Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
3ª edizione - (2000)

Le affinitą, il viaggio, la memoria

Quando mio nonno mi parlava, cominciava sempre la conversazione dicendomi "Ti ho già detto quanto ti adoro?". Il suo affetto era contraccambiato e, nei suoi ultimi mesi, quando la sua vita cominciò visibilmente a sfiorire, diventammo ancora più uniti, se possibile.
A settantasette anni era pronto a morire, e io ero pronta a lasciarlo andare in modo che la sua sofferenza venisse a cessare.
Ridevamo e piangevamo e ci tenevamo per mano.
Gli dissi: "Nonno, quando te ne sarai andato vorrei che tu mi mandassi un segno per farmi capire che stai bene".
Lui rideva di quest'assurdità; non credeva nella reincarnazione.
Neanch'io ero sicura di crederci, ma parecchi eventi mi avevano convinta di poter ricevere segnali "dall'aldilà".
Mio nonno ed io eravamo tanto legati che io mi svegliai di soprassalto quella notte in cui il suo cuore smise di battere. In seguito mi dispiacque di non essere stata al suo fianco durante gli ultimi attimi della sua vita.
Giorno dopo giorno pregavo di avere sue notizie, ma non avveniva niente.
Notte dopo notte imploravo un sogno prima di addormentarmi.
Eppure trascorsero tre lunghi mesi e non seppi niente e non provai niente se non il dolore per la sua perdita.
Un giorno, mentre ero seduta nella sala d'aspetto di un ospedale, mi sopraffece un'ondata di nostalgia di mio nonno. Cominciai a domandarmi se non fossi stata troppo esigente nel chiedere un segno da parte sua.
La mia mente si trovava in uno stato un po' assorto, non molto lucido. Mi meravigliai della serenità di ogni momento che passava. Quindi pensai che forse era giunto il momento di smettere di cercare di controllare i messaggi dall'aldilà, ma ormai era troppo tardi: avevo intrapreso un viaggio dal quale, pur volendo, non ero capace di uscire.
Improvvisamente apparve il volto di mia nonna: mia nonna, così come era stata prima che quella terribile malattia la privasse della mente e della vitalità. I suoi magnifici capelli argentei le coronavano il volto dolce. Era così reale e così vicina che mi sembrava di poterla toccare allungando la mano. Avevo l'impressione di sentire perfino la fragranza della sua colonia.
Mi domandai come potesse succedere che io stessi pensando a mio nonno e fosse apparsa mia nonna, e mi sentii un po' colpevole di non aver pensato anche a lei.
Credo che lei capisse questa mia sensazione, infatti, chinò il capo leggermente da un lato e mi sorrise, ricordandomi che era stato molto importante per lei l'amore che io avevo dato al nonno.
E scomparve.
Cominciai a tremare in una stanza d'improvviso fattasi fredda e mi resi conto che l'amore che noi diamo e riceviamo è tutto ciò che importa e che viene ricordato.
La sofferenza scompare, l'amore rimane.
Le sue parole sono le più importanti che io abbia mai udito, e quel momento resterà per sempre inciso nel mio cuore.
Non ho ancora visto, o avuto notizie di mio nonno, ma forse non è passato ancora abbastanza tempo dalla sua morte. Un giorno, quando meno me l'aspetterò, mi apparirà e mi chiederà: "Ti ho già detto quanto ti adoro?".


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010