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5ª edizione - (2002)

Una esperienza di lettura "Il Signore degli Anelli"

Il romanzo che più mi ha colpito tra le varie esperienze di lettura che ho effettuato è stato sicuramente Il Signore degli Anelli, di John Ronald Reuel Tolkien. Benché l'opera del fantasioso professore inglese sia tornata in auge molto recentemente, con l'uscita della prima parte dell'omonimo film, la mia prima lettura dei voluminosi tomi della trilogia, che nell'edizione italiana contano più di mille pagine, risale all'estate di due anni fa, in seguito al consiglio entusiasta di un amico. Da allora, la magia di quello che è senza dubbio il capolavoro ed il coronamento delle opere di Tolkien, oltre ad essere uno dei libri più letti su scala mondiale, mi ha spinto a rileggerlo diverse volte e ad affrontarne la lettura nell'originale in lingua inglese. Infatti, tra le caratteristiche più meravigliose del libro vi è la grande quantità di nozioni contenutevi, scaturite dalla fervida fantasia dell'autore, che ne rendono l'ambientazione fantastica (in quanto appartenente - e in effetti capostipite - del genere fantasy) verosimile, quasi percepibile, con continui rimandi ad altre vicende, luoghi e personaggi che pure non compaiono nell'opera, ma che contribuiscono ad animarla, tanto che, immersi nella lettura, si ha quasi l'impressione che la "Terra di Mezzo", con i suoi elfi, nani, hobbit, stregoni e draghi, esista realmente, appena al di là delle righe stampate; questa è probabilmente una delle sensazioni più straordinarie che l'autore riesca a trasmettere, colpendo la fantasia del lettore nel vivo di un immaginario che ha saputo affascinare i popoli sin dagli albori della civiltà umana, quello del misterioso, del leggendario e del fantastico, animandolo.

Tuttavia, benché Il Signore degli Anelli affondi le proprie radici nel terreno fertile delle antiche leggende celtiche e nordiche, la trama si distacca invece dai valori classici dell'epica, rendendo protagonista, tra tanti e tali stregoni, elfi (esseri immortali e semi-divini) e principi guerrieri, un semplice e "borghese" hobbit, Frodo Baggins, che al pari del resto della sua razza ha più affinità alla buona tavola ed alla vita pacifica che all'avventura ed al combattimento, e che riceve suo malgrado l'Anello del Potere, un potentissimo artefatto andato perso da millenni ed elemento cardine del potere di Sauron, l'Oscuro Signore che da oriente minaccia la Terra di Mezzo con orchi, trolls, uomini malvagi ed antichi re caduti sotto il potere delle sue arti oscure. Pochi decenni prima della grande offensiva di Sauron, l'Anello era stato ritrovato dallo hobbit Bilbo Baggins nel corso dell'avventura trattata ne Lo hobbit, ed era stato poi ricevuto da Frodo in eredità all'alba della Guerra dell'Anello: sarà suo compito gettarlo nelle viscere del Monte Fato in cui anticamente era stato forgiato, nel cuore di Mordor, il reame dell'Oscuro Signore, accompagnato dal solo amico hobbit Sam, dopo aver lasciato la Compagnia con cui viaggiava per paura che la volontà dell'Anello li corrompesse, come in effetti era già avvenuto ad uno dei suoi compagni. Eppure, neanche il coraggio del giovane hobbit sarebbe sufficiente, se non fosse per il costante aiuto del fedele Sam e di Gollum, una creatura abietta e malvagia a sua volta consumata dall'anello, dopo averlo posseduto per lunghi anni in caverne oscure nelle viscere delle Montagne Nebbiose, e spinta ad aiutarlo dal solo desiderio di preservare l'Anello e di riconquistarlo quando se ne fosse presentata l'occasione; ed infine, giunti quasi al termine della missione, sul limitare della bocca fiammeggiante del Monte Fato, anche la volontà di Frodo fallirà, cedendo all'Anello e rifiutando di gettarlo nella sola fornace in grado di distruggerlo: sarà Gollum, accecato dall'avidità, a togliere con la forza l'anello a Frodo, ed a completarne la missione precipitando involontariamente nel vulcano con l'Anello Dominante, avverando così la profezia del mago Gandalf, secondo cui la pietà di Bilbo (che ne Lo Hobbit aveva risparmiato Gollum inerme) avrebbe potuto decidere il destino di molti. Infatti, distrutto l'Anello, l'Oscuro Signore ed il suo terribile reame cadono in rovina, liberando così la Terra di mezzo dalla minaccia incombente.

Eppure, alla gioia della vittoria sull'ancestrale nemico e del ritorno del re faranno seguito un tristissimo ritorno a casa degli hobbit ed il dolore dell'abbandono della Terra di Mezzo da parte della meravigliosa razza elfica e degli stregoni (mentre nani ed hobbit diverranno sempre più introvabili), ormai appartenenti al passato: la Quarta Era della Terra di Mezzo, sul procinto di cominciare, sarà prerogativa degli Uomini.
Così, il libro si sussegue in continui sprazzi di gioia e di quiete, alternati a momenti di estrema tensione e di pericolo mortale, così come a momenti di speranza è spesso contrapposta la certezza della sconfitta: come recita una recensione del New Statesments, Il Signore degli Anelli possiede ogni genere di colore, di movimento e di magnificenza. Ed infine tutto si conclude bene, ma solo a costo di gravissime perdite e di un'infinita nostalgia dell'Era conclusasi con la sconfitta di Sauron.
Oltre a quest'ampia gamma di sensazioni ed emozioni, Il Signore degli Anelli trasmette spesso anche una serie di insegnamenti importanti, attraverso le vicende, le parole e le azioni dei personaggi; in particolare, un elemento ricorrente insiste su come il potere (in questo mondo incantato, rappresentato dal potere magico) e, soprattutto, la sua ricerca, risultino sempre dannosi o letali, tanto da spingere sia il potente mago Gandalf (amico di Frodo ed artefice della decisione di distruggere l'Anello), sia i re degli elfi, a rifiutare di ricevere essi stessi l'Anello ed il suo potere, poiché altrimenti, parafrasando Gandalf, utilizzerebbero l'Anello per il desiderio di far del bene, ma, attraverso loro, esso eserciterebbe un potere troppo grande e terribile da immaginare, con l'unico risultato di sostituire con l'andare del tempo un Oscuro Signore con un altro: infatti, come ricorda Gandalf in occasione del tradimento da parte dello stregone Saruman, nulla è malvagio sin dal principio, neppure Sauron. È l'ansia di potere e grandezza che corrompe i cuori, trascinando nell'oscurità individui, popoli, eroi e stregoni.
Infatti, al culmine della Guerra dell'Anello, non è il potere di maghi, re ed antiche reliquie, ma la genuina semplicità ed innocenza degli hobbit che vince il potere e la malizia di Sauron, ed "anche la persona più piccola" riesce "a cambiare il corso del destino".

Tre Anelli per i Re degli Elfi sotto il cielo che risplende
Sette per i Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra
Nove agli uomini mortali che la trista morte attende
Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli, e nel buio incatenarli
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010