Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
6ª edizione - (2003)

Incontro con il diverso.

"IL DIVERSO".
State forse parlando dell'esserino che dorme nella stanza accanto alla mia, che mi salta sulla schiena quando sono sdraiata e che da poco ha finito di cibarsi di omogeneizzati? O forse... ah, ecco... l'incontro con quell'omino verde che ormai risale a... due anni fa? Come vola il tempo! No. Basta divagazioni. È ora di fare le persone serie. Premessa che voleva risparmiarvi banalità e luoghi comuni, ma non lì per caso. Sì, perché se devo filosofeggiare, mettere in moto i meccanismi della materia grigia (presunta!) qua dentro, ho bisogno di capire di cosa voglio (o volete?) parlare.
DIVERSO: agg. Che differisce interamente da altra cosa; vario, che cambia aspetto o direzione.
Vocabolario tascabile: non sarà il De Mauro ma ci si muove più in fretta.
Non si può certo dire che mi sia illuminata. "...differisce da altra cosa". Ecco. Da cosa deve differire, miei cari signori della corte? Da me? Da voi? Dalla società? Da quell'utopico modello di comportamento che ci illudiamo di poter imitare? Da cosa?
Scritto personale. "Livia sbrigatela da sola! Caivano, per te cos'è diverso? Insomma cosa ti fa venire in mente la parola?". "A parte gli omini verdi?". "A parte gli omini verdi. "
Dunque. Diverso. Tutto ciò che non sono, ciò che voglio essere, ciò che non voglio essere. Ciò che mi spaventa e allo stesso tempo mi attira a sé, con un irrefrenabile desiderio di conoscere, sapere, provare emozioni. Quel tipo di sensazione che ti invade quando senti un profumo così buono che vorresti farlo tuo.
"Ora che è riuscita a chiarirsi un po' le idee (... sì, insomma...), può signorina approfondire le sue teorie?".

"Nove Oggetti del Desiderio". Questo è un libro diverso, che parla di realtà diverse, nelle quali recitano attori diversi, comportandosi in modo diverso, suscitando in me sensazioni diverse, sotto diversi aspetti. Ce le ha tutte.
Tra le strade di periferia e del centro di Pechino e Shanghai Mian Mian muove i fili di un'opera che scuote, disarma e soprattutto colpisce. Colpisce, neanche a dirlo, per la sua diversità. Non starò qui a raccontarvi come si possano narrare storie tanto controverse e simili allo stesso tempo. Il mio intento non è quello di dimostrare quanto a fondo io possa aver colto "la morale" del libro (anche perché penso che ognuno possa piegare i contenuti di un libro a proprio piacimento), ma quello di invogliare ognuno dei miei "venti lettori" al diventare spettatori di questo spettacolo, che proprio per la sua diversità non diventerà mai un classico da banchi di scuola, ma che di sicuro è già diventato un must nella mia libreria ( forse, però, il paragone non regge...).
Un vortice di sensazioni ti travolge e ti lascia così: spiazzato. Che tu giaccia inerme sul letto, seduto alla scrivania con luce fioca o nel casino del metro, chiudi il libro e vedi ("vedi", non "guardi". Perché la tua testa è in realtà da un'altra parte) e ripensi a tutte quelle parole, che una dopo l'altra ti hanno fatto cambiare parere sulle persone. Badate bene: non solo le persone di "Nove Oggetti del Desiderio", ma proprio sulle persone. Generico. Sul genere umano.
Proprio quelle parole che come per magia sembrano essersi incastrate tra loro, con naturale istinto; sono andate a formare riga dopo riga, pagina dopo pagina, quel libro che con estrema naturalezza ci sfugge dalle mani e il cui intreccio infine si sbroglia, giunto al termine.
Ma cosa troviamo in questo libro di tanto speciale, quali segreti racchiude tra le sue giovani pagine? (non ha alle spalle una "vita di successo", ma questo non sottintende lo scarso valore dello scritto...)
Niente novità, nessuna riflessione rivoluzionaria, nessun nuovo modello per i giovani d'oggi: differente (...insomma diverso) nella e per la sua semplicità. Per l'intrecciarsi di vicende che ci possono toccare tanto da vicino quanto riportarci a realtà parallele (anche solo dal punto di vista morale) del tutto opposte e davanti alle quali non siamo abituati a ritrovarci.
Ecco, ora mi sento... Strana. Ho voglia di innamorarmi, di prendere in mano penna e calamaio e buttare giù due righe, di guardare il sole di mattina tra i palazzi, in quella luce che ammorbidisce anche il grigiore di Milano. Voglia di guardare mio fratello ridere e di immaginarmi con lui tra dieci anni. Voglia di rileggere questo libro tutto d'un fiato, reinterpretando i personaggi e di reinventarli nella mia testa.
Eh sì, mi sento proprio strana... forse semplicemente diversa.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010