Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
9ª edizione - (2006)

Un'esperienza di lettura...

Quello che ho visto entrando nei campi di Birkenau ed Auschwitz rimarrà impresso per sempre nella mia memoria e segnerà irrimediabilmente la mia vita.
Si dice che passando nei luoghi dove "vivevano" i prigionieri si possa sentire ancora il loro odore, si possa percepire ancora la loro presenza.
Entrando a Birkenau io mi sono sentita subito persa, sapevo che presto qualcosa in me sarebbe cambiato e così mi sono creata uno "scudo" come per proteggermi da tutto il male e l'orrore che mi avrebbero investita con tutto il loro terribile carico di ricordi, di pene e di vite innocenti.
Credo che ognuno di noi, quando avverte una forma di pericolo intorno a sé, cerchi di proteggersi perché è quasi impossibile andare incontro al male nella sua forma più estrema senza avere paura.
Quindi entrando ho provato questa sensazione: "resta distaccata, non farti coinvolgere" ma più mi addentravo in quel labirinto dell'orrore più il mio fragile scudo s'indeboliva.
Per capire meglio la dinamica di quello che succedeva ai prigionieri abbiamo deciso di ripercorrere il loro stesso "cammino", i loro stessi passi verso l'inferno.
Abbiamo iniziato il nostro percorso fermandoci davanti ad una ricostruzione di uno dei tanti vagoni che portavano migliaia di persone nei campi.
Abbiamo seguito il suo "viaggio" fino ad arrivare all'interno del campo di Birkenau.
Qui salendo sulla torretta dell'edificio all'entrata, abbiamo visto l'immensità del campo e abbiamo iniziato a renderci conto che tutto era stato.
Era lì davanti ai nostri occhi, la cruda verità ci ha investiti in pieno, e come trafitto da mille spilli il mio cuore ha iniziato a piangere.
Ad ogni passo ci veniva raccontata la vita nel campo nei minimi particolari.
E in quei momenti, è vero, ho iniziato a sentire la presenza degli Häftling, era come se il loro odio, la loro rabbia, il loro desiderio di vendetta fosse ancora lì. Si poteva percepire nell'aria ad ogni passo, sembrava di avere il loro sguardo puntato addosso.
Una sensazione incredibile quasi impossibile da descrivere.
Credo che il momento più devastante a Birkenau sia stato la visione delle latrine.
Entrando in quella stanza "arredata" soltanto da un lungo blocco centrale di cemento con grossi fori, mi è mancata l'aria.
La voglia di uscire da lì stava prendendo il predominio, volevo scappare, tornare al mio mondo, alle mie sicurezze e uscire finalmente da quell'incubo.
Il mio scudo si era rotto e ora tutte le migliaia d'emozioni e sensazioni mi stavano invadendo facendo vacillare ogni mia piccola sicurezza e certezza di giovane donna dell'era moderna.
Nel pomeriggio era prevista la visita del campo d'Auschwitz e del museo.
L'entrata del campo inconfondibile grazie alla sua insegna "ARBEIT MACHT FREI", il lavoro rende liberi, ci ha accolti con la sua brutale monumentalità.
All'interno abbiamo visto il muro delle fucilazioni, i forni crematori ma la parte più sconvolgente è stata la visione del museo.
Infatti, all'interno sono stati raccolti tutti gli oggetti rinvenuti nel campo, dal lucido per scarpe alle pentole.
Vedere quelle montagne di scarpe, capelli, occhiali è stato devastante.
Nessuno può capire le sensazioni che si provano se non si trova lì, davanti a migliaia di scarpette di bambini mandati a morire nelle camere a gas.
Credo che in quel momento il mio cuore si sia fermato e che un pezzetto sia morto lì, davanti a quel piccolo sandaletto da bambina con ricamato un piccolo fiore giallo.
Tutto intorno a me è crollato e mi sono ritrovata sola pur essendo circondata da altre persone.
La mia mente ha iniziato a vagare cercando di trovare il perché di tanto orrore.
Uscita dal campo è maturata in me la voglia di rileggere "Se questo è un uomo" di Primo Levi.
Infatti, le sue parole circolavano nella mia testa e mi hanno accompagnata mano per mano nell'inferno del campo.
Rileggerlo è stato incredibile, infatti, è come se tutte le descrizioni, i luoghi, le persone prendessero vita e le sue parole diventassero realtà.
Credo che ognuno di noi dovrebbe visitare i campi di Birkenau ed Auschwitz non tanto per dovere morale ma per se stessi.
Infatti, quest'esperienza mi ha cambiato la vita rimettendo al loro posto le mie priorità, mi ha arricchita e resa una persona migliore.
I miei occhi e il mio cuore saranno per sempre prigionieri di quello che ho visto ma con una marcia in più per far sì che questo non accada ancora e soprattutto che questo non venga dimenticato ma che anzi continui a vivere nel cuore di ognuno.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010