Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
3ª edizione - (2000)

Intervista a Dio

L'ora dell'incontro stava per arrivare e devo ammettere che ero piuttosto agitata, perché non avrei incontrato un uomo in carne ed ossa, ma Dio. Ammetto di non essere la persona più adatta ad intervistarlo, perché nel corso della mia vita ho commesso vari peccati. Mi trovavo nel luogo dove l'avrei intervistato e lo stavo aspettando con molta ansia. Ad un certo punto sento una strana sensazione che mi rendeva tranquilla, ma allo stesso tempo inquieta, perché guardandomi intorno non riuscivo a vedere niente di concreto; a quel punto sento qualcuno che mi tocca la spalla, ma girandomi non vedo nessuno. Misteriosamente una voce mi domanda "Quindi sei tu che m'intervisterai?". Io inizialmente ero sconcertata, ma poi ho realizzato che era Dio, e mi ha preso una forte emozione, però sono riuscita anche a rispondergli: "Sì sono io, e sono molto onorata che Tu abbia accettato la mia proposta. Visto che non voglio farti perdere tempo inizierò subito, anche se per l'emozione non so più come iniziare". Ho pensato un po' e poi ho incominciato chiedendogli dove fosse precisamente e mi ha risposto dicendomi che era proprio accanto a me. Mi sono guardata intorno, ma non vedevo niente, però ho iniziato a sentire una presenza, e ciò mi ha fatto capire che era lui, e mi sono "tranquillizzata". Così sono passata subito alla prima domanda, chiedendogli da quanto tempo esistesse e lui mi ha risposto che è sempre esistito. Allora gli ho domandato: "So che hai mandato tuo figlio Gesù sulla Terra per darci una prova in più della tua bontà e che è morto per assolvere i peccati degli uomini, ma questo vale per tutti?". Lui mi ha risposto con molta semplicità che vale per tutti coloro che peccano, ma poi chiedono perdono. A questo punto gli ho fatto una domanda personale, cercando di non fargli capire che parlavo di me: "Se qualcuno pecca, e sa di farlo, però non si pente, o per lo meno non inizialmente, tu come reagisci?". Lui mi ha risposto: "So che stai parlando di te, perché so tutto di tutti. Però questo non conta, come risposta ti dirò che dipende dalla persona, perché se lei si pentirà io la perdonerò". A questo punto mi sono sentita una nullità e allora ho deciso di cambiare argomento. Dopo di che gli ho domandato quando avrebbe rimandato sulla Terra suo figlio, e la risposta è stata molto semplice: "Nel momento giusto". Avrei voluto chiedergli: "In che senso? Cosa vuol dire? Io sarò ancora viva?". Ma mi sono astenuta e gli ho chiesto una cosa che non centrava per niente: "So come hai reagito al tradimento d'Adamo ed Eva, ma vorrei sapere cosa hai provato in quel momento". Mi ha risposto con un'altra semplicissima risposta: "Rabbia". Data questa risposta ho pensato che fosse già stufo di me e gliel'ho domandato, ma mi ha risposto di no, anzi, gli faceva piacere che m'interessassi a lui e mi ha pregato di continuare. Mi sono nuovamente sentita uno straccio, perché negli ultimi mesi mi sono allontanata molto da lui, in altre parole non sto più pregando, quando ci sono i momenti di preghiera mi allontano per evitare che venga qualcuno da me. E ovviamente Dio sapeva benissimo anche questa cosa. Così sono passata ad un'altra domanda: "Leggendo la Bibbia mi è capitato di leggere di miracoli, ma non mi spiego perché l'anno scorso hai lasciato che Iglis morisse, aveva solo tredici anni, in più, a sei anni ha perso prima la madre e poi il padre. Questo non mi sembra giusto". Lui mi ha risposto che facendo così avrebbe raggiunto i genitori in Paradiso e che i fanciulli sono sempre bene accetti nel Regno dei Cieli. Allora gli ho chiesto come fosse il Paradiso e mi ha risposto che è un luogo dove regna la pace e ognuno se lo deve guadagnare. Allora gli ho chiesto cosa volesse dire e come si fa e lui mi ha detto che bastava credere in lui, rispettare i suoi comandamenti e chiedere perdono ogni volta che si peccava. Allora ho ammesso che io non me lo meritavo, così mi ha detto: "Pensa bene alla risposta che ti ho appena dato e in Paradiso ci arriverai!". Poi gli ho chiesto fino a quando avrei vissuto e mi ha detto che questo non me lo poteva dire, perché avrei potuto comportarmi male verso di lui, magari continuando a peccare, a non rispettare i suoi comandamenti fino a poco tempo prima della mia morte e a quel punto avrei chiesto perdono, sapendo che in ogni caso lui mi avrebbe perdonato. E questa non è una cosa giusta. A questo punto ho affermato di aver capito e gli ho detto che era vero. Poi gli ho chiesto il motivo del fatto che abbia fatto nascere Gesù da una donna, anziché dal nulla, e mi ha risposto che il perché non lo sapeva con esattezza, però sapeva che Maria era una donna "pura" e molto buona e che era la persona più adatta a fare la madre di suo figlio, in più Gesù doveva anche dare una dimostrazione su come si dovrebbe vivere in famiglia e sul rispetto verso i propri genitori. Finita la risposta mi ha detto: "So che hai altre domande, ma so anche che le risposte più importanti te le ho già date, ora vado, se dovessi aver bisogno di me mi puoi sempre trovare, basta una semplice preghiera". In quel momento non ho saputo che dire, se non "Grazie mille". Poi la sensazione della sua presenza è svanita e così me ne sono tornata a casa soddisfatta.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010