Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
2ª edizione - (1999)

Libr-arsi: volare con la fantasia, ardendo nei ricordi, fra le foglie di un libro

Come è faticosa la vita di un libro! Voi non immaginate neanche ciò che mi tocca sopportare: vengo sfogliato, le mie pagine tollerano ogni piegatura, pensate poi quando, per distrazione (ma sarà sempre vero?) mi versano interi litri d'acqua addosso... Devo stare steso al sole per ore ed ore... e questa è la mia vita!
Per non parlare della copertina, veste di sopraffina eleganza degna dei migliori ateliers delle sfilate milanesi, ora consunta dal tempo.
Talora nello scaffale, insieme agli altri libri polverosi, quasi infarinati, assisto alcuni colleghi che cadono e... sul pavimento provocano un rumore assordante!
Personalmente non mi è mai capitato! Un libro deve sapersi reggere sulle proprie gambe!
Ogni libro, poi, ha un proprio carattere: non intendo la personalità, ma il tipo di scrittura che ha inscritto in sé... Alcuni hanno lettere goffe, altri più slanciate, altri in carattere corsivo con l'aggiunta di immagini...
Comunque non tutti i libri sono uguali: io sono fatto apposta per i ragazzi ed ho un mio titolo personale (il mio nome!), "Ascolta il mio cuore", che mi è stato affidato da una certa Bianca Pitzorno.
Ora, modestamente, penso di essere un Signor Libro; sì, con la S e la L maiuscole (è questo il mio carattere!)!!!
Sono divertente, insolito, bello, giovane...
Cosa?...Volete sapere da cosa l'ho intuito?
Beh, ci vuole esperienza! Un'esperienza di lettura di se stessi!
Sono stato regalato ad una bambina di circa otto anni e quando per la prima volta mi prese in mano avevo una sola preoccupazione: cadere per terra!
Quella bimba si inoltrò subito nella lettura.
Dovevate vederla alle prime pagine: un po' confusa, gli occhioni verdi sgranati sulle parole e tanta voglia di scoprire quanto dei fogli potessero raccontare, quanto una persona avesse da scrivere... Le sembrava assurdo!
Da Signor Libro che sono, spiavo le espressioni di Manuela, la mia lettrice.
Quando, con le mie parole, le presentai Prisca, la sua tartaruga, e con lei Elisa e Rosalba, mi sembrò molto divertita.
In loro vedeva delle sue coetanee, nuove amiche, che le confidavano le loro storie, i problemi, le paure... Insomma, la loro vita!
In questo modo fu facile stabilire un rapporto d'amicizia tra me e Manuela.
Ogni tanto, tenendomi in mano, fissava il vuoto e sembrava fantasticare con la mente qualche incontro con le protagoniste. Sembrava programmasse ogni minimo dettaglio: paesaggio, clima, colore dei vestiti, profumo dei fiori e chissà quante altre cose ancora!
Queste sensazioni, da quanto ho potuto intuire, dovevano essere molto piacevoli ed emozionanti.
La piccola Manu si immedesimava nell'intrigante storia, nelle persone, in tutto il libro. Era come se scoprisse un nuovo mondo: rideva, soffriva, si entusiasmava e si emozionava...
Fra tanti punti esclamativi e di domanda un solo elemento la turbava: il nome Arpia Sferza, la maestra di Prisca, il suo peggior incubo. Quando si citava quella mitologica denominazione, il suo sguardo si rattristava, Manu si irritava e vedere i suoi occhi e il suo sguardo cupo mi preoccupava!
Quante sensazioni ho provocato e pensate che sono solo un libro: carta, inchiostro, parole, caratteri, numeri: sono qualcosa di stampato in copie, eppure originale.
Per me rimanere a guardare Manuela era un'abitudine piacevole, dato che tra libri ci si invidia e spesso si litiga... (Sì, succede anche questo! E dovete sapere che i più maleducati sono i libri degli intellettuali "difficilosi", i più dolci sono i romanzi chilometrici d'amore; ovviamente i più buoni sono quelli di cucina: me lo ha detto lo sguardo di Manuela!)
E pur fra tutti questi contrasti con i miei "colleghi", quella bambina riusciva ad essermi amica!
Ora è da qualche anno che sono riposto in questo scaffale, tetro ma affollato, in cui mi sento solo e vivo di ricordi...
Ogni tanto Manu passa, sta a guardare i nuovi libri... Io sono così impolverato, così malmesso che qualsiasi persona storcerebbe il naso alla mia vista: il suo viso, invece, si illumina, torna bambina per un istante e poi riprende il suo lavoro...
Che vita, la vita dei libri, eh? Ve lo sareste mai immaginato? Lasciare segni oltre i segni delle parole. E così un libro è frutto di esperienza e diventa esperienza per altri.
Ora, anche se sono un po' invecchiato, nessuno vi impedisce di leggermi...
È un invito! Un'esperienza di lettura!


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010