Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
2ª edizione - (1999)

Un'esperienza di lettura

Il mare brilla, intravedo l'orizzonte. E tutto questo anche se mi trovo semplicemente nella mia abitazione di città. Com'è possibile?
Vi dirò, ogni minuto della giornata non passa senza che io abbia fatto in vari modi lavorare la fantasia. Spesso mi trasferisco sulle rive del mare, non importa quale, non importa dove, sono lì, a volte sorridendo, a volte con le lacrime agli occhi, a volte con un'espressione smarrita, quella che sarebbe meglio non avere mai. Perché proprio il mare? Perché è il luogo in cui sono ambientati la maggior parte dei libri che leggo, e poi perché è un luogo talmente suggestivo da far venire in mente ogni cosa, ogni tipo di pensiero.
Ma da dove nascono i pensieri? I pensieri nascono dalle esperienze quotidiane, ma anche dai libri. Io leggo molto, perché nella lettura provo emozioni bellissime, che nessun altra cosa saprebbe in me suscitare. Leggendo, riscopro mano a mano nuovi aspetti che mi accomunano ai personaggi delle vicende, così mi immedesimo in esse e scopro come mi comporterei se ne fossi protagonista nella realtà. Poiché mi sento molto coinvolta nella storia, la fine di ogni libro significa quindi la fine di un'esperienza meravigliosa da cui ho tratto, attraverso gioie, forti tensioni ed anche tristezze, degli insegnamenti da seguire nella vita. E tutto avviene leggendo solo un insieme di fogli di carta stampata rilegati. Ma quell'insieme di fogli di carta è la sede dell'anima.
Una volta lessi uno di questi "insiemi" che mi lasciò senza parole: era come avere uno specchio tra le mani, poiché l'essere umano di cui assaporavo le avventure era senza ombra di dubbio la mia immagine riflessa: alcune pagine sembrava volessero sottolineare il mio carattere aggressivo, e ciò mi infastidiva molto, altre invece la mia dolcezza e la mia comprensione, e quindi mi sentivo gratificata da esse: era come se mi stessero facendo dei complimenti.
C'erano poi quelle che "si divertivano" a nascondere i lati del mio carattere che potevano invece emergere in una situazione, allora in me nascevano dei terribili puntini di sospensione che mi facevano sentire vuota.
Altre ancora infine, figuravano un'evoluzione emotiva di un personaggio, e siccome questo genere di argomenti mi coinvolgono moltissimo, non riuscivo a chiudere il libro se non arrivavo a percepire il termine di questo cambiamento, di cui a volte ero soddisfatta, a volte no. E se si verificava il secondo caso mi arrabbiavo tantissimo perché questo personaggio non era diventato la persona ideale che io vorrei essere. Dunque mi resi conto di dipendere da quel libro: solo "lui" poteva portare in me la pace.
Ma in definitiva esso non finì come avrei desiderato e per questo mi misi addirittura a piangere, piangere perché una favoletta non si era conclusa secondo le mie esigenze. Ed è qui che mi sbagliavo amici miei, non era solo una favoletta, ma molto di più: era la mia storia.
Ma ancora non lo avrei potuto capire, al punto che mi ostinai a girare librerie e biblioteche per trovare il seguito del libro, avendo alla fine la fortuna di poterlo avere tra le mani.
Lo lessi tutto d'un fiato, ma anche questo non si concluse come speravo, dunque capii, ed era ora, che non esistono cose perfettamente a propria misura e che dovevo impegnarmi nell'imparare ad accettare tutto.
Non fu però l'unica cosa: imparai anche che se il libro non era stato esauriente, se i puntini di sospensione dentro di me non erano ancora stati sostituiti dalle parole, potevo aggiungere io quelle mancanti. E in quell'occasione lo feci: subito mi uscirono dal cuore tante lettere che formavano parole, le quali formavano a loro volta le frasi. Ed il motivo c'era: avevo bene chiaro in testa cosa volevo ottenere nella vita che le pagine del libro non erano ancora state capaci di darmi, qualcosa che dovevo cercare nella realtà della mia esistenza perché in genere, le soluzioni in grado di soddisfare le proprie necessità non arrivano all'improvviso: occorre invece cercarle, con fatica.
