Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
12ª edizione - (2009)

Un'esperienza di lettura

Libro. Ammasso di pagine bianche macchiate di nero, ingiallite a volte dal tempo che scorre, consonanti e vocali formano sillabe, parole addossate sono divise da spazi. È solo apparenza. Basta osservare con attenzione la pagina leggera e le lettere diventano parole, le parole frasi, le frasi pensieri, i pensieri realtà. Non posso farne a meno. Leggere è la più grande libertà. La mente si apre e l'immaginazione corre.
Figlia del silenzio di Kim Edwards l'ho quasi finito. È sulla scrivania. La copertina lucida e liscia sotto le mie dita trasmette sicurezza, invita a voltare le pagine fino a trovare il segnalibro. I miei occhi scorrono e seguono lettera per lettera le conseguenze di una grande scelta che David Henry ha fatto una sera del 1964, in cui la cittadina di Lexington nel Kentucky era coperta dalla neve. David è un dottore. Norah, sua moglie, è incinta, sta per partorire, ma a causa della tempesta di neve l'ospedale è irraggiungibile. Con l'aiuto dell'infermiera Caroline e di suo marito Norah mette al mondo Paul e inaspettatamente anche una bambina, Phoebe. David riconosce sul volto della figlia i segni della sindrome di Down. Basta qualche secondo e la sua mente decide. Lo fa per evitare a sua moglie una vita di dolore, così pensa. Affida Phoebe a Caroline che invece di lasciarla in un istituto la tiene con sé, donandole attenzione, cura e amore e a Norah dice che è tristemente morta alla nascita. Ma il segreto che opprime e il dolore per la perdita mettono in crisi l'equilibrio familiare.
Non posso staccarmi dal libro. Mi trattiene, o forse sono io a non volermi allontanare. Devo sapere. Paul è un adolescente che risolve i suoi problemi solo nella passione per la musica. Norah per non pensare al dolore è diventata una donna in carriera, si è buttata a capofitto nel lavoro e in un succedersi di superficiali storie d'amore. Caroline si è sposata con un camionista che la ama, la comprende e la supporta, ma lei soprattutto lotta per i diritti dei Down, per amore di Phoebe, piena d'affetto e di dolcezza, che sta diventando una donna e che ha bisogno di un posto nel mondo. E infine David, che cerco di capire e non riesco. Trovo le sue ragioni logiche ma non accettabili. Come fa un padre ad abbandonare così una figlia, a non dirlo alla moglie, al figlio. Anche il passato di David è artefice della decisione affrettata. La morte della sorella malata di cuore, che ha sofferto per tutta la sua breve vita, l'agonia dei suoi genitori, lo accompagnano, lo seguono e al momento della nascita della figlia che non ha potuto controllare, né prevedere tutto riaffiora e lo fa agire d'istinto. Di fronte ad eventi drammatici si può reagire in modo inaspettato, che poi è difficile capire: questo mi spaventa, ma è realtà. David riceve di nascosto notizie di Phoebe da Caroline e in qualche modo si pente, pensa a come sarebbe stato altrimenti, ma non ha la forza e il coraggio di tornare indietro. La situazione è troppo difficile e complicata, come può dirlo a sua moglie e a suo figlio che ignorano tutto? Non riesco a capire come possa un uomo vivere con un peso così grande addosso, che lo assilla costantemente. La consolazione per lui è la fotografia, qualcosa che lo tiene impegnato e che lo illude. Crede di poter controllare l'immagine, giungere alla perfezione, fermare il tempo nell'attimo in cui il turbamento non esiste. Il tempo però non si può fermare, la vita scorre. La vita è un'immagine in movimento, che si dispiega e cambia al di là della nostra possibilità di controllo. Nonostante il nostro desiderio di un istante per poter ritornare al passato e cambiare gli eventi, il tempo incalza e ci spinge avanti. È un pensiero bellissimo. L'ho sottolineato e vorrei ricordarlo per tutta la vita.
Giro e leggo una pagina dietro l'altra. Arrivo al punto. Inizia un nuovo capitolo, dell'anno 1988. Non so se andare avanti. David ha fatto un regalo a Norah per il suo compleanno. Nonostante non vivano più insieme le ha aggiustato il rubinetto del bagno. Le loro vite si sono divise lentamente. Ma l'ultima frase mi sembra un bel finale per questa sera: Uscì, richiuse a chiave la porta e riprese a correre.
Ho letto molto e devo metabolizzare il tutto. Non mi piace finire un libro troppo velocemente, anche se la curiosità che mi spinge ad andare avanti è molta. Le ultime pagine le voglio gustare pian piano.
Ho chiuso il libro, continuerò domani.
Ora torno alla realtà nel 2009. C'è la crisi. Guerre nel mondo di cui non sappiamo neanche l'esistenza. Il terremoto in Abruzzo e milioni di altri problemi. Sarebbe bello poter controllare tutto, la perfezione ma la vita si dispiega e cambia al dì là delle nostre capacità di controllo. Nonostante il desiderio di poter ritornare al passato e cambiare gli eventi, il tempo incalza e ci spinge avanti.

 


»Torna all'elenco dei testi
»Torna all'elenco delle edizioni

Copyright © 1999 - Comitato per Sofia - Tutti i diritti riservati.
Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010