Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
6ª edizione - (2003)

L'incontro con il "diverso" attraverso un'esperienza di lettura

Avete mai pensato di mettervi nei panni di un bimbo di Auschwizt, di una persona autistica o semplicemente del vostro peggior nemico?
Penso che almeno una volta sia capitato a tutti, magari leggendo un libro o andando al cinema; ebbene, se quando è successo avete avuto il buon senso di fermarvi e riflettere sull'esperienza, avrete sicuramente fatto un paragone con la vostra vita, con il modo in cui la vivete e avrete osservato come sia diversa da altre, per fortuna o sfortuna.
Non ci vuole molto a dire che siamo tutti uguali quando ci si trova tra persone che si somigliano o corrispondono ai nostri schemi, ma ho imparato, attraverso film e racconti di vita, che non tutti hanno le stesse opportunità, le stesse idee e così si crea il "diverso".
Personalmente fatico un po' a descriverlo, questo diverso, perché nel mio concetto di vita siamo tutti uguali, questo però non mi impedisce di ammettere che la diversità esiste, non per una forma di razzismo o superiorità, ma per semplici situazioni, esperienze che portano a pensarla in un modo e ad avere un certo tipo di vita.
Mi sono trovata più volte di fronte a condizioni differenti e a mettere in discussione la mia vita, poiché secondo me l'incontro con il diverso aiuta appunto a capire meglio la propria vita, ad apprezzarne le fortune o a tenersi lontano da certi sfizi che condurrebbero ad irreparabili errori. Nel libro Il gabbiano Jonatan Leaviston non ho proprio incontrato un diverso, anzi, ma ho incontrato un tipico atteggiamento di fronte ad esso; infatti quando ci si trova a tu per tu con situazioni o cose differenti, ci si trova sempre impreparati, confusi e nell'indecisione ci si attacca a delle certezze già decise da qualcun altro, proprio come i gabbiani che esiliarono Jonatan; sono sicura che molti di loro in realtà non sapessero che dire, ma messi di fronte a una scelta di vita che non rientrava nelle loro abitudini hanno preferito seguire il gruppo, proprio per non essere diversi dagli altri e non ritrovarsi soli.
Già, soli, perché il diverso viene spesso isolato, messo da parte, mentre da esso bisognerebbe apprendere cose, cose che ci aiuterebbero a completare il nostro punto di vista, o il nostro concetto della vita.
Se il diverso poi è un malato, ho letto che molta gente ancora non ha imparato a comportarsi nei suoi confronti e tende ad emarginarlo, perché a volte il diverso fa anche paura; è la paura di qualcosa al di fuori dalla nostra portata, al di fuori delle nostre conoscenze.
Certo, come si può leggere in testi recenti o anche semplicemente apprendere attraverso alcuni film, la gente ha imparato ad andare incontro a certe persone ed ha imparato ad aiutarle, ma per adattarsi a qualcosa per noi fuori del normale, ha però bisogno di tempo.
Prendendo ad esempio il film Rayn man, ho avuto la conferma di quanto il diverso ci possa cambiare, di quanto sia importante a volte, nella vita di un uomo, venire a contatto con qualcosa che non sia Io o ciò che mi circonda giornalmente, ma imparare qualcosa da una persona completamente differente, che vive ogni giorno diverso da noi.
Per concludere, poiché ho paura di apparire troppo ripetitiva o noiosa, credo che davanti al diverso non ci si debba tirare indietro o cercare di aggirarlo, ma affrontarlo, mettendo in gioco tutto ciò che si possiede, vita, esperienze, perché solo mettendole a confronto si ha la possibilità di esprimere giudizi e poter dire che il diverso non è poi del tutto sconveniente.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010