Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
3ª edizione - (2000)

Una crisalide che si trasforma e vola via...

Quando la primavera lasciava liberi mulinelli di tepore, l'estate faceva volare le sue farfalle nell'aria cristallina, in uno scambio di languida malinconia...
Tra le ombre di ogni crepuscolo mi sembrava di riconoscere la mia città che da lontano si allargava scendendo dalle colline, lentamente, ed un sole arrossato giocava con qualche stella persa nell'universo.
L'autunno si avvicinava al fiume oscurato dal fogliame caduto, dolce e temperato, quando era già il tempo di raccogliere il grano.
Un bel mattino, durante il mio bucolico sogno, sbocciò un fiore sul balcone: il suo profumo ed il suo colore mi trasportavano "a casa", quella casa che lasciai nella mia prima infanzia, laggiù, al di là dei grandi mari.
Volli allora ricordare ogni angolo e mi parve d'intravedere una strana fuga di mobili al mio partire: frettolosamente qualcuno si era appropriato di ognuno di loro. Ho visto poi il grande specchio dalla cornice dorata dove si specchiavano le mie sorelle, la vecchia tavola con le sedie viennesi e quell'angelo che, scolpito nel legno, sotto le sue ali nascondeva le nostre intimità familiari.
Ricordo come in un film le bianche mura e le macchie lasciate dai quadri, quelle che oggi restano come cicatrici marcate nell'anima mia.
Quando cade la notte e mi trasporta assai lontano, sento come un timore, paura del silenzio e di quella calma che la brezza muove nel mio inconscio... E allora ricordo: quel profumo di pane appena sfornato, mangiato a colazione con il latte caldo, il miele; e il rumoroso andare dei miei fratelli, la loro voce, la fretta di andare a scuola, e poi...
Tutto questo non è più un guscio vuoto, ma una crisalide che si trasforma e vola via...
Torno ad essere realista e, già ben cresciuta, sono forte, non cado quando lo sconquasso dei cicloni tenta invano di sottrarre le idee dal mio spirito.
Mi risulta familiare il rintocco delle campane che mi fanno compagnia...
Non so perché torno a ricordare la mia casa proprio adesso, sono passati degli anni eppure sono ancora vivi quegl'istanti nel mio cuore.
Giunge l'aurora ancora una volta, un nuovo giorno che la vita mi concede, come una porta che racchiude caparbiamente il passato e le sue angosce...
Le strade hanno il profumo dell'alba, odore antico di foschia.
Torno alla mia realtà: giovane e austera emigrante nel profondo e italiana con visione e costumi tanto diversi!
La nostalgia rimane dentro il mio cuore, piccolo e fragile rifugio di ricordi; e così m'immagino là, nella mia città, respirando il tuo autunno, terra mia lontana, e gli amici che lasciai ed i miei fratelli...
Voglio regalar loro, come prima, caramelle al latte e dolcetti vari assieme al canto della mia innocenza ritrovata...


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010