Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
5ª edizione - (2002)

Un'esperienza di lettura

Cara Isabel, forse non lo sai, ma sono entrata nella tua vita, prima piano, soffermandomi sulle tue pagine cariche di amore e sofferenza, poi sempre più speditamente, quasi di fretta.
Amavo immergermi nei tuoi ricordi di successi e dolori, prendendoli a cuore sempre di più, facendo finta che fossero anche un po' miei.
Mentre leggevo, mi rendevo conto di quanto hai vissuto fino in fondo, di come hai interiorizzato tutto ciò che il destino ti offriva; ti sei buttata nella vita come in una piscina, senza paura di annegare, con la certezza di tornare a galla con un bel respiro.
Quando accadeva qualcosa, la afferravi come potevi, alla cieca, a tentoni, senza pensare al dopo o al perché. Sei una lottatrice.
La tua gravidanza è una buona metafora. Hai trascorso nove mesi con qualcosa che ti cresceva dentro, con il tuo corpo gonfio e stanco, con le vertigini e il vomito; poi, quando è nata Paula, ogni dolore, ogni sofferenza spariva e rimaneva solo lei, piccola e fragile come l'hai sempre vista tu.
Lei è cresciuta, ha conosciuto l'amore e la gioia, è diventata forte e determinata; nessuno pensava che una rara malattia ereditaria potesse impadronirsi di quella bellezza così semplice e pura.
Tu eri la prima a non volerci credere, non volevi che tua figlia morisse così giovane, non aveva senso; spiavi di nascosto Paula e suo marito Ernesto nei loro incontri in ospedale e piangevi, sperando che un amore così forte unito al tuo di madre potessero strappare alle mani bramose del destino il corpo fragile di tua figlia.
Hai ragione Isabel, il dolore è strano, ci gira intorno, noi lo guardiamo come si guarda un pericolo lontano, e poi improvvisamente ci troviamo coinvolti in un turbine di sofferenza che abbiamo sempre visto essere vissuta da altri... cerchiamo di difenderci, di resistere, sbattiamo i piedi: ma il dolore è persistente e alla fine vince.
E allora (come tu mi hai insegnato) l'unica cosa che rimane da fare è distrarlo, prenderlo in giro, usando ogni strumento possibile: tu hai usato la scrittura come diversivo della morte, hai tentato con la magia della penna di ricostruire la tua storia, chiamare a raduno tutti i componenti della tua strana e bizzarra famiglia con un unico scopo: formare una "catena umana", di amore e di speranza, per tenere in vita Paula.
Intanto, il tuo amore di madre non riesce ad essere arginato, e straborda in richieste di aiuto a tutti, medici, maghi, cartomanti, religiosi... non esiste la parola rassegnazione nel tuo vocabolario, ti aggrappi a qualsiasi cosa, cerchi ogni metodo per salvare tua figlia, per strapparla da quel destino maledetto che non vuoi accettare.
All'alba di una domenica 6 dicembre Paula è morta.
La sua vita si è arrestata senza lotta, senza dolore o ansia, ma solo con l'amore e la pace che la sua famiglia le ha dato.
È morta nel tuo grembo, cullata dalle tue parole, tranquillizzata dal tuo stato d'animo: nonostante la tristezza per il crudo destino di tua figlia, hai sempre lottato, non ti sei mai abbattuta di fronte a tutto quel dolore che avrebbe potuto trafiggerti e annientarti in un solo colpo.
Sei una lottatrice.
La morte di Paula è una buona metafora. Hai vissuto quasi due anni in preda allo struggimento, al dispiacere, nella speranza di un futuro in compagnia di quella figlia che tanto amavi.
Eppure quando è morta, non c'è stata disperazione, né afflizione in te: sapevi che Paula rimaneva con te, il suo spirito ti avrebbe ascoltato, accompagnato e protetto per sempre.
Perché non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo.

Adiòs, Paula, mujer
Bienvenida, Paula, espìritu


»Torna all'elenco dei testi
»Torna all'elenco delle edizioni

Copyright © 1999 - Comitato per Sofia - Tutti i diritti riservati.
Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010