Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
5ª edizione - (2002)

Un'esperienza di lettura

Tra tutte le letture che ho fatto, sono rimasto particolarmente colpito da una poesia: il sonetto di Ugo Foscolo intitolato Alla Sera, il quale ha suscitato in me un grande senso di pace e tranquillità, ma allo stesso tempo mi ha trasmesso profonda tristezza e malinconia.
Personalmente trovo che sia una delle opere maggiormente emblematiche e rappresentative del tormentato animo del Foscolo.
Rivolgendosi alla sera, il poeta instaura con essa un colloquio, durante il quale dà sfogo alle proprie emozioni. Essa, però, non può rispondere: ascolta le lodi che le vengono rivolte, lasciando al poeta la possibilità di esprimersi e spiegare quali sentimenti susciti al suo animo.
La sera è, in realtà, per Foscolo, una rappresentazione della morte, nei confronti della quale egli prova sentimenti molto contrastanti.
Il poeta, infatti, è stremato dalle continue lotte del suo animo, è alla ricerca di qualche cosa che gli restituisca la pace e la tranquillità, ma, allo stesso tempo, teme che questo riposo possa annullare per sempre la sua identità e per questo ambisce all'immortalità.
Il Foscolo, infatti, non teme la morte, teme piuttosto il nulla eterno che vi è dopo.
Prendendo esempio dai grandi personaggi della storia, crede di poter conseguire l'immortalità diventando anch'egli un grande uomo, di cui non ci si possa dimenticare, infatti, secondo lui, l'unica possibilità per divenire immortali è quello di diventare meritevoli del ricordo e della stima delle persone, in modo tale che quello che si è fatto in vita riecheggi nell'eternità.
Non si può non notare come il poeta allo stesso tempo lodi la morte, unica cosa che potrà ridonargli la pace, e cerchi una via di salvezza dal nulla eterno.
Questo contrasto profondo fa vivere al Foscolo un'esistenza angosciosa e priva di felicità.
Se fosse vero ciò che dice Schopenhauer, cioè che la felicità è l'assoluta mancanza di dolore, la vita del Foscolo, essendo intrisa di tristezza e dolore, non avrebbe potuto mai vedere la luce della felicità. Allo stesso tempo, se invece del pensiero di Schopenhauer prendessimo come modello di felicità il non desiderare ciò che non si può ottenere, arriveremmo comunque alla conclusione che il Foscolo non sarebbe mai potuto essere felice, in quanto il suo animo era lacerato da desideri non realizzabili in vita.
A tale conclusione si giunge poiché il vivere oppressi da ogni emozione, il portare all'esasperazione ogni sentimento trascina l'animo umano verso l'incapacità di riconoscere ciò che è bene da ciò che è male dato che tutto è ingrandito, trasformato; in una visione così deformata della vita anche l'amore può mutarsi in dolore.
Prendendo atto di questa situazione, si può capire come una somma di circostanze negative porti il delicato animo del Foscolo ad un punto tale da convincerlo che solo la morte possa essergli di supporto.
Ritornando ora, dopo questa riflessione, al sonetto, trovo più facile intendere i versi del brano.
In sole quattordici righe il Foscolo, con una grandissima capacità di sintesi, riesce a trasmettere al lettore questo senso di triste e sconsolata ricerca della morte, che è allo stesso tempo pace, quindi serenità e vuoto, cioè fine, totale assenza dei sentimenti.
Ma per comprendere appieno la sua opera, vorrei fare una riflessione storica e un breve collegamento alla filosofia, che trovo indispensabile per intendere la vita.
Foscolo visse a cavallo fra due periodi storici molto significativi, l'Illuminismo ed il Romanticismo, di cui può essere considerato uno dei padri. Nell'Illuminismo l'uomo vive la propria vita in modo razionale, cercando di vedere ogni cosa sotto la luce della ragione, un po' come accadeva nell'antica Grecia con lo Stoicismo.
Nel Romanticismo, invece, la vita è guidata dai sentimenti, positivi e negativi, e dalle emozioni, come sosteneva nell'antica Grecia l'Epicureismo.
Il confronto fra ragione e sentimenti mette in evidenza come l'uomo abbia bisogno di vivere la propria vita seguendo sia la ragione, sia i sentimenti, poiché l'esclusione di uno di questi due elementi porta inequivocabilmente ad una carenza e, quindi, all'infelicità: se per un periodo della propria vita si seguono solo le emozioni, arriverà prima o poi un momento in cui si avrà bisogno di seguire la ragione e viceversa.
Tuttavia nell'animo del Foscolo la presenza contemporanea di entrambi gli elementi è causa di scontri interni poiché in un animo tanto sensibile, capace di percepire ogni piccolo dettaglio, i due aspetti non riescono a coesistere a causa del fatto che il Foscolo non riesce ad unire in modo stabile ragione e sentimento, vivendo sempre nell'infelicità e nella ricerca irrisolvibile di qualche cosa che possa ridonargli la pace.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010