Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
6ª edizione - (2003)

L'incontro con il "diverso" attraverso un'esperienza di lettura

"È difficile dire come si diventa amici di qualcuno". Il libro Amico di un altro pianeta introduce con questa frase l'amicizia tra Gigi e Luis, amici per la pelle, così diversi eppure così uguali. Non importa se Luis è un nomade, se la migliore amica di Gigi e i suoi genitori lo ritengono un essere inferiore, da isolare, se tutta la classe lo considera un ladro o un poco di buono. Per Gigi, Luis è l'amico di un altro pianeta, il magico incantatore che con i racconti delle sue esperienze tra deserti e paludi, lo rapisce sulle ali della fantasia.
Gigi è l'unico che, quando la prof ha definito Luis un "nomade" non abbia ridacchiato o bisbigliato qualcosa di cattivo nei confronti del compagno, anzi la parola "nomade" aveva richiamato in lui una visione di carovane nel deserto, cammelli carichi di mercanzie, grandi tende bianche mosse dal vento, palme lontane e un principe arabo con la scimitarra appesa al fianco. Gigi aveva scoperto che Luis poteva scomparire per brevi periodi senza che nessuno se ne accorgesse. Senza che avesse chiesto di uscire, senza che si fosse spostato di banco, senza che si nascondesse dietro la pila di libri, semplicemente Luis spariva. Ecco, allora Gigi pensava che questo significasse essere nomade.
Un giorno Gigi, incontrando Luis sul piazzale del supermercato, gli chiese come facesse a scomparire; il compagno rispose con voce indifferente: "È solo perché tu non mi vedi, e allora pensi che sia scomparso. Certe volte vengo qui e passa un sacco di gente senza che nessuno mi veda. Non guardano, non vedono". Luis si frugò in tasca e mostrò a Gigi una pietra chiedendogli cosa ci vedesse. Gigi rispose "niente" e fu subito corretto dall'amico, che con il dito fece notare un cerchio più scuro e una righetta marrone rappresentante una vena: era un occhio. Gigi allora pensò che Luis non era come gli altri, nel senso che nessuno capiva certe cose come le capiva lui.
Un giorno di primavera Luis partì senza un saluto, come non fosse mai passato di lì; Gigi allora tornò alla spiaggetta del fiume dove erano soliti incontrarsi. Provò a ripensare alle cose dette, ai pomeriggi passati insieme: i ricordi erano come sbiaditi. Prese dalla tasca il coltello che Luis gli aveva lasciato e constatò che era una cosa vera, reale che si poteva toccare e stringere in mano. E tra sé e sé disse che Luis non era stato un sogno, perché i sogni sono un'altra cosa... di un sogno non ti rimane nulla. Un amico invece, anche se parte e va lontano, ti rimarrà sempre nel cuore.
Gigi al contrario della sua classe e della sua famiglia ha saputo valorizzare, come elemento positivo, le differenze tra lui e Luis arricchendo così la sua mentalità di nuove idee, pensieri e sogni; per Gigi, Luis è come il sogno della libertà da sempre ricercata e desiderata.
Luis invece trova in Gigi un amico con cui condividere i propri racconti e le proprie giornate in un mondo a lui estraneo, insensibile, ingiusto e aggressivo, in una società di menti governate dal pregiudizio e intolleranti verso le persone "diverse".
Noi non ce ne accorgiamo, non vediamo, ma queste persone sono ovunque, nascoste negli anfratti delle città o in luoghi isolati, vicino ai semafori, sotto i ponti o semplicemente all'entrata di un supermercato; nessuno se ne preoccupa, suscitano solo un moto di fastidio.
Appena vediamo un extracomunitario non ci prendiamo la briga di conoscerlo prima di giudicarlo, semplicemente è un poco di buono da cui stare alla larga.
Nell'antologia che utilizziamo a scuola ho trovato un brano intitolato Stranieri come noi di Nozipo Maraire: un'anziana donna dello Zimbabwe scrive a sua figlia, intenzionata a trasferirsi all'estero e la mette in guardia presentando le difficoltà che incontra a inserirsi nella società Occidentale chi ha la pelle scura. Di questo testo mi ha colpito molto l'inizio: "Sei un uccello raro, Zenzele. Oltremare ti distinguerai per il tuo piumaggio variopinto, la grazia con cui voli e il tuo bel canto. Tratti così deliziosi attireranno subito l'attenzione su di te in mezzo allo stormo. Uno è il colore della tua pelle. Nel tuo Paese sei abituata ad ogni sfumatura, dal caramello al nerofumo. All'estero non notano la differenza tra i colori del nostro arcobaleno. Per loro siamo tutti di un nero opprimente". La madre avverte la figlia che in Occidente non badano alle sfumature, per loro un negro è un negro. Inoltre le racconta le sue esperienze a Varsavia insieme al marito dove, ovunque andassero, in hotel o in luoghi pubblici o altrove, venivano scambiati per persone di servizio a causa del loro colore.
Il razzismo è qualcosa di singolare che si focalizza su una cosa sola: il colore della pelle; è come una fitta nebbia che offusca la vista e la capacità di giudizio anche di menti eccelse. Per noi un nero può essere solo povero, ladro, ignorante, non divertente, non intelligente o non generoso. Il pregiudizio si rivolge contro chiunque sia sentito come "diverso" in tutti i sensi, non solo quindi per il colore della pelle, ma anche per le tradizioni, per la religione o per le minorazioni di qualunque tipo. Come ho illustrato in base alle mie letture queste diversità, al contrario, se vissute come dialogo attento e sensibile potrebbero arricchirci interiormente, insegnarci la solidarietà e aiutarci a migliorare questo mondo in cui tutti abbiamo il diritto di vivere dignitosamente e in armonia, ognuno con le proprie diversità.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010