Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
4ª edizione - (2001)

The Spirit Of The Warrior

Nel lungo evolversi della storia, dagli albori dell’evoluzione dell’uomo fino alla moderna società di oggi, molte furono le leggende che si tramandarono di padre in figlio, di generazione in generazione. Probabilmente, molte di queste mutarono nel tempo o, addirittura, scomparvero, senza purtroppo giungere a noi. Sicuramente, negli odierni libri di storia molte leggende riguardano i miti Greci e Romani. Chiunque, infatti, conosce le dodici fatiche di Ercole, il lungo errare del prode Odisseo, o Ulisse che dir si voglia, che grazie all’aiuto degli dei tornò dalla moglie Penelope, dal figlio Telemaco e dal cane Argo, che morì alla sua vista.
Tuttavia molte sono le leggende che, pur essendo arrivate ai nostri tempi, non vengono minimamente contemplate, poiché non riguardano materie di studio. Queste rispecchiano soprattutto il mondo celtico, ma in generale il mondo nordico, che nel corso della storia non è mai stato al centro delle vicende europee, se non in certi e particolari casi.
Quella che sto per raccontarvi è una delle innumerevoli leggende provenienti da quel remoto angolo di mondo.
Ai primordi del mondo celtico, su tutto e su tutti dominava la mitica, ma purtroppo demoniaca e crudele, figura del dio Lugh, il cui nome sarebbe verosimilmente servito a raffigurare il sovrano degli dei, Teutates, che sconvolgeva la popolazione dell’odierna Scozia e Irlanda, nel suo aspetto guerriero. Tuttavia, un giorno, mentre il dio Lugh stava devastando con l’aiuto dei suoi più affidabili e valorosi sudditi, soggiogati dalla sua volontà e incapaci di distinguere il bene e il male, una carovana di uomini, bambini e donne che scappavano da quelle terre, apparve un valoroso cavaliere che si sbarazzò dei nemici in men che non si dica, ostacolando da quel momento la marcia del male e aiutando chiunque fosse in pericolo. Egli, senza nome e senza patria, cavalcava un gigantesco unicorno, animale sconosciuto in quelle terre, coperto da un drappo nero su cui spiccava croce. Da quel fatidico giorno incominciarono a girare voci su chi fosse in realtà costui; si potevano fare solo supposizioni; si capiva che non aveva secondi fini nel suo altruismo, e, riguardo all’aspetto fisico, si sapeva solo che era coperto da un ampio mantello che recava impresso, come sul drappo dell’unicorno, il simbolo dei chierici, ovvero la croce celtica. Nonostante il mantello, che celava anche il volto, nascondesse interamente il corpo, si poteva facilmente intuire che egli era molto alto e robusto. La sua incredibile prestanza si intuiva grazie all’enorme arma che impugnava e maneggiava con impareggiabile destrezza: un’ascia bipenne di notevoli dimensioni.
Si narravano anche storie di epiche battaglie vinte con l’ausilio di questa magica arma. Una di queste storie è stata trascritta in tempi remoti in una pergamena, ritrovata poi per caso in un antico tempio celtico (fatto straordinario per l’oralità normalmente associata a queste leggende...): essa narra dello scontro avvenuto nella pianura di Beltane tra il misterioso Cavaliere e le armate demoniache guidate dal perfido Lugh; dopo aver facilmente abbattuto le orde degli orchetti, con un solo colpo della sua ascia egli decapitò senza pietà i dieci potentissimi Nazgul al seguito del dio degli Inferi, liberando così quel luogo ormai maledetto dall’influenza maligna di Lugh.
Anni dopo questa impresa, narra ancora il manoscritto, Lugh, con l’intenzione di liberarsi definitivamente del Cavaliere, si alleò con gli altri dei maligni - Valdemon, Agaliareth, Ogmios, Sagaxius e Bentrides- per colpirlo con un potentissimo sortilegio, generato dall'unione delle cinque forze demoniache. Il Cavaliere, pur essendo un valoroso combattente, nulla poté contro l’indomabile potenza del maleficio, e venne immobilizzato, così che i Cavalieri Oscuri poterono privarlo della vita con facilità.
Il pantheon benigno, ammirandone le imprese compiute in suo nome, non avendo potuto salvarlo, decise di premiarlo con la vita eterna, sotto forma di continua metempsicosi, fornendogli la possibilità di trasmigrare nei corpi di coloro che riteneva potessero diventare prodi guerrieri come era stato lui in vita.
Anche se la pergamena non riferisce ulteriori notizie sull’anima del Cavaliere, sappiamo che la sua anima va errando ancora tra i corpi degli umani, e forse si è reincarnata in uno di voi…


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010