Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
2ª edizione - (1999)

Un'esperienza di lettura

Solitamente nessuno dà importanza ai libri per bambini: essi servono soltanto per imparare a leggere e le storie in essi contenute sono sempre banali favolette. Ritengo però che queste considerazioni siano incredibilmente superficiali: basta pensare al successo che hanno ottenuto i lungometraggi animati della Walt Disney, che hanno saputo divertire i più piccoli ma anche coinvolgere i più grandi.
Anche nell'ambito letterario vi sono opere che troppo spesso vengono considerate storielle per bambini ma che invece racchiudono pensieri molto profondi e descrivono sentimenti che anche gli adulti provano. Uno tra i libri più interessanti da questo punto di vista è "Il Piccolo Principe" di Antoine de Saint-Exupery: tra i molti aspetti trattati in esso vi è appunto anche quello del rapporto tra i bambini e gli adulti, gli uni pieni di fantasia, gli altri materialisti, i primi esuberanti, i secondi noiosi, i piccoli comprensivi e i grandi chiusi nel loro egoismo.
"Il Piccolo Principe" può essere considerato un racconto autobiografico: l'autore si è realmente smarrito nel deserto del Sahara e solo per puro caso fu miracolosamente salvato. Questa esperienza lo ha segnato profondamente dal momento che, avendo avuto modo di ripensare alla propria vita, si è potuto accorgere degli errori che aveva fatto, di come aveva tradito il bambino che era in lui per finire nel ristretto e squallido mondo degli adulti. Da questa considerazione nasce il suo capolavoro, un confronto tra il Saint-Exupery adulto e il Saint-Exupery bambino, che si rivelerà essere la parte migliore di lui. Il Piccolo Principe fa domande in continuazione, domande apparentemente semplici, a cui però è difficile rispondere. Anche il Narratore fa alcune domande al Piccolo Principe, per capire chi è il bambino che ha di fronte: ma il bambino non risponde, arrossisce, e cambia argomento. Non ama parlare di sé il bambino, non ama parlare del cammino che ha fatto per giungere fin lì, di quello che ha lasciato, perché non è sicuro di aver fatto la cosa giusta, e si sente in colpa per aver tradito la fiducia della sua rosa.
Il Piccolo Principe ha scoperto moltissime cose nuove lasciando il suo piccolo mondo: ha trovato nuovi amici, ha avuto anche qualche delusione, e solo alla fine capisce l'errore che aveva fatto: la sua rosa, anche se non era l'unica rosa del mondo, era la sua rosa, era unica per lui, ed ora lui l'aveva abbandonata. È l'aver capito di essere venuto meno alle sue responsabilità che lo porta al tragico gesto finale, il senso di fallimento, e la profonda malinconia nel pensare al fiore indifeso, che ha solo quattro spine per proteggersi dal male del mondo.
In questo libro lo stile gioca un ruolo fondamentale: il linguaggio è molto semplice ed è in forma molto dialogica. In questo modo i pensieri che l'autore voleva esprimere non devono essere estrapolati dal testo mediante una lettura difficile ed approfondita, ma arrivano da soli al cuore, quasi senza accorgersene. Un artificio interessante è rappresentato dalla personificazione degli animali, frequentissima nei bambini ma considerata dagli adulti una cosa priva di senso. È uno dei tanti punti di rottura tra i bambini e gli adulti, rappresentata nel libro dal boa che ha mangiato un elefante, disegno che viene letto dai grandi come "uno strano cappello".
Il libro di Saint-Exupery è una metafora della vita, rappresenta il bambino che si trova a dover affrontare il mondo dei grandi, così incomprensibile e freddo ai suoi occhi; il bambino deve uscire dal suo guscio ed iniziare a responsabilizzarsi nei confronti degli altri, deve crescere. Ma crescere non è facile, comporta una grande quantità di sacrifici, che il Piccolo Principe non è pronto ad affrontare e preferisce arrendersi alle difficoltà della vita.
Dicevo all'inizio che "Il Piccolo Principe" poteva essere considerato un racconto autobiografico: a quarantaquattro anni l'autore si è inabissato con il suo aereo, e né il suo corpo né l'aereo furono mai ritrovati. Errore del pilota? Guasto? Cattivo tempo? Non lo potremo mai sapere. Volevano farlo ritirare dal servizio, ritenendo che fosse ormai troppo vecchio per continuare a volare, troppo vecchio per continuare a sognare e a viaggiare con la sua fantasia. Era ora di entrare a pieno titolo nel mondo dei grandi. E lui non ce l'ha fatta.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010