Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
6ª edizione - (2003)

L'incontro con il "diverso" attraverso un'esperienza di lettura

Quella sera stanco e pensieroso stavo leggendo quello strano libro, un po' particolare: trattava l'argomento del diverso...
Sì, del diverso che talvolta è preso poco in considerazione, messo da parte, allontanato, in modo ingiusto.
Ormai ero stanco per affrontare questo argomento, non riuscivo neanche a continuare a leggere, gli occhi pian piano mi si stavano chiudendo, i muscoli rilassando, ma la mia voglia di scoprire era tanta, girai così la pagina, l'ultima del capitolo; con grande sforzo tentai di finirla, ma senza successo.
Allora istintivamente saltai sei o sette righe e giunsi alla riga conclusiva che diceva: "e poi che bisogno c'è di capire? È il sentire, che conta".
Con questa frase scolpita in mente mi addormentai...
La mattina seguente mi svegliai e vidi il libro per terra e, senza volere, rilessi il titolo: Il primo quarto di luna di Giovanni Arpino.
In quel momento intuii che il quarto di luna appartiene al mondo del diverso ed in un baleno riuscii ad interpretare il pensiero di Giovanni Arpino che ha preso in considerazione questa parte per cercare di congiungerla alle altre.
Sono passate due settimane e non ho ancora avuto l'occasione di riprendere a leggere le pagine rimanenti del libro ma, la frase "È il sentire che conta" l'ho ancora in mente e credo che non la dimenticherò mai perché essa esprime sensazioni forti, vere, una frase di cui si può cogliere il vero senso solo con una accurata osservazione e con sensibilità di percezione.
Non è importante capire ciò che il diverso cerca di comunicare, è importante però sentirlo interiormente, fargli sentire che ha qualcuno accanto bisogna fargli sentire che è uguale agli altri.
Bisogna cercare di guardare con un occhio positivo quelle diversità che per consuetudine sono definite negative.
La diversità valorizzata diventa positiva e feconda.
Ognuno di noi vive e percepisce la realtà per mezzo delle proprie capacità che sono frutto della propria storia sociale; fisica, politica, religiosa e psichica.
Ognuno di noi capta parti della realtà che altri non percepiscono.
La diversità ci porta alla riflessione e all'approfondimento della realtà.
Nella relazione d'aiuto è importante saper riconoscere le emozioni che ci trasmette il nostro corpo, per entrare meglio in sintonia con il diverso che spesso usa il linguaggio del corpo per esprimere i suoi bisogni e le sue potenzialità.
È inutile pensare che solo noi possiamo insegnare al diverso perché quest'ultimo può rivelarci informazioni da noi spesso ignorate e per noi fonti di crescita.
"...maestro non è chi sempre insegna, ma chi d'improvviso apprende".


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010