Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
10ª edizione - (2007)

L'eterno abbraccio dell'amore

Un occhio vigilava perenne su quelle terre, non dormiva mai, non si distraeva, respiravcon le piante…
Le sue palpebre avvolgevano le valli come un leggero manto erboso primaverile punteggiato di bestiame che avrebbe dato sostentamento alla povera popolazione di quei duri territori.
Nessuno la salutava, nessuno la ringraziava dei suoi perenni servigi che regolavano i fiumi, mitigavano il clima o rendevano numerosi gli animali, nessuno la conosceva ma da lei dipendeva la loro vita.
Un sorriso la sfiorava ogni volta che vedeva dei bambini correre sulle sue gambe e magari in seguito inciampare nelle nodose radici delle sue mani, lei era la era giustizia, lei aveva la vera potenza, lei era sola...
Il suo mondo aveva cambiato forma da quando lei era legata a quella condizione, le frastagliate vette si erano addolcite a causa del lento lavorar del vento che aveva piegato la loro superbia a placide colline, le foreste dove lei amava correre leggera avevano lasciato il posto a grandi campi coltivati dove un giovane elfo come lei non avrebbe mai potuto trovare rifugio.
Gli elfi infatti erano scomparsi, non si sa dove fossero andati, qualcuno dubita anche che siano mai esistiti. Questi discorsi crucciavano il cuore di Jera che soffriva già il fatto di essere diventata un'ombra su questa terra, lei che era tutto, era dappertutto ma per tutti non era niente
Jera…da un tempo immemorabile nessuno la chiamava così, ma non avrebbe mai dimenticato il viso dell'ultima persona che le aveva sussurrato il suo nome.
I suoi occhi erano incisi nelle sue iridi, ovunque ella guardasse lo vedeva sempre avanti a sé, come una forza che la spingeva ad andare avanti nella vita così solitaria e infelice che il destino le aveva riservato.
Lo aveva conosciuto nel modo più banale e improbabile, gli aveva sbattuto contro. Era primavera, lei correva spensierata nei boschi alle basi dei monti dove il sole appena filtrava il fitto fogliame e lasciava a terra una complicatissima trama di luci e ombre che continuavano a mutare senza un senso apparente, ma costruendo un meraviglioso disegno che lei amava ammirare quando si fermava e riposare dopo una corsa per quell'infinito labirinto.
A un tratto i loro corpi si urtarono come se entrambi si riservassero il diritto a quella piccola porzione di terra… i loro lineamenti si congiunsero, lei non avrebbe potuto mai parlare di innamoramento, lei doveva diventare sua perché sembrava che fosse venuta su questo mondo per quel momento magico e irripetibile…
Da quel giorno vissero insieme… come se non avessero fatto altro per tutta la vita.
Il suo occhio turchino si riflette ancora in lei lasciando il suo caldo ricordo che neanche il grande gelo dell'inverno riesce a intaccare.
Il male che colpì il corpo del giovane però blocco il lieto vivere di Jera che perse la voglia di correre libera pensando al suo amato che su un freddo letto aspettava impotente che sul suo corpo scendesse la pace.
Un'elfa non conosce il dolore, per loro esiste solo la vita, o la pace.
Lei però legando il suo cuore a un umano condannò la sua immortalità a una continua sofferenza, ma chi può dire di saper guidare il proprio cuore sempre su una strada dritta e sicura?
Venne il tempo in cui l'uomo si addormentò e trovò la calma nel suo ultimo rifugio.
In quei giorni non era difficile trovare la figura spettrale dell'elfa che accarezzava la terra che la separava da quella parte di lei che l'aveva lasciata, mentre dalla sua bocca usciva un cupo lamento che esprimeva con freddezza ogni singola lacrima che la donna aveva versato.
Nessuno seppe mai se fu lei a volerlo o se fu la terra che pretese per quelle lacrime di dolore il massimo tributo.
Jera smise di camminare piangente per quel paese e diventò parte di esso come se la superficie assetata avesse trovato sollievo sia con il suo pianto che con il suo spirito.
Lasciò cosi il mondo quell'essere danzante, vero testimone che il tempo non guarisce ogni cosa… soprattutto un sentimento che va oltre alla ragione.
Dalla sua cella dorata però lei non si è mai pentita e continua a custodire sul suo grembo il giaciglio dell'uomo che per lei è stato intensa ma fuggevole gioia ed eterno e solitario dolore.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010