Capito questo, ad ogni esperienza di lettura che seguì feci lo stesso itinerario di ricerca scoprendo una miriade di cose nuove da imparare perché indispensabili: era come rimettere insieme pazientemente parti indefinite di situazioni ingarbugliate e contorte.
E adesso, il mio obiettivo era quello di completare questo "puzzle" con tanti altri libri, a partire da quello che mi aveva lanciato verso un modo di pensare diverso dal precedente, che mi aveva fatto da guida lungo una strada alquanto sconnessa, dove avrei potuto facilmente inciampare data la mia limitata esperienza di vita, o per meglio precisare l'età in cui si verifica la prima grande evoluzione nell'anima e nel corpo.
Questo significa che ero e sono soltanto all'inizio della mia frase interiore, che avevo e ho davanti un immenso oceano di puntini di sospensione. Ma ogni qualvolta che un libro mi capita tra le mani avverto, durante lo scorrere dei capitoli, che ce ne sono sempre meno ed al contrario, sempre più parole che navigano nel cuore, ed io, nelle esperienze quotidiane, al momento giusto le tiro fuori per comunicare a tutti i miei pensieri, quindi alla fine mi rendo conto che la mia vita è come un libro aperto.
Ora il libro che mi fece da guida fa parte di me, ora tutti i libri che ho letto prima e dopo di esso fanno parte di me. E non ne ho scartato nessuno: se me ne capitava uno che finiva per disinteressarmi o addirittura infastidirmi scrivevo dentro di me che se nella realtà mi fossero capitati fatti simili a quelli narrati in esso mi avrebbero irritato. Ogni cosa quindi, pur essendo banale è un insegnamento e questo fa intuire che niente può essere trascurato nel mondo contemporaneo.
Per tutte queste ragioni dunque, mi veniva sempre più spontanea una voglia di avvertirlo delle cose che man mano avevo appreso e lo feci veramente. Adesso non ho ancora terminato la mia opera, cioè il mio libro, finalmente, il mio libro.
Ma mai e poi mai mi sarebbe venuta tutta questa voglia di scrivere avventure, emozioni, sensazioni di ogni tipo se non avessi prima letto: il desiderio di narrare nasce dall'ascolto, o dalla lettura in questo caso, e ora a me piacerebbe raccontare a tutte le persone tante storie, con la stessa bravura dei miei predecessori.
Una cosa però avverto: se si sceglie di leggere per imparare, bisogna essere consapevoli che poi nasceranno i puntini di sospensione, che daranno fastidio, ma d'altra parte è una scelta anche questa.
Io l'ho fatta e ho scoperto con il susseguirsi delle esperienze che questi puntini sono infiniti e sono loro che mi fanno provare ogni tipo di emozione nella lettura: finché leggerò ne troverò di nuovi davanti a me, di conseguenza rimarrò in tensione, ma poi colmerò anche questa tensione e il ciclo ripartirà daccapo.
I libri quindi sono stati un grande aiuto, forse determinante, che mi ha permesso di organizzare in un modo armonioso la mia vita, cioè attraverso essi ho potuto rispecchiarmi nel mio modo di essere e arricchirlo di volta in volta con nuove emozioni e con nuovi insegnamenti.
E per concludere, dopo aver abbandonato la sede dei pensieri "post- lettura", cioè il mare, o ancora meglio l'oceano, dico sempre alle persone che mi stanno intorno e in cui credo:
SCRIVI LA TUA VITA,
FAI SAPERE A TUTTO IL MONDO CHI SEI,
PERCHÉ IL MONDO
CONOSCA SE STESSO.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010