morte. Il suo sarà un viaggio faticoso, che nessuno potrà mai raccontare: Giovanni sta affrontando la paura più grande dell'uomo.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010