Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
2ª edizione - (1999)

Un'esperienza di lettura

Me ne stavo seduta in questo parco che pare una bolla di vetro di quelle che se le ribalti scende la neve di polistirolo... Davanti a me questo laghetto con una decina di coraggiose anatre e questi alberi e i fili d'erba, la gente che passeggia e si dimentica dei palazzi intorno alla cinta e che non vede la fabbrica di prodotti farmaceutici che è qui di fronte. Pensavo alla nostra telefonata di ieri sera. Pensavo a te che non sai cosa fare della tua vita, in un punto in cui tutti ti vengono a dire: "Bene, ora scegli!"... hai mille cose davanti, solo una è quella che desideri sul serio ed è proprio quella che tutti ti sconsigliano. Chissà, poi, se hanno ragione loro oppure se è proprio vero che la "verità è sempre altrove e non si sa mai bene dove", come diciamo sempre nei nostri momentacci neri.
Ricordi al concerto, quello di Guccini, quello al Palavobis in mezzo a tutto quel caldo e a tutta quell'allegria; conoscevi ogni parola delle canzoni e mi dicevi: "Canta, canta!" anche per quelle che non mi ricordavo. Eravamo piene di entusiasmo, emozionate, contente di essere lì insieme. Le canzoni erano tante e, ad ognuna, speravamo non arrivasse mai l'ultima. Lui, poi, non è uno di quelli che, ad un concerto, ti "vendono" le canzoni una dopo l'altra, che se non ti guardi attorno per vedere le persone lì con te ti pare quasi di ascoltarti il cd in camera tua. Lui, col suo fiaschetto a fianco e la sedia poco distante PARLAVA con noi, ci RACCONTAVA delle sue canzoni, della sua vita e a noi due pareva sempre di ritrovarci nelle sue parole, nelle sue esperienze... che importava se era solo suggestione o se non lo era?
Mi hai presa per mano quando ha cantato l' "Isola non trovata", ti ricordi? Quest'isola che mi ricorda tanto l' "Isola che non c'è" e che, forse, è solo un'idea o un pensiero ma non importa perché nelle vite delle persone non è importante solo ciò che esiste in concreto, ma è fondamentale anche ciò che ci costruiamo, ciò che NOI facciamo in modo che esista.
L'isola delle idee, la casa delle utopie, l'unica al mondo che non può essere comprata e mi dispiace molto, allora, per il povero re di Spagna imbrogliato da suo cugino re di Portogallo con bolla del pontefice in gotico latino. Non può essere comprata da nessuno, neanche da tutti i re, i politici ed i ricchi del mondo, non coi soldi e neanche con le parole di coloro che son bravi a parlare più di me e più di te: non dobbiamo temere che se la prenda. Là sopra ci sono i sogni di tutti quanti, c'è spazio per ogni persona del mondo, credo anche per gli animali, e ognuno vi può mettere tutti i sogni che vuole. Non c'è un limite, non ci sono tasse da pagare, non c'è altro se non la garanzia che lei è lì ma ad un unico patto: che tu creda in lei. Non dimenticartelo proprio ora...
E l'isola della felicità pura e, fino ad ora, nessuno vi è mai sbarcato. Forse se un uomo ci riuscisse sorgerebbe anche lì una fabbrica e, poi, verrebbero i palazzi ed i benzinai e così via finché anche là arriverebbe qualcuno che pensa di poterti dire in tutta tranquillità che ciò che è il tuo sogno da molto prima che questo "qualcuno" ti incontrasse. E giusto che resti un' Isola misteriosa e che i marinari ne parlino piano con timore superstizioso, cosicché si sia più sicuri dell'incolumità dei nostri sogni. Non vorrei mai che sulla mia aspirazione più forte sorgesse un supermercato...
Il re di Spagna protagonista della canzone è stato un ingenuo a credere di poterla annoverare tra i suoi possedimenti, ha sbagliato a partire alla sua ricerca allo stesso modo che se stesse partendo alla caccia di una miniera di diamanti. Così, appena le si è avvicinato troppo dopo che lei s'era rivelata tra le nuvole basse sul mare, come per uno scherzo beffardo è svanita agli occhi di quell'uomo troppo arrogante. Il re l'ha persa e non la vedrà mai più. Quello in cui crediamo esiste e non dobbiamo mai vendere i nostri sogni, o pensare di poterne comprare. Ascoltavamo questa canzone e riuscivamo a vedere tra le parole il sole che riempiva l'aria sul mare, sul mare che danzava attorno alla nave... se a volte il vento ne ha il profumo ed io riesco a percepire l'odore del mare e, allora, capisco che è questo il profumo dei miei sogni... I miei sogni, i miei ideali, sono le cose più mie, più personali che ho, eppure ciò che mi pare più bello, più bizzarro, più allegro, è il fatto che non se ne stiano chiusi in un cassetto con l'etichetta "Chiara" appiccicata sopra. No, loro sono sull'isola più grande, più colorata, più musicale: l' "Isola non trovata"; non sono isolati tra di loro, ma se ne stanno in mezzo ai sogni degli ALTRI, assieme agli ideali di individui che io di persona non incontrerò forse mai nella mia vita.
C'è chi usa dire: "i miei sogni nel cassetto", ma io non appartengo a questa "scuola di pensiero", perché ci sono già troppi cassetti chiusi nella testa di troppe persone, troppi cassetti serrati nel mondo. Preferisco credere che i miei sogni scorrazzino come pare loro meglio, all'aria aperta, insieme ad altri sogni e mi piace pensare che possano conoscere al mio posto, in un certo modo, quelle persone che non conoscerò. Preferisco credere a un'isola, l'isola schiva ed evanescente che può essere ovunque oppure in nessun luogo, l'isola della quale ci ha parlato quella sera Guccini.
Sto ancora fissando questo laghetto, penso che non fa niente, in fondo, se intorno ci sono palazzi e fabbrica... credo sia più importante che la gente preferisca ancora passeggiare qua, piuttosto che al centro commerciale qui vicino. Mah, forse se guardo con molta attenzione, potrei riuscire a vedere dentro qua l'Isola.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010