Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
3ª edizione - (2000)

Intervista ad Alessandro Magno

Siamo nell'accampamento di Alessandro Magno nei pressi di Kelainai, il suo obbiettivo è di conquistare tutte le terre per poi unirle in un solo regno, accomunare le lingue e i dialetti, gli usi e i costumi.
Questa titanica impresa si sta compiendo con una determinazione impressionante.
Abbiamo chiesto ad Eumene, segretario generale del re di Macedonia Alessandro nonché suo fidato amico, di essere ricevuti dal re.
Dopo pochi minuti ci comunica che Alessandro è disposto a concederci un'intervista.
Le domande che vogliamo porgli sono parecchie ma cercheremo in poco tempo di capire chi è questo valoroso guerriero.

- Dopo un anno di guerre e combattimenti sanguinosi quale è il tuo bilancio sia economico che strategico?
- Per l'aspetto economico devi rivolgerti al mio segretario Ecumene, lui ha il bilancio di ogni nostra entrata ed uscita. Adesso spenderemo una somma di denaro piuttosto ingente, dovremo infatti ricostruire la nostra flotta, abbandonata alcuni mesi fa, per riuscire ad annientare o per lo meno a diminuire la forza della flotta di Memnone. I miei informatori mi hanno riferito che anche i contingenti chiesti alla Macedonia sono bloccati dalla flotta nemica, impotenti a causa della superiorità numerica dell'avversario. Sotto l'aspetto strategico abbiamo fatto dei notevoli passi avanti; l'unico contrattempo si è verificato ad Alicarnasso: il generale Memnone, braccio destro del Gran Re, ci ha dato infatti parecchio filo da torcere, abbiamo perso molti uomini e il nostro morale ne ha risentito parecchio.
- Parliamo ora di Memnone: nel faccia a faccia che hai avuto con lui, per trattare la restituzione dei tuoi morti, come ti è sembrato? Che animo si nasconde secondo te dietro quell'elmo cretese che gli copre tutto il volto?
- Come ho già detto ai miei compagni Memnone è un personaggio determinato e deciso, non per altro è il mio nemico più temibile, la sua forza sta nell'essere un mercenario, un uomo che dedica tutto il suo tempo alle armi, e nel disporre di ingenti somme di denaro, circa duemila talenti, che gli permettono di assoldare mercenari intelligenti, strategicamente e bellicosamente agguerriti quanto lui e fare costruire macchine di assedio formidabili alte quasi ottanta piedi e con una gettata formidabile. È un uomo che dimostra una fedeltà incorruttibile nei riguardi del suo padrone, il Gran Re Dario, il quale ripone in lui piena fiducia, come dimostra il fatto di avergli messo a completa disposizione l'intero esercito persiano. Il generale Parmenione, quello con più esperienza, ha appena mandato un informatore che mi ha riferito di avere intercettato una missiva destinata a mio cugino Aminta di Lincestide, nella quale gli venivano offerti duemila talenti e il trono di Macedonia, in cambio del tradimento al proprio re. Questa lettera sostiene Sisine, l'informatore, avrebbe sicuramente convinto Aminta a passare dalla parte dei persiani. Ho disposto di farlo catturare e di aspettare il mio arrivo.
- Il motivo pretesto per iniziare questa spedizione è quello di liberare le città greche in territorio persiano; ma qual è il vero motivo che ti ha spinto ad intraprendere questa impresa senza avere la certezza di potere ritornare in patria?
- L'ambizione. È questo il vero motivo per cui ho deciso di iniziare questa impresa. Vorrei essere paragonato all'immortale Achille, essere ricordato per le mie gesta eroiche e per i miei atti di benevolenza. Mentre da una parte ho la saggezza e l'abilità strategica di mio padre dall'altra ho quello stesso spirito combattivo e quell'ambizione di Achille, l'antenato di mia madre Olympias.
- Molti dicono che tu non credi negli dei ma a quanto pare visiti sempre templi e santuari e hai insistito parecchio per avere l'armatura e le armi di Achille.
Cosa pensi veramente della religione e ritieni attendibile il responso dei sacerdoti che interpretano il volere degli dei?
- Sono molto affascinato dagli dei e dagli eroi ma credo di essere una persona con i piedi per terra, più che un sognatore. Sono affascinato dal realismo che Omero imprime nei suoi racconti. Apelle, pittore ai miei servigi, mi sta ritraendo come il dio della morte per gli Asiatici. Mentre invece Lisimaco, scultore ai miei servigi, sta scolpendo, a Mieza, in un blocco di gesso venti dei miei guerrieri della Punta, reparto capitanato dal sottoscritto: si preannuncia un'opera di impressionante bellezza infatti lo scultore riesce ad imprimere una tale forza nello sguardo dei soggetti, da impaurire chi sta guardando la scultura. Aristotele, il mio precettore, ha commentato questa sua dote con queste parole: - Nelle sue mani scorre la linfa vitale degli dei -. Entrambe si preannunciano due opere degne del sottoscritto, non per vantarmi! Per quanto riguarda il tuo secondo quesito rivoltomi penso che dipenda dal sacerdote, come sai quando mio padre volle sapere cosa lo attendeva riguardo la sua impresa, poi proseguita da me, la Pizia gli rispose con parole dimostratesi purtroppo veritiere.
- Come fai ad infondere quel coraggio e quella cieca fiducia nei tuoi confronti, ai tuoi uomini tanto che sarebbero disposti a morire nel peggiore dei modi pur di eseguire un tuo ordine?
- Io penso di apparire ai loro occhi come un guerriero, tutt'altro dissimile da loro. Mi metto nelle condizioni di affrontare qualsiasi minaccia, paura, pericolo come loro e con loro; in modo che si ricordino del loro re non come un codardo che si rifugia dietro la propria corona, bensì come un uomo generoso e benevolo ma allo stesso tempo giudice spietato.
- A questa domanda potrai decidere di non rispondere perché so che parlare di questo argomento è per te assai frustante: quale era il tuo stato d'animo durante l'esilio, che tuo padre ti inflisse, dopo un'animata discussione, durante la quale si offese, al suo matrimonio?
- Quando ripenso a questo episodio la ferita provocatami da questo si riapre dolorosamente. Ero a pezzi sia moralmente che fisicamente. Il mio orgoglio mi suggeriva di non tornare ma il mio amore di figlio nei confronti del proprio padre mi logorava l'anima a tal punto da non riuscire a dormire la notte. Grazie a Eumene, per fortuna, sono riuscito a riappacificarmi con mio padre.
- La sincerità delle tue parole ha rafforzato oltremodo la stima che già nutrivo nei tuoi confronti. Il tuo popolo può essere fiero del suo sovrano, perché oltre ad essere un valorosissimo guerriero sei anche un uomo infinitamente saggio.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010